Capitolo 25

Palazzo Barberini ai Giubbonari, rione Regola. Pochi minuti dopo.

Ora dell’Ave Maria.

«Ancora un istante, mia adorata, e abbiamo finito». Il cardinale Donato Aldobrandini di Carpi le passò nuovamente la spazzola d’osso sui capelli lucenti e si fermò.

Era tardo pomeriggio e dalla strada salivano gli schiamazzi dei cocchieri che conducevano le loro carrozze su piazza del Monte urlando ai passanti. La luce del crepuscolo si affacciava timida nella stanza da letto e il fuoco nel grande caminetto a parete, sormontato da un bassorilievo del Cristo morente, scoppiettava.

«Sarai esausta ormai», sussurrò ancora, rivolto alla bambola a grandezza naturale seduta sotto il baldacchino. L’aveva già preparata per la notte, con una camiciona merlettata e la cuffia di Boemia poggiata sulle ginocchia. Gliela infilò delicatamente sul capo e le sollevò le gambe di porcellana, fino a farla stendere sul guanciale.

Per un istante, nel contemplarla immobile e candida, gli ricordò la vera Rosella sul letto di morte. Solo i capelli erano i suoi: l’unica cosa che gli era stato possibile far prelevare prima di chiudere la bara. Il naso e le gote, per quanto somiglianti, non avrebbero però ingannato nessuno.

Un delicato picchiettare sulla porta lo costrinse a interrompere il suo rituale serale e lo fece tornare al presente.

«Avanti». Tenne la voce bassa, delicata, quasi non volesse svegliare Rosella. Una candela si affacciò oltre lo stipite. «Cosa volete?»

«C’è il mercante messer Ciro Ciriello per voi, protettore», riferì, titubante, padre Adelmo, che aveva l’ingrato compito di sostituire padre Ruffo quando il segretario era in viaggio per conto del Banco.

«A quest’ora?»

«Viene dal Regno di Napoli… sostiene che quanto ha da trattare con voi non può attendere domattina».

Trentamila scudi in oro che, se fosse riuscito a persuaderlo, sarebbero entrati nelle casse del Monte di Pietà. Ecco cosa non poteva attendere l’indomani.

«L’avete fatto accomodare nella sala della Musica?», si affrettò a domandare il cardinale. Legò le tende alla colonnina del letto e afferrò lo zuccotto rosso sul comodino, che si calò sul capo. «Gli avete offerto da bere?».