Capitolo 6
Vicolo de’ Fenili, rione Campitelli, martedì 18 gennaio 1763.
Nello stesso istante in cui Madame Brigida veniva uccisa.
Mezzodì.
La carrozza imboccò il vicolo al primo rintocco della campana della chiesa di Santa Maria della Consolazione. Nevicava appena e il freddo era pungente.
«Torna tra un’ora», mormorò una voce. Lo sportello si aprì e un uomo poggiò il piede sul predellino, pronto a scendere. Si chiamava Girolamo Colonna di Sciarra e, benché indossasse in quel momento abiti da nobile, era il camerlengo di Santa Romana Chiesa.
Sistemò la parrucca alla cartesiana sulle spalle e allacciò il giustacuore nero con ricami dorati. Aveva cinquantacinque anni e un fisico non troppo atletico, quindi faticò parecchio a far scomparire il grasso addominale sotto il panciotto damascato. Ma ci riuscì. Per la sua Brigida, questo e altro.
Mentre saliva i due gradini del palazzo, si ripeté che era l’ultima volta che la vedeva così, furtivamente, come uno dei tanti clienti. Avrebbe dovuto fare come gli altri membri della Curia: sistemarla in un bel edificio, tenerla solo per sé, adularla. Dopotutto l’amava, se ben capiva il vero significato di quella parola. La normalità, però, rischiava di rovinare il loro strano rapporto: Brigida non era una cortigiana qualunque, era un animale selvatico, che si sarebbe smarrito una volta messo in gabbia e addomesticato. E così, da oltre un anno, tutti i martedì si mascherava da nobile per non farsi riconoscere e, a mezzogiorno in punto, si presentava a casa sua. Lontano dal Palazzo pontificio e da San Pietro.
Il cardinale Colonna bussò, ma si accorse che la porta era già aperta.
«Gattino…», abbassò la voce, lascivo. «Dov’è il mio gattino?».
Si infilò in casa e senza attendere si avviò verso la camera da letto. Mentre pregustava la lingua di frusta sulla sua carne, sentì un odore intenso, simile al ferro. Poggiò il piede su qualcosa di appiccicoso, che schizzò sulle sue calze di seta. Abbassò lo sguardo e vide il sangue: era per terra, sulla fibbia argentata delle sue scarpe, sul baldacchino. L’ultimo cliente di Brigida giaceva poco lontano in una pozzanghera rossa, illuminato da un raggio di luce solitario.
E alla fine la riconobbe.
«Brigida», gli si ruppe la voce. Indugiò, prima di avvicinarsi. Barcollò e si inginocchiò ai piedi del letto, accanto a lei. La prostituta era sdraiata supina, il viso angelico e le mani abbandonate in grembo. Sembrava dormisse.
Il cardinale l’accarezzò sulla guancia. Era ancora calda, ma sulla sua pelle non vide altro che il pallore della morte.
«Brigida», sussurrò ancora, soffocando un singulto.
Sprofondò il viso nel corpetto, per assaporare ancora una volta il suo odore.

Nascosto nella stanza attigua, accanto a una toilette di ceramica e un vaso da notte, Rudolf osservò la scena con astio. Era arrabbiato con sé stesso: per averci messo troppo a trovare la casa, per essersi dilungato con l’ultimo cliente, per non essere riuscito a riordinare tutto, facendo sparire i corpi.
Rimase immobile dietro la porta per un tempo che gli parve interminabile. Il cardinale piagnucolò e singhiozzò lungamente, tra lamenti e carezze, ma poi si decise ad alzarsi in piedi e si ricompose.
Lo vide massaggiarsi il mento glabro, sospirare e alla infine uscire mesto dalla stanza. Udì i tacchi incerti picchiettare sul pavimento di legno e sentì distintamente il cigolio della porta che si apriva. Invece di sentirla richiudersi, però, uno strano tonfo gli arrivò alle orecchie.
Sulle prime pensò che fosse caduto qualcosa, magari da una carrozza nel vicolo.
Uscì lentamente dal suo nascondiglio per verificare.
Ciò che fece in tempo a vedere non lasciò spazio a molti dubbi: il cardinale Colonna era in ginocchio sull’ultimo gradino, mezzo fuori e mezzo dentro il palazzo. Sembrava non riuscisse a respirare e si massaggiava il braccio sinistro.
Con una falcata Rudolf si avvicinò, cercando di sorreggerlo. Non ci riuscì, perché il cardinale cadde in avanti, giù dai gradini, finendo con il viso nel fango del vicolo.
Il gigante biondo si accosciò e gli tastò il polso. Non sentiva alcun battito. Era morto.
Non era un esperto, ma da come si era mosso in quegli attimi concitati era evidente che il suo cuore avesse ceduto. Era letteralmente morto di crepacuore nel vedere il cadavere della sua donnaccia e la colpa era solo sua. Se soltanto fosse riuscito a liberare la casa per tempo… Il cardinale sarebbe arrivato e avrebbe pensato che Brigida si fosse allontanata per un po’. Magari l’avrebbe aspettata e non vedendola arrivare alla fine se ne sarebbe andato sulle sue gambe. Arrabbiato ma vivo. Invece non era andata così…
Ansimando come se avesse corso attorno al Circo Massimo, Rudolf rimase in ginocchio accanto al corpo del religioso. Le conseguenze della morte del camerlengo erano gravi e i rimproveri che gli sarebbero piovuti addosso sarebbero stati feroci. Ma ci avrebbe pensato più tardi. In quel momento, l’unica cosa sensata che poteva fare era allontanarsi, prima che la carrozza tornasse a riprendere il religioso.
Recuperò il quadrello, che ancora era piantato nella schiena dello sfortunato, emerse nella poca luce del vicolo e montò a cavallo.
Se davvero voleva trovare un aspetto positivo in quella sortita finita male, pensò, era che nessuno l’aveva visto.
Si sbagliava.