Capitolo 47

Nei pressi del porto di Ripetta, rione Campo Marzo. Più tardi.

Tarda notte, ora quinta.

Un cigolio lontano, appena percepibile, la fece sussultare. Madonna Rita Manciani si mise seduta tra le lenzuola e di riflesso sfiorò il letto dalla parte vuota. Con il cuore in gola deglutì e, alla luce rossastra delle ceneri del camino, accese un mozzicone di candela.

Era possibile che quegli sgherri fossero tornati? Ancora portava i segni delle percosse rimediate nella cappella del Monte di Pietà. Il suo naso alla francese, un tempo perfetto, era rotto e due grossi lividi violacei le segnavano gli zigomi. Per non parlare delle ecchimosi sulla schiena, sulle gambe e all’addome: l’avevano picchiata senza pietà e poteva considerarsi fortunata a essere ancora viva. La buona sorte aveva però voluto che lei non avesse il documento che cercavano.

Con i piedi scalzi sfiorò il pavimento gelato, si buttò uno scialle sulla camicia da notte e si alzò. La casa, che occupava la parte dell’edificio adiacente alla legnara, era composta da un’unica camera da letto al primo piano e da un locale al piano terra. Con un attizzatoio del camino tra le mani, si avviò timorosa alla scala di legno, che scricchiolò sotto i suoi passi. Scese lentamente fino a ritrovarsi in cucina. La stanza era arredata con i mobili che aveva ereditato da sua madre: una vecchia angoliera in noce, alcuni pensili e un tavolone massiccio circondato da sei sedie impagliate. Seduto, di spalle, c’era un frate domenicano che si versava del vino da un boccale.

«Chi siete?». Strinse il ferro tra le mani. «Cosa ci fate in casa mia?».

Il bargello Altieri si voltò, poggiando un gomito sullo schienale. «Piacere di rivedervi, madonna Rita. Non vi dispiace se mi servo da solo?»

«Voi?», balbettò la donna, immobile sull’ultimo gradino della scala. «Voi, maledetto Dalmata… siete un ladro!».

Altieri rimase impassibile. Sulle prime pensò che la donna si stesse riferendo al fatto che fosse entrato furtivamente. Subito dopo, però, capì che madonna Rita alludeva ad altro.

«Dov’è la cedola che Gonnella porpora ha dato a mio marito?».

Altieri sospirò. «Al sicuro».

«Dovete restituirmela!». La donna si accigliò, malevola. «Quando ve l’ho consegnata non sapevo cosa fosse. E se anche l’avessi saputo, Gonnella porpora era ancora vivo». Schioccò le labbra, con la rabbia che le faceva pulsare le vene sul collo.

«Adesso lo sapete…». Altieri sorseggiò il vino e invitò con un gesto la donna a sedersi. «Ve l’hanno spiegato gli stessi gentiluomini che vi hanno fatto quei segni sul volto?».

Madonna Rita si avvicinò a lui, stringendo l’attizzatoio. «Dov’è il documento?», ribatté. «Ora che il camerlengo è morto, possa Dio avere pietà della sua anima, io sono una donna ricca. A voi non serve… perché è nominativo… il beneficiario è il mio defunto marito».

«E si dà il caso che voi siete l’unica erede».

La donna esaminò prima il saio da domenicano di Altieri e poi il suo viso rosso come un mattone. «Cosa volete?»

«Voglio proporvi un affare».

Per un istante madonna Rita rimase immobile, sbattendo le palpebre. Sbirciò la fila di paioli di rame appesi alla trave del tetto. Nell’aria gelida della notte, erano tutti coperti da uno strato d’umidità. «Che affare?»

«Vi propongo di vendicarvi dell’uomo che ha fatto uccidere vostro marito e che vi ha fatto malmenare».

La donna portò d’istinto le dita all’attaccatura del naso, sfiorando le ecchimosi. Per quanto il suo volto fosse scurito dai lividi, luccicava di furbizia. «Perché dovrei volermi vendicare? Mi hanno insegnato che non bisogna svegliare un cane che dorme».

«Quel cane vi ha già azzannato, però». Altieri indicò nuovamente la sedia di fronte a lui. «Non è necessario che vi ricordi che se aveste avuto la cedola oggi non sareste qui. È stata una fortuna averla data a me. Cosa credete che succederà, quando e se reclamerete i beni del cardinale Sciarra?».

Madonna Rita sbuffò. Altieri aveva ragione e lo sapeva bene. Quegli sgherri l’avevano lasciata andare solo perché non avevano trovato il documento che volevano. Cosa le avrebbero fatto se avessero saputo che il documento era tornato nelle sue mani?

Finalmente si sedette e allungò il braccio verso il vino. «Cosa proponete?».

Altieri sorrise. «Un piano molto semplice: facciamo cadere in un tranello Aldobrandini di Carpi».

«E in cambio cosa mi offrite?»

«La vostra cedola, naturalmente». Il bargello le sfiorò una mano, per dare più peso alle sue parole. «Come avete giustamente affermato voi, a me non serve. Con il protettore ancora a piede libero, non serve tuttavia neppure a voi: non potreste mai reclamare quanto vi spetta… Con lui fuori dai giochi però…».

«Sarei la proprietaria indisturbata dei beni che il camerlengo ha lasciato a mio marito. Pace all’anima sua».

Altieri annuì, soddisfatto. Sollevò il bicchiere per brindare all’accordo.

«E cosa volete che faccia?», domandò ancora la donna, tutt’altro che persuasa.

Il bargello si alzò in piedi e annodò la cinta del saio, pronto ad andarsene. «Voglio che facciate da esca».