Capitolo 54
Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, rione Pigna. Contemporaneamente.
Mezzodì.
«Vi ringrazio per avere parlato con il priore».
Il bargello Altieri e monsignor Marazzani uscirono dal portone della chiesa ed entrarono nel chiostro attiguo. Le arcate quattrocentesche che cingevano un giardino verdeggiante di alloro e timo in quel momento erano completamente deserte. Benché fosse estremamente vicino al centralissimo Pantheon, quel luogo era garanzia di riservatezza.
«Non credo esistesse un posto migliore di un convento per nascondere un novizio domenicano». Il vescovo di Parma sorrise. Posizionò le mani dietro la schiena e ammirò gli affreschi e i dipinti che arricchivano le volte e le pareti: erano un trionfo di colori sgargianti, di ori e di lunette decorate.
«Siete riuscito a parlare con il pontefice, quindi?», domandò Altieri, girando il capo incappucciato verso il vescovo. Il respiro gli si gelò fra i denti.
«Credo aveste ragione».
«Su cosa? Sui piani di Aldobrandini o sul fatto che il povero cardinale Colonna di Sciarra volesse fermarlo?»
«Su entrambi, purtroppo». Marazzani si fermò davanti a una lunetta in cui era raffigurato Gesù al tempio, dipinta dal Bastaro. «Aldobrandini ha esposto il suo progetto a papa Clemente: ha bisogno della sua autorizzazione per poter emettere cedole a vuoto, senza cioè che vi siano beni a supportarle».
Altieri si accigliò. Strofinò le mani sulla tunica di lana bianca e tese l’orecchio, come se non avesse capito bene le parole. «Non sono sicuro di comprendere».
«L’idea di Aldobrandini è emettere cedole non sulla base dell’oro depositato al Banco, ma sulla base di un credito verso lo Stato pontificio».
Altieri rifletté per un istante. «Un debito da parte del pontefice, se non ho male inteso».
«Proprio così: la motivazione è che l’oro scarseggia e quindi bisogna, per Aldobrandini, basare l’emissione delle cedole su qualcos’altro: ha parlato di obbligazioni». Marazzani tacque, cercando di scegliere le parole più semplici per spiegare quel concetto. «Né più né meno, come dite voi, che dichiarazioni di un debito».
«Il papa avrà certamente bocciato questa proposta», replicò Altieri.
«Aldobrandini è stato molto persuasivo, invero». Marazzani ricominciò a camminare sotto la volta del chiostro e girò il primo angolo. «Si risolverebbe il problema del denaro in circolazione, a suo dire. Ha affermato che con questo sistema la Chiesa otterrebbe tutti gli scudi di cui ha necessità e la carestia finirebbe di colpo».
«A fronte di un debito di solito c’è un interesse…».
Marazzani si morsicò le labbra, scuro in volto. «È così, infatti, e sarebbe lui a intascarlo. E non solo, più denaro è necessario per la Chiesa, più lui ne potrebbe emettere senza avere l’oro necessario».
«È una follia». Altieri sbuffò, frustrato. «A me sembra che l’unico a guadagnarci in questa vicenda sia proprio Aldobrandini. Se le cedole non rappresentano più l’oro nelle sue casse, perché affidarsi a lui per crearle? Perché non le stampa il papa stesso?»
«Gli è stata fatta la stessa domanda, e la risposta è stata molto tecnica: “Per prevenire il pericolo dell’inflazione”, ha detto».
«Mi pare uno dei soliti trucchetti dei banchieri». Altieri scosse il capo, sorridendo. «Hanno sempre ragione loro».
Il vescovo di Parma annuì. «Io credo che Colonna di Sciarra sapesse di questo progetto e ne avesse già parlato al pontefice».
«Ne siete certo?»
«È solo una mia impressione, ma da quanto ho potuto ascoltare il papa sembrava propenso ad assecondare Aldobrandini. Non era affatto scettico come me e voi».
Altieri si fermò davanti alla porta che conduceva alle celle dei frati. In quelle stanze, secoli prima, erano stati ospitati anche i conclavi per l’elezione di Eugenio IV e Niccolò V. Adesso, invece, accoglievano un ricercato che aveva come unico fine quello di salvare la Chiesa. «Credete che Clemente XIII autorizzerà il cardinal protettore?»
«Temo di sì, purtroppo. Mi è parso più interessato agli aspetti pratici, alla fine della carestia, che a consegnare le chiavi dello Stato pontificio ad Aldobrandini».
«E quindi siamo al punto di partenza», commentò Altieri. «La speranza era mettere fuori gioco il protettore prima che potesse acquistare troppo potere».
«Ho chiesto una nuova udienza al papa», aggiunse Marazzani, corrucciato in volto. Si strinse nel mantello mentre una campanella lontana annunciava l’ora del pasto per i domenicani. «Appena riuscirò a parlarci tenterò di dissuaderlo», concluse.
«Dovete stare attento… Aldobrandini è pericoloso». La voce del bargello tremò per l’emozione. Se ripensava a come tutto era cominciato, al fatto che il protettore lo cercava inizialmente solo per una semplice cedola, era ancora incredulo. Una banale indagine gli aveva spalancato le porte di una congiura a tutti gli effetti. Nessuno gli aveva chiesto di intervenire, certo, ma ormai anche se avesse deciso di desistere era troppo tardi. «Chi si oppone al protettore muore», aggiunse. «Come il camerlengo; oppure è costretto a nascondersi, come me».
«Avete un’altra idea?».
Il bargello incrociò le braccia. Certo che aveva un’altra idea. Era pericolosa e avrebbe evitato volentieri di metterla in atto. Tuttavia sapeva di non avere scelta e quindi aveva già cominciato a posizionare le sue pedine. Madonna Rita era una di loro. «Se siete d’accordo con me che Aldobrandini è pericoloso per la Chiesa», incalzò, «dovete dirmi fino a che punto siete disposto a spingervi».
Silenzioso, il vescovo continuò a guardare dritto davanti a sé, verso il giardino al centro del chiostro. Lì la neve si era completamente sciolta, ma dal tetto ancora grondavano gocce d’acqua che andavano a insinuarsi nei canali di scolo.
«Forse c’è un modo per fermare il protettore», aggiunse Altieri. Estrasse dalla manica del saio un foglio di carta che aveva scritto prima di quell’incontro, e lo consegnò al vescovo. L’anziano lo afferrò con le dita infreddolite e lo lesse immediatamente.
«Venti guardie fidate? Moschetti?»
«È quello che serve».
Marazzani scrutò Altieri con sguardo inquisitore e pungente. «Chiedete anche una mia lettera per il marchese Antoniotto Botta Adorno? Ma cosa avete in mente?».
Il marchese Botta Adorno era il presidente del Consiglio di Reggenza del Granducato di Toscana, di fatto un vicario di Francesco di Lorena. Altieri sapeva che Marazzani l’aveva conosciuto all’inizio della guerra che durava ormai da sette anni e che sembrava volgere ormai al termine. Nel ’57, già impegnate nel conflitto, le alleate Austria e Francia avevano concordato lo scambio tra i Paesi Bassi e i territori di Guastalla: proprio in quell’occasione il marchese aveva contribuito come diplomatico per il passaggio di Parma sotto l’influenza di Vienna.
«Ricordate il prestito che una privata cittadina aveva fatto al camerlengo?», chiosò infine Altieri, con voce querula. «Sospettavamo fosse solo un pretesto del camerlengo per spingere Aldobrandini a venire allo scoperto».
«Ebbene?»
«Ebbene, possiamo usare lo stesso pretesto per mettere fuori gioco il protettore».