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I ragazzi di Boris non ci misero molto a dare alle giacche di pelle coordinate delle manette altrettanto coordinate, e un Mastiff arrivò veloce dal campo per portarli in un centro di detenzione in cui avrebbero trascorso la notte.
Ripescai la Browning e il caricatore dal sottobosco e poi mi sedetti a osservare tutta la situazione dal confortevole posto di guida dell’auto di padre Gerard. Cercai di riprendere a respirare. Non sapevo se l’Uomo Invisibile fosse nella squadra. In quel caso, era in ottima compagnia.
Quando il lavoro della serata fu concluso, Boris si avvicinò. I suoi capelli sembravano un pagliaio appena rivoltato.
«Ci stai facendo un po’ troppo l’abitudine, Stone.»
Annuii. «Anche tu. E finalmente sono riuscito a capire il perché.»
Boris ne sembrò piuttosto soddisfatto. «Il DSF non ha mai creduto che fosse stato Sam Callard a sparare nelle stanze CQB. Quando sei entrato in scena tu, ha pensato che potevi essere la nostra migliore possibilità di scoprire che cosa ci fosse dietro a questa storia assurda. Dio solo sa perché.» Ghignò. «Da quanto ho capito non sei mai stato il coltello più affilato del cassetto.»
Gli dissi che avrei fatto al generale un rapporto completo davanti a tè e pasticcini ma solo dopo aver chiuso un paio di questioni.
«Riferirò.» Mi guardò con gli occhi scintillanti. «Cerca solo di non metterci troppo.»
Arretrò e mi lasciò chiudere la portiera, poi si sporse attraverso il finestrino, come aveva fatto allo zoo di Belgrado. «E datti una sistemata, ok? Hai un aspetto orribile.»