17

Santa Cristina, Otura
Giovedì 9 febbraio
ore 1.30

E finalmente i golfisti del Santa Cristina uscirono barcollando dal club all’una e trenta del mattino. Trovare un inglese e uno svedese legati a un albero in un angolo del parcheggio costituiva una specie di bonus della loro serata.

I ragazzi continuarono a ridere come matti anche dopo averci liberati, e noi ci unimmo all’ilarità generale. Avevano pensato che fossimo le vittime sfigate di uno scherzo di un addio al celibato, e noi glielo lasciammo credere. Quando sei dell’umore giusto può essere divertente che i tuoi amici ti leghino dalla testa ai piedi con il nastro adesivo e ti sgonfino le ruote della moto.

Appena i golfisti si dileguarono chiamai la ditta del noleggio per comunicare il furto della Leon. Li trovai tranquilli, perché la polizia locale aveva già trovato l’auto abbandonata sulla strada per Jaén.

Lasciammo il Santa Cristina e facemmo partire con i fili la prima auto senza bloccasterzo che incontrammo. Jesper mi riaccompagnò al campeggio. Ci accordammo che lui avrebbe proseguito verso Jaén per cercare di trovare Ella. Secondo noi, ovunque la stessero portando si sarebbero mantenuti sulla strada. Salire su un aereo o un treno senza che lei desse l’allarme sarebbe stato impossibile. Ella aveva già dimostrato di che pasta era fatta.

Un traghetto poteva funzionare se l’avessero drogata e nascosta, ma entrambi pensavamo che sarebbero andati via terra. Niqab e Respiro Pesante non l’avrebbero uccisa, eliminando il cadavere: se ne avessero avuto l’intenzione l’avrebbero già fatto. Ero sicuro che gli convenisse tenerla come ostaggio. Chiunque la tenesse prigioniera poteva impedire che Sam dicesse la verità sulle CQB.

Non avevo il tempo di darmi alla caccia all’anatra selvaggia nel Sud della Spagna. Braccare Jack Grant mentre si trovava ancora a Cipro era la migliore possibilità che avessi per salvare Ella e Sam, e quindi dovevo salire sul primo aereo in partenza da Malaga.

Prima di partire per l’autovía, Jesper mi fece ancora un paio di domande. «Quante volte te li sei trovati addosso questi serbi?»

«Sei.»

Sapevo dove sarebbe andato a parare.

«E allora perché non ne hanno approfittato per ucciderti?»

«Le prime due volte li ho uccisi io. Le successive tre sono stati fermati. Poi hanno deciso di legarmi a uno svedese. Forse ritenevano che fosse una punizione sufficiente.»

Un taxi si fermò davanti all’entrata del campeggio più o meno nel momento in cui Jesper partiva. La portiera del passeggero si spalancò e Shaky rotolò sulla ghiaia. Non sapeva se essere dispiaciuto per la nostra amica o essere sollevato di non trovarsi in un fosso con un proiettile in testa.

Straparlava in un misto di spagnolo e inglese. Da quello che riuscii a capire, la Madre de Dios gli aveva sorriso nella sua infinita magnanimità, e Niqab e Respiro Pesante l’avevano scaricato lungo la strada nella periferia nord di Granada, avevano tagliato le manette alle caviglie e ai polsi e lo avevano abbandonato a se stesso.

Non nutrivo molte speranze che la Madre de Dios avrebbe usato pari gentilezza con Ella. Lei sarebbe stata caricata su un furgone con lo spazio necessario per tenerla nascosta ogni volta che i suoi carcerieri dovevano attraversare una frontiera.

Shaky mi accompagnò in macchina a Villa Oniria per prendere la mia roba, e poi a Malaga. Probabilmente pensava che fosse il sistema migliore per essere sicuro di liberarsi di me. Cercò di negarlo, ma prima di farmi scendere nei sobborghi mi disse che non importava se non tornavo al campeggio a primavera.

Gli dissi di non preoccuparsi per la caparra. Poteva usarla per comprare dei mobili nuovi.

Poi presi un taxi fino all’aeroporto e salii sul primo volo per Larnaca, con una breve sosta a Francoforte.

Medaglia al valore
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