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Se Al era sorpreso, riuscì a dissimularlo bene. Rimase seduto come una sfinge barbuta e lasciò che continuassi a parlare.
«Non voglio dire oggi o domani, ma se fallisce tutto il resto dovrò entrare a Barford prima dell’inizio del processo. I vecchi stanno serrando i ranghi e non hai bisogno che ti dica quanto possano essere faziosi in casi simili. Sam sa la verità su quanto è accaduto nelle sale CQB, e perché si è arrivati a questo. Ho bisogno di sentirla da lui.»
Avevo passato del tempo a Barford quando ero nell’esercito. Allora era soltanto un campo militare ordinario come tanti, baracche, prefabbricati, alberi a casaccio, sfilze di casette in mattoni rossi per le famiglie, campi da squash, tanto spazio aperto, e anche un campo da cricket, mi pare. Si poteva entrare e uscire quando si voleva. Ma era molti anni prima che costruissero il nuovissimo Military Court Centre – e prima che Osama bin Laden e i suoi discepoli mettessero praticamente tutte le basi in stato di allerta arancione o rossa. Adesso, se avessi voluto far visita al figlio di Harry, avrei avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile.
«Hai parlato con Chastain? Forse riesce a far luce su qualche punto. Magari anche a mostrare i muscoli. Il colonnello è un grande perché pur essendo della vecchia scuola è anche un ribelle. Ha rapporti personali con tutti i mastini, ma si diverte a stracciare il manuale delle regole quando gli torna utile.»
Gli dissi che ero passato nella residenza di campagna di Chastain, ma che non si era mostrato ottimista riguardo alla possibilità di aggirare il processo.
Al si sollevò dalla poltrona e andò fuori verso la legnaia. Accanto al focolare c’erano ciocchi di legna a sufficienza, quindi stabilii che aveva bisogno di tempo per pensare. Tornò dieci minuti dopo con una bracciata di tronchetti e ne buttò due nel fuoco.
Quando si mise seduto aveva un’espressione seria. «Non ho le copie nell’ultimo cassetto, se è questo che cercavi, ma vedrò cosa posso fare.»
Finita la battaglia degli haggis afferrò di nuovo la bottiglia con tutta la determinazione che uno scozzese può avere quando si tratta di raddrizzare il mondo e quando c’è da scolare una mostruosa quantità di whisky.
Ai tempi avrebbe insistito perché gli stessi al passo, bicchierino dopo bicchierino, poi avrebbe preso la cornamusa in caso io avessi scordato qual era la strada per la Bonnie, Bonnie banks o’ Loch Lomond. Adesso non gli importava se non bevevo il Lagavulin alla sua velocità, e la cornamusa rimase sulla sedia nell’atrio.
Non avevo intenzione di passare in modalità abbraccia-alberi o occhi umidi per il mio vero amore e la luna che spunta nel crepuscolo, ma quello mi parve il momento giusto per fargli sapere che tanti di noi gli erano debitori, e che non l’avremmo scordato troppo in fretta. Arrivai a sentire la mia voce che lo ringraziava per avermi ripescato dal torrente nel giardino dei sassi quel pomeriggio, rischiando il suo kilt del clan.
Non sapeva dove guardare, così diventò ancora più scozzese. «Oh... non pensarci nemmeno, ragazzo... io non sarei qui se tu non mi avessi tolto da un certo numero di guai.»
Forse non aveva torto, ma avevamo semplicemente pareggiato i conti; lo sapevamo tutti. Avevamo combattuto insieme in due o tre azioni che erano finite in prima pagina, e in molte altre che non avrebbero mai visto la luce del giorno, e non era il caso di ricordarle in quel momento.
Tranne una. «Be’, c’è stato quel contatto fuori da quel fish and chips a Bolton. Di certo non saresti qui se io non avessi pagato il conto. Quei turchi non avevano un gran senso dell’umorismo.»
Anche Trev era con noi, e quell’aneddoto innescò un altro giro di storie di guerra. Anche se non eravamo mai stati i Tre Amigos, avevamo passato parecchio tempo insieme. Ma, per quanto provassimo a lasciarci andare quella notte, era dolorosamente chiaro che il nostro era solo uno scambio di battute superficiale. La morte di Trev, che aveva coinciso con la malattia di Catriona, aveva davvero distrutto Al.
Non sapevo a che ora ci fossimo ritirati, ma poco dopo essermi infilato sotto due coperte scozzesi e un’altra montagna di pelli di pecora sentii un soffocato ruggito di dolore.
Scivolai fuori dal letto e tornai di sotto.
Una sagoma accartocciata era seduta contro la legna. La luce che veniva dalle braci del fuoco era sufficiente per farmi vedere che stava stringendo al cuore la cornice della fotografia di Braveheart.