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Ci mettemmo d’accordo per sentirci più tardi, quando lui avesse finito alla base. Gli dissi che ogni eventuale danno sarebbe stato a carico mio. Dalla sua espressione capii che non era certo se stessi scherzando o meno. Non ero certo neppure io.
Terminai di bere mentre lo osservavo andare via.
L’appartamento di Bob era a mezzo chilometro dalla taverna, e qualche strada più a ovest. Lasciai il giubbotto nel bagagliaio della Suzuki, in un negozio nei paraggi acquistai un cappello di paglia, una camicia di lino bianca e un paio di occhiali da sole e poi iniziai a salire.
L’intonaco della facciata dell’edificio di Bob era color giallo mostarda sbiadito e aveva bisogno di restauri urgenti, ma il suo balcone era perfetto: un tavolo di metallo e due poltroncine da regista in tela stavano tra due vasi di terracotta con una buganvillea che si arrampicava sulla ringhiera in ferro battuto.
Il portone era in mezzo a due tende da sole che avevano visto giorni migliori. Un negozio di vestiti occupava il piano terra e indumenti di ogni genere pendevano dalla struttura, svolazzando delicatamente nella brezza.
Erano le otto, ma non c’era movimento mentre passavo dall’altro lato della strada. Le persiane erano dipinte di rosso come il portone, ed erano ancora chiuse.
Mi tenni occupato facendo il genere di stronzate che fanno i turisti un venerdì mattina, provando delle cose e chiedendomi se la zia avrebbe preferito un posacenere di Limassol o un barattolo di miele locale, ma tenendo d’occhio il portone e le persiane rosse.
Mi appiccicai a un gruppo che ammirava un banchetto con delle icone all’esterno di una piccola chiesa in pietra. Ce n’era una lucidissima di san Nicola che mi sarebbe piaciuto comprare per padre Mart. Poco prima delle nove le persiane si aprirono e una sagoma uscì sul balcone di Bob. Presi l’icona e la tenni sotto la luce del sole, per giustificare la mia presenza lì, mentre continuavo a tenere Grant nella mia visuale periferica.
Era vestito quasi come me, ma senza il cappello e gli occhiali da sole. I capelli erano tagliati corti e la sua pelle era segnata dal tempo. Non ero abbastanza vicino da poter vedere il bianco dei suoi occhi, ma il suo linguaggio corporeo comunicava che non era del tutto rilassato. Dopo aver fissato il panorama per cinque minuti, rientrò. Dieci minuti dopo, la porta rossa si aprì e lui si diresse a sud, verso il mare. Indossava un berretto da baseball e dei Ray-Ban avvolgenti. I muscoli delle spalle continuavano a emanare tensione, ma non sembrava consapevole di essere un bersaglio. Non entrava e usciva dai negozi, non si fermava per allacciarsi una scarpa e non percorreva i tre lati di una piazza.
Andò diretto verso la zona pedonale e si fermò alla prima taverna isolata che incontrò. Io comprai un quotidiano. Quando tornai e mi sedetti a quattro tavoli di distanza, Grant stava per affrontare un piatto di prosciutto, uova e patate fritte. Lui era al sicuro all’ombra di una tenda a strisce, con la schiena contro il muro, il cappello e gli occhiali sempre al loro posto.
Ordinai il terzo caffè della giornata e lessi le notizie del giorno prima. Karzai era sopravvissuto alla visita a Chequers, ma la duratura collaborazione strategica non aveva fatto la differenza per il numero di persone uccise o mutilate dalle bombe sulle strade afghane da quando avevo letto la notizia della visita nel Costa vicino alla Golden Hinde.
Andai alla pagina delle parole crociate e desiderai che Trev fosse lì per aiutarmi. Forse avrebbe potuto dirmi qual era la mossa successiva. E forse avrebbe potuto aiutarmi se il mio bersaglio si fosse dato alla fuga.
Il SSM Grant non sembrava in vena di chiacchiere, ed ero sicuro al novantanove per cento che non avrebbe cambiato atteggiamento, ma pensavo che sarebbe stato di umore migliore se gli avessi concesso di finire la colazione prima di invadere il suo spazio.
Non c’era un modo facile per farlo. Era chiaro che non aveva fretta di tornare a Brize e prepararsi per la sua testimonianza in tribunale e che non aveva voglia di compagnia, quindi non era il caso che balzassi fuori fingendo di averlo scambiato per un vecchio amico, o di chiedergli tutto allegro che progetti avesse per il carnevale. Decisi che la mia unica opzione era l’azione immediata: avvicinarmi deciso, catturare tutta la sua attenzione, poi cercare di trattenerla il più a lungo possibile.