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Mi alzai e uscii. Fred aveva bisogno di una pausa. E anche Ken.
Nel freddo della notte il mio respiro si condensava e l’erba ghiacciata scricchiolava sotto i piedi.
Osservai Ken e Fred dalla finestra. Non parlavano molto. Non c’era molto da dire. Jill entrò con una grande caffettiera e abbracciò il nipote. Li lasciai da soli per un altro quarto d’ora prima di tornare al mio posto.
«Scusa, Nick...» Per la prima volta da quando era arrivato, Fred non riusciva quasi a guardarmi.
Allontanai le scuse con un gesto. Era il momento di far fuori le menate emotive. «In realtà ho seguito la carriera di Sam soltanto attraverso Trev, che non è mai stato un giudice imparziale...»
Fred sorrise sollevato di essere sfuggito a Kajaki. «Sam stravede per te.»
Ero perplesso. «Ma ci conosciamo appena...»
Ken saltò su. «Ma tu sei storia, amico. Harry è morto quando Sam era ancora un bambino, ma parlava sempre di te, lo sai? Diceva che senza di te non sarebbe sopravvissuto all’Iraq.»
Fred s’intromise di nuovo. «Sam vi stima molto, questo dovete saperlo. Ma non è sempre una cosa buona. Voi siete un termine di paragone pericoloso. È difficile essere all’altezza. Guy provava le stesse sensazioni. Suo padre aveva posto l’asticella molto in alto. Non ha mai smesso di angosciarsi per questo.»
Potevo ben immaginarlo. Il colonnello non chiedeva agli altri di fare ciò che non avrebbe fatto lui, ma essere suo figlio non doveva essere stato facile. «Anche tu hai servito con lui, vero, Ken?»
«Certo. Sierra Leone, Iraq, Bosnia, l’elenco è lungo. Grand’uomo.»
La prima volta che avevo incontrato Chastain era stato nell’Irlanda del Nord. Non eravamo mai stati amici, ma quella era una delle cose che più mi piacevano di lui. Fare l’amicone di tutti non era il lavoro di un capo. Essere vicino ai suoi uomini, lo era, e lui non ci aveva mai abbandonato. Non importava dove, in battaglia, sotto copertura, alla base, in un letto d’ospedale: in qualsiasi casino, lui era lì per noi. E se ne sbatteva di chi faceva incazzare a Whitehall, e forse per questo non era salito molto in alto sul palo della cuccagna.
Era un esperto di strategia classica e asimmetrica, più di chiunque altro avessi conosciuto. E non importava quale teatro di guerra scegliessi, dalla battaglia di Hastings in poi, era comunque la materia che Chastain preferiva di Mastermind. Questo doveva aver reso le cose ancora più difficili per Guy. Oltre l’ombra dei successi del padre gli pendevano sulla testa anche migliaia di anni di storia militare.
Mi sembrò il momento adatto di far visita alle stanze CQB. Misi Fred nel mirino. «Amico, è possibile che la morte di Scott sia in qualche modo legata a quanto è successo a Kajaki? Voglio dire, Sam può essersi distratto? Ho l’impressione che fosse un po’ incasinato...»
Fred si passò una mano sui capelli lucidi. «La verità è che eravamo tutti sconvolti. La notte sento ancora le urla di Chris. Provo a chiudere le orecchie ma non funziona. Immagino che Sam e gli Amigos le sentano dieci volte più forti. Non importa ciò che ti racconti, se si è uniti, le stesse domande continuano a sferragliare nella tua testa. Avrei potuto salvare il mio amico? E se avessi reagito più in fretta? Sarei riuscito a raggiungerlo prima dei talebani?
«Ma se mi chiedi se Sam fosse così fuori da sparare a uno dei suoi migliori amici durante un’esercitazione, la risposta è assolutamente no. Erano così uniti da essere quasi telepatici.
«E, comunque, a Sam non è mai capitato di sparare per sbaglio, mai in tutta la vita.»
«Eri nella stanza quando è successo?»
«No.» Serrò la mascella. «Ma sono piuttosto sicuro che neppure Sam ci fosse.»