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Mi piegai in avanti e attesi un paio di secondi che iniziasse a guardarmi negli occhi. «Sam, tuo padre mi diceva sempre che ballavo nello stesso modo in cui Virgil Tracy cammina, ma questo non vuol dire che io sia diventato di colpo Mister Salvataggio Internazionale.
«Trev era un mio amico, uno dei più cari, questo lo sai. E anche Harry, da tantissimo tempo. E la tua ragazza è stata presa perché ho fatto casino. Pensavo di dare una mano per trovare il modo di sistemare la faccenda e liberarti dalla forca. Sbagliavo. Invece ho aiutato chiunque abbia rapito Ella a trovare dove era nascosta.
«I rompicapo sono sempre stati la passione di Trev, non la mia. Ma in questo me la sto cavando benino. So di Kajaki. So della follia compiuta da Guy che gli è valsa la VC. All’inizio pensavo che la morte di Chris Matlock l’avesse mandato fuori di testa. Adesso sono sicuro al novantanove per cento che sia stato qualcos’altro. Qualche altro evento ha avuto luogo tra quelle due azioni che nessuno di voi ragazzi, o i Grandi Capi, vuole che si sappia.»
Si immobilizzò, come se lo stessi colpendo con un sasso e lui non avesse altra scelta se non sopportare il dolore. Ma non mi smentì.
«Ho visto la lettera che Scott Braxton ti ha scritto. Ho visto Jack Grant a Cipro, e so anche che era al Green Dragon la notte che Scott ha parlato troppo. Qualsiasi cosa abbia sentito, lo ha spaventato al punto da uccidere il tuo amico. Poi si è ucciso perché era un uomo perbene che aveva fatto una cosa molto brutta in nome della lealtà a una causa. Forse prima ha tentato di rischiare la vita in Afghanistan. Chi può dirlo?»
Mi fermai per farlo riflettere su ciò che avevo detto. Non ricordavo l’ultima volta che avevo fatto un discorso simile, se mai era successo. Forse la colpa era del mio abbigliamento da Inner Temple casual della domenica.
«Quindi, secondo me le cose stanno così, Sam. Jack non era l’unico che non riusciva convivere con ciò che aveva fatto. Anche Guy non ci riusciva. Ha soltanto scelto un percorso diverso. Quindi, ho bisogno di sapere cosa è successo là fuori, dopo la diga e prima del forte, da sconvolgerlo in quel modo, e sconvolgere anche te e Scott. Perché a quel punto, forse, potrei capire chi ha preso Ella, e risolvere la questione.»
Non disse assolutamente niente. Rimase seduto come se gli avessi piazzato un puntino rosso in mezzo alla fronte e lui non potesse fare altro che contare i secondi prima che premessi il grilletto. Non sapevo se si sarebbe alzato per andarsene, con la speranza che il suo silenzio avrebbe salvato Ella, o se stava iniziando a rendersi conto che dovevamo affrontare la cosa una volta per tutte prima che ci travolgesse.
«Non è stato Kajaki ciò che Guy non riusciva a gestire, vero, Sam?»
E finalmente raddrizzò la schiena, recuperò la forza necessaria per fare due respiri profondi, piazzò i gomiti sul tavolo e diminuì la distanza fra noi.
«Kajaki è stato l’inizio...»
Le spalle si afflosciarono per un attimo. Poi si raddrizzarono.
«Dopo Kajaki... io... noi... sentivamo le urla di Chris e vedevamo il suo corpo martoriato ogni volta che chiudevamo gli occhi. Per tutto il tempo che vivrò non lo dimenticherò mai...»
Faticava a mantenere regolare la voce.
«Ma hai ragione. Non era da Kajaki che Guy voleva fuggire. Non era Kajaki ciò che non poteva tacere Scott. E non è Kajaki il motivo per cui devo ricorrere alle pillole della felicità per vivere.»
Sollevò una mano, si coprì gli occhi e la tenne lì massaggiandosi le tempie con il pollice e l’indice. Quando la riabbassò sul tavolo, faceva fatica a ricacciare indietro le lacrime.
«Non riusciva a vivere per ciò che era successo... alla ragazza... alla donna incinta e alla ragazza...»
«Koshtay?»
Annuì. «Koshtay.»