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Fred Marabula arrivò in tempo per la prima birra della serata. Era la versione più morbida e aerodinamica dello zio, con il motore a punto e fascioni laterali sportivi. I capelli erano lisciati all’indietro e lucidi, la linea della mascella era finemente cesellata ma aveva anche un non so che di rétro che lo rendeva molto affascinante. Un paio di volte mi chiamò «signore» anche se gli avevo chiesto di non farlo.
Fred era felice di scambiare due chiacchiere leggere, mentre le prelibatezze delle Fiji arrivavano in tavola una dopo l’altra. Non l’avevo mai incontrato prima, ma la sua reputazione lo precedeva, e non soltanto perché Ken era il suo sostenitore numero uno.
Da quando era arrivato nel Regno Unito, Fred sembrava destinato a grandi cose. In un batter d’occhio si era laureato in scienze politiche, filosofia ed economia, e giocava come mediano per le Guardie Scozzesi. Aveva superato la selezione lo stesso anno di Sam. Entrambi avevano passato sei mesi in Afghanistan con lo squadrone B l’anno precedente.
Gli chiesi se si conoscessero bene.
Non rispose subito. «Non devo certo ricordare a lei, signore, che sul campo di battaglia dipendiamo uno dall’altro in tutto e per tutto. Ma la verità è che non eravamo molto legati. Sam stava sempre insieme a Scott Braxton e al capo, Guy Chastain, soprattutto dopo Kajaki. Li chiamavamo i Tre Amigos.»
All’inizio Fred mi era parso meno provato del figlio di Harry dall’esperienza in Afghanistan. Però, mentre la serata continuava, mi resi conto che era soltanto apparenza. Non si era trasformato in un chiacchierone, e quando le solite battute su Camp Bastion finirono e gli chiesi che cosa avesse sconvolto così tanto Sam, nei suoi occhi comparve un’espressione cupa.
«Kajaki?»
Annuì. «Sa bene quanto sia importante quell’impianto. Garantisce la vita della zona circostante.»
«Che cosa è successo?»
«È iniziata come una normale missione notturna. La squadra dei tecnici doveva arrivare all’alba a completare il lavoro di manutenzione alle turbine della diga.
«I talebani erano al corrente dei lavori, e avevamo sentito che intendevano attaccare la squadra quando fosse stata sul posto. Il Secondo Fucilieri venne incaricato di mettere in sicurezza l’altura prima che i tecnici arrivassero scortati da un plotone per mettersi al lavoro.
«Poi l’intelligence ricevette la soffiata che due importanti talebani si sarebbero occupati di coordinare l’attacco. Per noi era l’occasione d’oro di poter tagliare le due teste del serpente con un colpo solo, quindi ci venne affidato l’incarico di trovarci alla diga sei ore prima della fanteria. Il piano era di essere lì con ampio anticipo prima che i due arrivassero, per poi identificarli e catturarli.»
«Quanti eravate?»
«Una pattuglia di otto uomini. Guy era il capo.»
«Sam e Scott facevano parte della squadra?»
«Certo.» S’incupì. «E Chris Matlock.»
Chris, che era morto facendo il lavoro che amava...
Di colpo mi resi conto che Ken e Fred mi guardavano in modo strano. Dovevo aver parlato ad alta voce. «Cosa è andato storto?»
Seguì un lungo silenzio.
«Tutto.»