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Irma fece in tempo a compiere novantatré anni in tutta calma. L’ospedale di Suursuo era al completo, perciò la tennero ancora al Kivelä. Si era formata una specie di catena. All’ospedale di Laakso si erano accumulati molti pazienti operati all’anca pronti per iniziare il percorso di dimissione al Kivelä, nel frattempo all’ospedale di Töölö quelli operati da poco erano in attesa di andare a fare la riabilitazione al Laakso, e infine all’Hilton c’erano coloro che aspettavano di farsi operare a Töölö.

«Chissà se anche per il crematorio c’è la coda» si chiese Irma nel giorno del suo compleanno, mentre beveva spumante nel cortile dell’ospedale. Siiri e Anna-Liisa avevano fatto entrare clandestinamente una bottiglia e dei bicchieri, ma non erano riuscite a portare la toorta. Allo spaccio però vendevano fragole, e così misero su una fantastica festa di compleanno. Il sole splendeva, gli uccellini cantavano e il traffico era intenso. Irma si fumò anche una sigaretta e tornò a ribadire che il suo chiodo in titanio avvampava nell’anca.

Al Lieto Tramonto la situazione era a dir poco bizzarra. L’esaurimento nervoso di Virpi continuava e nessuno l’aveva sostituita. La direttrice Sinikka Sundström era sfinita per il carico di lavoro e se ne andava in giro esasperata, imprecando perché non le rimaneva tempo per i bambini dei paesi poveri. Ma il fatto più strano riguardava Erkki. Anna-Liisa aveva sentito la notizia da Margit, finalmente riuscita a liberarsi della cura del marito facendolo ricoverare nel reparto d’isolamento.

«Anche Erkki, il nostro responsabile operativo d’istituto, è lì, in pigiama e con il capo ciondolante, in mezzo agli altri pazienti!» spiegò Anna-Liisa.

A Erkki era stata diagnosticata una forma di demenza precoce, del tipo che colpiva i sessantenni. Era completamente rimbecillito e, secondo Margit, adorabile. Raccontava tutto il giorno barzellette spinte e faceva volentieri lavoretti di bricolage. Evidentemente, era già fuori di testa quando pedinava Siiri in giro per la città.

«E anche quando ha rubato il mio specchietto d’argento e l’arazzo di Onni» aggiunse Anna-Liisa.

Siiri pensò che l’amica stesse tornando alla carica con il solito ritornello sui furti, ma venne fuori che Margit aveva visto lo specchietto nella borsa di Erkki nel reparto d’isolamento.

«Perché, ha una borsa?» s’eccitò Irma.

Anche quella era rubata, ma nessuno sapeva di chi fosse. Probabilmente era appartenuta a qualche residente morta tanto tempo prima. Ma Anna-Liisa era contenta di aver finalmente riavuto indietro lo specchio della dote di sua madre.

«E ora, cosa ti compriamo come regalo di nozze? Uno specchietto d’argento poteva essere una buona idea» disse Irma. «Ma forse è meglio qualcosa di più utile. Delle lenzuola? No, ecco, ho spaccato: due pigiami uguali! Che ne dici?»

«Oppure una padella del supermercato? Dei portauova o l’abbonamento annuale a Topolino?» suggerì Siiri.

«È ovvio, il Kamasutra!» esclamò Irma.

Anna-Liisa le lasciò scherzare, però alla fine chiese la parola, battendo i pugni sulla panchina. L’ambasciatore, grazie ai suoi contatti diplomatici, aveva ottenuto con sorprendente velocità le carte per il divorzio, anche quelle che provenivano dagli Stati che ormai non esistevano più. Ogni documento doveva essere consegnato in municipio e solo dopo sarebbe stato possibile richiedere una licenza per sposarsi.

«Onni è stato molto intraprendente, sembra che ci sposeremo in agosto. Tu, Irma, potrai trasferirti già prima nel mio monolocale. Ma in nessun caso accetterò regali di nozze.»

«Per fortuna Virpi è fuori gioco» disse Irma a ragion veduta. «Sicuramente avrebbe impedito lo scambio di appartamenti.»

Anna-Liisa raccontò di aver inviato avvisi e documenti un po’ ovunque e di aver agito con parecchia scaltrezza, in modo che la Fondazione amorevoli cure per gli anziani non potessero far altro che accettare la loro decisione.

«Onni ha acquistato il mio appartamento e ora Irma diventerà la sua affittuaria!»

«Non sapevo che si potesse comperarne uno» si stupì Irma.

«Probabilmente non è una cosa comune» rispose Anna-Liisa. «Ma Onni ha buone conoscenze e così, con l’acquisto, eliminiamo l’attesa. Non saresti certo entrata molto facilmente da un’altra parte. In fila ci sono decine di settantenni in cattive condizioni. E pare che gli appartamenti di una residenza per anziani siano un investimento straordinariamente vantaggioso. Ci sono sempre più anziani e l’affitto può essere aumentato anche ogni settimana.»

«Che il cielo mi aiuti! Farò bancarotta» strepitò Irma.

La sua preoccupazione era fondata. Anche se l’affitto fosse stato moderato, la sua vita sarebbe diventata ugualmente dispendiosa. Il team le aveva prescritto così tanta assistenza domiciliare che, solo per quella, ogni mese le sarebbe arrivato un conto aggiuntivo di parecchie centinaia di euro, se non di più.

«Ma devo per forza attenermi al loro programma?» domandò sorridendo maliziosamente, dopo aver bevuto ancora qualche bicchierino di spumante. Insieme a loro festeggiavano anche un paio di infermiere, e una delle due sapeva che Irma non era obbligata a rispettare la prescrizione. La sua abitazione rientrava nel settore privato, poteva decidere da sé se aveva bisogno dell’assistenza o meno.

«Ma allora... tutto quel lavoro multidisciplinare del team eccetera, eccetera... è stato fatto inutilmente?» brontolò Irma, e brindarono a tutte le follie dell’universo.