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«Mika, devi venire a salvarmi. Sono colpevole, una piromane, finirò in carcere!»
Mika, dall’altra parte del telefono, si mostrò tranquillo e laconico. Le disse di calmarsi e le promise d’incontrarla entro un’ora alla caffetteria del vecchio deposito dei tram di Töölö, proprio là dov’erano già stati a bere il caffè dalle ciotoline.
«Porta con te la lettera.»
Siiri uscì di casa con largo anticipo per andare all’appuntamento. Mentre camminava verso la fermata del 4, godendosi il sole primaverile, di nuovo avvertì che qualcuno la stava pedinando. Era una situazione imbarazzante: si comportava come una pazza e non era capace di fare nemmeno un passo senza essere assalita da pensieri paranoici. Vedeva Erkki Hiukkanen dappertutto, come un segugio fedele con l’impermeabile e la pistola in tasca... Ecco! Faceva già voli di fantasia immaginando cani con cappotti e tasche. Fece un respiro profondo, si fermò un istante per appoggiarsi al suo bastone e provò a non badare a quei pensieri.
Proseguì affrettando il passo ed ebbe la certezza di avere qualcuno alle calcagna che adattava l’andatura alla sua. Si fermò all’altezza della banca fingendo di interessarsi agli appartamenti in vendita, anche se mai più ne avrebbe comperato uno nuovo.
A quel punto, vide chi la stava seguendo: Erkki. Stavolta ne era sicura. Riconobbe la faccia inespressiva, i capelli radi e scarmigliati. Su quelli non ci si poteva sbagliare, anche se Anna-Liisa sosteneva che la Finlandia fosse piena di uomini simili a Hiukkanen. Indossava la sua tuta da lavoro blu, un impermeabile sporco e le galosce, in quella secca e calda giornata di primavera, in cui la sabbia impolverava le strade.
Siiri rimase a lungo dinanzi alla vetrina della banca, ascoltando i battiti inquieti del suo cuore. Perché la seguiva? Tentava forse di scoprire dove stesse andando e per incontrare chi? Come faceva a sapere che aveva un appuntamento importante in città?
Poi ricordò. «Ascoltano tutte le nostre telefonate» le aveva detto una volta Anna-Liisa. Lei e Onni pensavano che bisognasse liberarsi dei telefoni fissi e procurarsi dei cellulari, più difficili da spiare.
Voltò le spalle a Erkki, il quale se ne stava fermo accanto al piccolo chiosco dei fiori. A quel punto notò che il 4 stava svoltando sul viale di Munkkiniemi. Arrivò fino alla vetrina del negozio di ferramenta e qui sostò in attesa che il tram, fermo davanti all’Alepa, si rimettesse in moto. L’attesa durò a lungo. Finalmente ripartì. E mentre la vettura si avvicinava alla sua fermata, all’ultimo istante Siiri si precipitò sull’altro lato della strada. Erkki, invece, da buon cittadino disciplinato, andò ad attraversare sulle strisce pedonali e si diresse anche lui verso la fermata. Siiri era rimasta sui binari, dietro al tram, coperta dal veicolo, mentre Erkki proveniva dal lato opposto. Solo quando gli ultimi passeggeri furono saliti, anche lei provò a montare a bordo. Si trovò davanti due ragazzini col cappuccio che le impedivano il passaggio, non sapevano decidersi se salire oppure no.
«Scusate» disse gentilmente, e spinse anche loro a bordo. «È inutile che restiate qui a cincischiare.»
I ragazzi, un po’ a disagio, le rivolsero un bel sorriso. Erano i suoi salvatori. Erkki, infatti, non si era accorto di cosa fosse accaduto davanti alla porta del tram e rimase lì alla fermata, senza capire come una vecchia di novantaquattro anni si fosse potuta dissolvere nel nulla.
«Siete i miei eroi! Ecco, dieci euro per ognuno di voi!» disse prendendo le banconote dalla borsa. I ragazzi non potevano capire che l’uomo rimasto alla fermata la stava pedinando. E questo semplicemente perché lui era il responsabile operativo d’istituto in una residenza per anziani dove lei aveva, da più di dieci anni, un bilocale in affitto nella scala A.
«Sei scappata?» chiese uno dei due, che evidentemente credeva che da una struttura simile non si potesse uscire.
«Quello mi spia» confidò Siiri ancora affannata, e si mise a recitare la parte della donna misteriosa. Disse di essere una pericolosa criminale che appiccava incendi e ficcava il naso ovunque. Li esortò a diventare dei buoni cittadini.
«Usate i vostri soldi con intelligenza. Mica fumerete, sciocchini?»
I ragazzi erano in imbarazzo. Uno dei due teneva ancora in mano una sigaretta accesa. Ecco perché si erano attardati alla porta del tram, pensò Siiri.
«Be’, che fumiate non sono fatti miei. E poi è un bene morire presto, così non si diventa vecchi.»
«Tu quanti anni hai? Più di ottanta?» chiese il più coraggioso. Siiri rise dentro di sé.
«Novantaquattro.»
«Oh cavoli, respect!»
«E ce la fai a reggerti in piedi?»
Siiri propose ai ragazzi di sedersi accanto a lei, così avrebbero potuto chiacchierare con calma. Le raccontarono dei loro nonni, molto vecchi, forse sui settant’anni, che erano sempre in viaggio, soprattutto in Francia, dove avevano comprato un vigneto. Nessuno dei due ragazzini era fidanzato e il corso di preparazione alla cresima l’avevano già fatto, però non credevano in Dio e non si preoccupavano di cosa sarebbe accaduto dopo la morte. Siiri raccontò che stava andando a un appuntamento con un cuoco di trentacinque anni. I ragazzi risero, non credevano a una sola parola di quello che diceva.
«Cazzo, che femmina tosta!» disse il più coraggioso, pensando che Siiri non li sentisse più.