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Cominciarono a delineare il Piano e Anna-Liisa invitò per la prima volta Siiri nel suo monolocale. L’appartamento era poco illuminato, c’erano pile di libri ovunque e un forte odore di polvere. Siiri non immaginava che anche Anna-Liisa fosse una grande lettrice. Era davvero divertente rileggere i libri che da ragazze avevano tanto amato, su questo erano perfettamente d’accordo.

«È la quarta volta che leggo La saga dei Forsyte» disse Siiri entusiasta, e starnutì.

«Io preferisco I Buddenbrook, ma non ce la farei a leggerlo per quattro volte.»

«Dovrò pur trarre qualche vantaggio dai miei buchi di memoria!»

Siiri aveva portato con sé il mazzo di chiavi di Mika. L’aveva gelosamente conservato nella borsa per tutte quelle settimane. Non avrebbe mai rischiato di dimenticarlo da qualche parte, e che Erkki lo trovasse. Mika gliel’aveva lasciato perché capissero che era ora di passare all’azione. E adesso finalmente avevano chiaro quello che dovevano fare.

Prima di tutto i corridoi. Dovevano pattugliarli a turno nelle ore notturne, tenere sott’occhio il tragitto che dalle scale conduceva alla porta del reparto d’isolamento. Avendo le chiavi, sarebbero anche entrate per controllare cosa accadeva di notte. Dopo questa prima fase, avrebbero messo in atto il Piano vero e proprio. Ah se Mika lo avesse saputo, sarebbe stato davvero fiero di loro!

«E se incontriamo Virpi?» chiese Siiri, spaventata a quell’idea.

«E che problema c’è? Ti considera comunque fuori di testa. Basterà che ti mostri confusa, ti ordinerà di tornare nel tuo appartamento e fingerai di farlo. Una sola cosa è fondamentale. Accada quel che accada, le chiavi non gliele devi dare. Chiaro?»

«Pensi che io sia fuori di testa?» chiese, ma Anna-Liisa suggerì a quel punto di leggerle ad alta voce qualche vecchio romanzo. Era una buona idea, Siiri si stancava gli occhi facilmente, e decisero di provare quel nuovo passatempo seduta stante. Anna-Liisa rovistò tra le pile di libri, ne prese uno in cima al frigorifero, lo accarezzò come se fosse un gattino, lo ripose dove lo aveva preso e si chinò un po’ a fatica per cercare sul tavolino del telefono, dove trovò quello che cercava. Era La casa traballante di Maria Jotuni, Siiri non lo leggeva da decenni. Anna-Liisa si guardò intorno, prese gli occhiali dal comodino, si sistemò sulla poltrona e accese un abat-jour, gettando alla lampadina un’occhiata di disprezzo.

«Questi affari a risparmio energetico sono così lenti ad accendersi! Stanno anche male nelle vecchie lampade e fanno troppo poca luce.»

Aspettò un attimo e poi, con un gesto scenografico, aprì il libro, annusò tra le pagine, tossicchiò un paio di volte e cominciò a leggere. Siiri sedeva comodamente in un angolino del divano e appoggiò la testa su un cuscino che odorava di stantio. La stanza era buia, la voce di Anna-Liisa scorreva regolare e c’era un’atmosfera stranamente serena, malgrado la storia di Lea e Toini iniziasse con gli anni difficili della loro infanzia, tra alcol e morte.

«Siiri, stai dormendo?» le domandò indispettita Anna-Liisa quando scorse l’amica col capo a penzoloni.

Negli ultimi tempi Siiri si appisolava più spesso del solito, e in maniera del tutto inattesa. La settimana prima si era addormentata profonadamente persino in tram. Il conducente, il suo amico che ascoltava Bruckner, l’aveva svegliata al capolinea dicendole che aveva percorso l’intero tragitto già una volta e mezzo.

«Non hai ascoltato il secondo capitolo» la rimproverò Anna-Liisa, e Siiri fu costretta a scusarsi, non aveva la più pallida idea di dove fossero arrivate. Le disse anche che il tono con cui leggeva era piuttosto monotono, conciliava il sonno.

«Ecco cosa significa dare le perle ai porci! Continueremo un’altra volta» disse Anna-Liisa amareggiata, richiudendo il libro con un gesto ostentato che fece sollevare una piccola nube di polvere. Lo ripose insieme agli occhiali sulla pila più vicina. «Torniamo al punto. Pensi che potremmo cominciare con le ronde notturne già questa settimana? Mi offro volontaria per la prima.»

«Va bene. Sei molto più coraggiosa di me, io farò la mia all’inizio della prossima. Cominciamo così, che ne dici?»

«Certo, dovremo poi cercare di aumentare la frequenza, ma vediamo cosa riesco a scoprire. Per prima cosa devo procurarmi le attrezzature necessarie.»

A Siiri, Anna-Liisa cominciava davvero a piacere. Non era affatto male che si fossero ritrovate insieme per attuare un Piano segreto.

Quando si viveva fino a così tarda età, non potevi sapere con chi avresti avuto a che fare negli ultimi anni, era un vero e proprio terno al lotto. Le persone che un tempo, in un modo o nell’altro, si erano scelte come amiche, erano ormai morte. Alla fine rimanevano così pochi coetanei che non c’era molto da scegliere, non restava che andare d’accordo. Al Lieto Tramonto sembravano essere sopravvissuti solo Anna-Liisa, Siiri, la dama col cappellino, l’ambasciatore e i Partanen, tutte persone molto diverse ra loro.

«Che sciocchezza!» esclamò Anna-Liisa. «La casa è piena di nuovi residenti, solo che noi non li conosciamo.»

Aveva ragione. Molti restavano al Lieto Tramonto solo per poco tempo, e non si faceva in tempo a fare amicizia. Oggigiorno i nuovi arrivati, anche molto più giovani di loro, approdavano in condizioni peggiori rispetto a un tempo. Secondo Anna-Liisa, dipendeva dalla politica.

«Adesso va di moda l’assistenza domiciliare per gli anziani, costa meno del ricovero in clinica. Se l’anziano accetta di restare a casa da solo, gli vengono forniti tutti i servizi del mondo, persino il parrucchiere, la maestra di bricolage e qualcuno per fare il giro dell’isolato. Noi qui non ce li abbiamo servizi del genere. In una residenza per anziani si arriva solo quando ormai non c’è più nulla che funziona.»

Anna-Liisa si era infervorata e tenne una lezioncina sulla proporzione medici-pazienti, espressione moderna e a suo avviso pessima. Ma prima che la sua amica si immergesse a fondo nella problematica dello sviluppo della lingua e dell’etica dei neologismi, Siiri riprese le redini del discorso: anche a lei sembrava che la proporzione medici-pazienti lasciasse a desiderare. Quando era buona, poi, non significava che l’assistenza fosse buona, ma che gli anziani erano così pochi da non esercitare pressione sulla società. Insieme a Irma aveva letto sul giornale che la peggior proporzione era in Giappone, dove la popolazione invecchiava ancora più rapidamente che in Finlandia. Irma non aveva capito come fosse possibile che una popolazione invecchiasse più velocemente di un’altra. Quando Siiri glielo raccontò, Anna-Liisa scoppiò a ridere.

«Dobbiamo assolutamente farla uscire da lì. Altrimenti, chi ci farà ridere?»

Ecco, quello era il loro Piano. Le ronde servivano a conoscere il Lieto Tramonto di notte, e poi avrebbero rapito la loro amica, l’avrebbero riportata a casa, l’avrebbero salvata!