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Siiri percorreva il corridoio del piano terra alla ricerca dell’assistente sociale Pasi, che in genere se ne stava seduto nel suo ufficio. Voleva parlargli della morte di Tero. Pasi e Tero avevano stretto amicizia, li aveva visti spesso chiacchierare insieme in cucina. Ora però la porta del suo ufficio era chiusa a chiave e un biglietto fissato con lo scotch diceva che le mansioni dell’assistente sociale sarebbero state temporaneamente affidate alla caporeparto Virpi Hiukkanen.
Virpi era la persona di fiducia della direttrice Sinikka Sundström, il suo braccio destro e pure quello sinistro. Era lei a occuparsi con dedizione delle faccende della residenza e a rispondere del benessere di anziani e dipendenti. Per il Lieto Tramonto Virpi era una grande risorsa, perché anche se Sinikka Sundström era una persona dolce e gentile, davvero amabile, per molti aspetti mancava davvero di senso pratico.
Occorreva agire con cautela. Se Siiri fosse andata direttamente dalla direttrice a fare domande sulla morte dell’aiuto cuoco e sull’assenza dell’assistente sociale, quella avrebbe potuto pensare che la si stesse accusando di qualcosa. Comunicare con Sinikka Sundström risultava talvolta complicato. Era solita caricarsi sulle spalle tutti i mali del mondo, incolpando per prima se stessa. Siiri doveva escogitare qualcosa per potersi rivolgere a lei.
Tornò nel proprio appartamento, guardò una puntata di Hercule Poirot e si distese a letto per riposare. Immaginò di abitare in una casa londinese degli anni Trenta bella come quella di Poirot, circondata da lucidi oggetti di design modernista, ed era sul punto di sprofondare in un piacevole sogno, nel quale Poirot si lisciava i baffi, le sorrideva con i suoi occhi marroni mentre sollevava il cappello, quando il telefono squillò.
Siiri teneva l’apparecchio sul tavolino dell’ingresso, perciò fu costretta ad alzarsi. Molti inquilini alla residenza lo mettevano accanto al letto, sul comodino, ma lei era abituata ad averlo lì, con accanto una sedia. Preferiva conversare stando seduta piuttosto che sporgersi dalla sponda del letto. E dopotutto, alzandosi faceva un po’ di ginnastica. Non riuscì a tirarsi su agilmente, e dovette aspettare un po’ per far passare le vertigini e il ronzio nella testa. Il telefono suonò a lungo.
«Ciao, sono Tuukka. Ti è arrivato un conto per le pulizie un po’ salato.»
Da qualche tempo, Siiri aveva chiesto ai suoi nipoti di seguirle il conto in banca, visto che ormai tutto si faceva con il computer e lei non era in grado di occuparsene, e il fidanzato della figlia del figlio di sua figlia aveva gentilmente accettato. Tuukka era davvero simpatico e studiava qualcosa di molto strano all’università.
«Biotecnologie microbiche e ambientali» ripeteva ogni volta, ma quelle parole non dicevano niente a nessuno.
Ora Tuukka aveva visto sullo schermo del suo computer che dal conto di Siiri erano stati trattenuti settantasei euro per le pulizie, sebbene la settimana precedente quella ragazza tutta vestita di nero non avesse dato che una pulita veloce al pavimento del bilocale. La ragazza aveva perfino le labbra tutte colorate di nero e i suoi capelli erano più neri di quelli della massaggiatrice asiatica di Irma.
«Non ha detto neanche una parola mentre se ne stava lì, appoggiata al suo mocio.»
«Ti hanno fatturato due ore» disse Tuukka che, da uomo pratico qual era, non ci teneva a commentare l’aspetto o il comportamento della donna delle pulizie.
«Ma sarà stata qui al massimo mezz’ora. Ho tenuto d’occhio l’orologio e sono rimasta in casa per tutto il tempo.»
«È possibile che abbiano una tariffa minima di due ore, è abbastanza comune. Ma settantasei euro è un prezzo assurdo.»
Conclusa la telefonata, Siiri si sentì meglio. Un conto irragionevole per le pulizie era un colpo di fortuna, esattamente la scusa di cui aveva bisogno per incontrare la direttrice. Decise di sporgere un reclamo e, per sicurezza, di farlo in modo tale che sembrasse un documento ufficiale. Si sarebbe però dovuta accontentare di scriverlo a mano, con una penna a sfera, su un foglio a quadretti, e non era certa che avrebbe avuto un aspetto molto convincente. Proprio lei che aveva lavorato per tanti anni come dattilografa al dipartimento per la Salute pubblica, battendo a macchina in bella copia con dieci dita gli scarabocchi altrui. Sapeva impostare una pagina ordinata, in cui i margini, l’interlinea e la giustezza del testo erano quelli giusti, e non faceva mai un errore. Ricordava ancora quanto si infastidiva se, una volta che era riuscita a disporre le righe di una lettera sul foglio in maniera perfetta, il direttore decideva di cambiare i saluti e tutto il lavoro era da rifare. Ma la dattilografia era un’arte d’altri tempi, non serviva più e nessuno ne aveva riguardo.
Completata la stesura del reclamo, rifletté un attimo sul titolo e poi scrisse: “Non c’è più nemmeno qualcuno in grado di fare le pulizie?”. Uscì immediatamente per andare all’ufficio di Sinikka Sundström e consegnarle il foglio. Durante il tragitto si pentì del titolo, visto che lo scopo era di lamentarsi del conto e non delle pulizie – ma anche di quelle, prima o poi, si sarebbe dovuto parlare. Più volte i residenti si erano meravigliati di come alle donne delle pulizie bisognasse spiegare tutto nei minimi dettagli, di spolverare dietro i termosifoni e che le cornici delle porte andavano lavate con un panno umido.
L’ufficio della direttrice era al piano terra in fondo al corridoio, proprio accanto al salottino. Molti alla residenza sostenevano si trovasse lì perché era la posizione ideale da cui spiare e controllare i residenti. Anna-Liisa era convinta che il personale del Lieto Tramonto avesse un bisogno ossessivo di controllare tutto. Si mormorava che il peggiore di tutti fosse il marito di Virpi.
Erkki Hiukkanen aveva diversi anni più della moglie, un ometto un po’ ottuso che chiamavano custode anche se ufficialmente era il responsabile operativo d’istituto, o qualcosa del genere. Capitava che Erkki si presentasse senza preavviso per cambiare una lampadina, anche quando quella vecchia funzionava benissimo, o per controllare i tubi dello scarico e dell’aria condizionata. Tutti avevano imparato che, se qualcuno capitava a farti visita all’improvviso, si trattava sicuramente di Erkki Hiukkanen con la sua tuta blu, l’unico servizio gratuito del Lieto Tramonto.
Per quanto i residenti ne sparlassero, a Siiri Sinikka Sundström piaceva. Era convinta che davvero le importasse di loro e che facesse il possibile perché tutto filasse liscio. Era la tipica donna dedita al lavoro, che provava soddisfazione nel procurare benessere agli altri.
La direttrice sedeva nel suo ufficio, concentrata sullo schermo del computer. Nella stanza c’era poca luce, le tende scure erano tirate e sulla scrivania una candela accesa emanava un pessimo odore. Accanto, una grande statua di sale ruotava su se stessa, doveva essere una specie di lampada. A Siiri sembrò di vedere sullo schermo delle carte da gioco, ma poi pensò che giocare a carte al computer fosse impossibile. Quando si accorse di lei, Sinikka sorrise gentilmente e corse ad abbracciarla. Siiri si sentì sprofondare tra le pieghe del corpo della direttrice e si immerse nel suo profumo speziato, tanto che temette che le potesse venire un attacco di starnuti. Ma Sinikka aveva studiato scienze infermieristiche e aveva imparato che gli anziani hanno bisogno del contatto fisico.
«Siiri, tesoro! Come stai?» si allontanò, lasciandola respirare liberamente.
Siiri andò dritta al punto e le consegnò il suo reclamo, scusandosi perché era scritto a mano su un foglio a quadretti.
«Oh! Ma non importa. Tu hai davvero una bella calligrafia, assomiglia a quella di mia nonna. Se n’è andata tanto tempo fa, quando andavo ancora a scuola.»
Sinikka lesse il biglietto, sollevò le soppracciglia curate e assunse un’aria preoccupata. Era terribilmente dispiaciuta e promise di occuparsi senz’altro della faccenda anche se, in realtà, le pulizie non rientravano nelle sue mansioni perché si trattava di un servizio esterno. Le chiese di accomodarsi e le spiegò nei dettagli che erano affidate a un’impresa privata, che alla gara d’appalto avevano gareggiato diverse società e che questa, la Lava&Lucida, era assolutamente la più economica e affidabile, e che a rispondere delle subforniture era il responsabile della qualità Pertti Sundström.
«Sundström? È suo parente?» chiese Siiri dal momento che non aveva mai sentito parlare di un responsabile della qualità.
Pertti Sundström era il marito di Sinikka, e glielo avrebbe presentato volentieri, ma purtroppo era in viaggio per lavoro. Si sarebbe dovuta accontentare di imbucare il reclamo nella cassetta per i suggerimenti in corridoio, quella con la riproduzione di una grossa rosa. Era comunque la cosa più intelligente da fare, poiché Pertti svolgeva il suo compito di responsabile della qualità attraverso la sua società in accomandita.
«Il suo ufficio è nella nuova area al Mercato del pesce, quella ancora in costruzione. Però potrei anche consegnarglielo io» propose amichevolmente la direttrice ringraziando Siiri per il suo zelo, poiché solo i giudizi dei clienti potevano aiutare la struttura a migliorare i propri servizi.
«Anche se ancora una volta abbiamo ottenuto un punteggio eccellente nelle schede di valutazione per la mappatura della qualità, si può sempre essere migliori del meglio!»
Siiri si appoggiò alla scrivania per alzarsi e fu allora che notò una cartellina con su scritto il nome dell’aiuto cuoco. Che fantastica coincidenza! Stava quasi per dimenticarsi della vera ragione della sua visita.
«Tero Lehtinen. Era un uomo simpatico e un bravo cuoco. Potrebbe dirmi di che cosa è morta, così all’improvviso, una persona tanto giovane?»
Sinikka si stava già avviando verso il corridoio sventolando il foglio a quadretti di Siiri ma, sentendo il nome di Tero, si arrestò, si voltò velocemente, chiuse la porta dietro di sé e si precipitò di nuovo ad abbracciarla. La grande collana di legno della direttrice premette fastidiosamente contro la guancia di Siiri.
«Noi tutti piangiamo Tero. È stata una tale tragedia. Era molto amato» farfugliò Sinikka e l’accarezzò come se fosse un animale domestico molto caro. Dopo averla consolata, l’aiutò ad alzarsi e le disse che aveva una riunione in città, invitandola gentilmente ad andarsene. Mentre si infilava la giacca, la direttrice continuò ancora il suo piagnucolio e Siiri, in un certo senso, pensò che quella povera donna avesse bisogno d’aiuto, ma non sapeva bene come si potesse aiutarla.
«Organizzeremo una terapia di gruppo aperta a tutti coloro che sentono di aver bisogno di supporto dopo la morte di Tero. Vuoi partecipare anche tu, Siiri cara?»
Sinikka Sundström lanciò la sua sciarpa colorata oltre la spalla con un tale brio che le frange sfiorarono il viso di Siiri.
«No, grazie. Noi vecchi non abbiamo bisogno di queste cose, ma per i dipendenti sarà sicuramente utile» disse, mostrandole un sorriso d’incoraggiamento.
«Dai, su, non dire che sei vecchia, è una parola così brutta. Allora, io adesso vado. Ciao, ciao!»