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Mika Korhonen l’aspettava nella caffetteria del museo. In lui c’era qualcosa di diverso. Siiri ci mise un attimo prima di accorgersi che si trattava del pizzetto che si era fatto crescere sul mento, piccolo ma lungo, intrecciato in un codino.

«È proprio carino, voglio dire... è divertente quella tua... treccia, cioè barba.»

Mika sorrise e se lo lisciò. Aveva già preso per Siiri una bevanda calda.

«Latte macchiato senza lattosio» disse, un po’ per spiegare, un po’ come se volesse scusarsi.

Era caffè caldo annacquato, mescolato con del latte. Non era un granché, ma Siiri finse di trovarlo buono perché Mika non se ne avesse a male. Era roba che poteva capitare di prendere al Lieto Tramonto, quando ci si doveva servire da sé alle macchinette, pigiando tasti vari, mentre il personale se ne stava a guardare.

«Già...» esordì Mika, impaziente di passare al motivo del loro incontro. Era molto curioso di sapere che cosa ci fosse scritto nella lettera del registro giudiziario. Siiri la tirò fuori dalla borsa, si scusò per la busta strappata e lo lasciò leggere. Mika non si stupì del contenuto e nemmeno di vedere citato il suo nome.

«È ovvio, in questa faccenda ti rappresento, in veste di tutore.»

Ma allora era sempre stato al corrente di tutto. Anzi, pur sapendone più di lei, non si era scomodato a telefonarle! Siiri si arrabbiò, ma lui si difese sostenendo che voleva risparmiarle preoccupazioni, per via del cuore e tutto il resto.

«Ognuno di noi ha un cuore. Non dire sciocchezze» disse inferocita, ma si calmò quando lui la prese teneramente per mano, guardandola con quei suoi occhioni azzurri, e le disse che lei aveva un cuore troppo grande, era meglio che delle questioni giudiziarie e della polizia si occupasse una persona indurita dalla vita come lui.

«Un poliziotto l’ho incontrato anch’io» dichiarò orgogliosa, ma Mika ovviamente lo sapeva. Aveva potuto leggere il rapporto, lungo e dettagliato, sul suo sfogo, e gli era molto piaciuto. Siiri, però, non doveva sorprendersi se le accuse impetuose di una novantaquattrenne che perde i sensi non portavano ad azioni legali.

«Non hai denunciato niente e nessuno» aggiunse Mika in tono di rimprovero. Raccontare tutto alla polizia non era sufficiente. Avrebbe dovuto riferire le mostruosità del Lieto Tramonto in modo che ne risultassero accuse per molestie, abbandono, incuria, attentato alla salute, diffamazione e chissà che altro. La polizia avrebbe indagato solo se i fatti fossero stati presentati come reati, e peraltro con un certo lassismo, considerato che la vittima era un’anziana signora mezza morta distesa sul pavimento della centrale.

«Gran parte delle denunce, comunque, porta a un nulla di fatto» affermò Mika.

«E allora perché si fanno, se poi non indagano?»

«Be’... nella maggior parte dei casi è una scommessa» rispose armeggiando con la sua treccina. Adesso che aveva il pizzetto a cui aggrapparsi quando perdeva il filo, gesticolava meno nell’aria.

«C’è poi la coppia Hiukkanen» azzardò Siiri, anche se temeva che l’avrebbe definitivamente considerata svitata. «Non so che fare con loro. Virpi, con i farmaci, cerca di mandarmi fuori di testa. E mentre venivo qui, Erkki mi stava di nuovo seguendo, mi pedinava. Ma l’ho fregato! Nessuno mi crederà, neanche tu. Ma ti prego, aiutami a capire perché.»

«Stai in guardia» si limitò a risponderle Mika. Sembrava che le credesse, e aggiunse che sulla Fondazione amorevoli cure per gli anziani erano state presentate numerose denunce. Quella dell’ambasciatore non era l’unica. Secondo lui, la polizia aveva provato a investigare sull’evasione fiscale e su altre questioni finanziarie, e forse anche su alcune ricette mediche false. Ma dopo l’incendio era stato tutto archiviato.

«Ancora!» esclamò Siiri, raccogliendo con il cucchiaio le ultime gocce del suo caffellatte. Si era già raffreddato, ed era chiaro come il sole che per oltre la metà fosse latte.

Secondo Mika, doveva essere contenta per i quaranta giorni di ammenda. Poteva andare peggio, se lui non si fosse battuto per lei. In un primo momento stavano per condannarla per sabotaggio, le avrebbero fatto pagare un indennizzo enorme. E, nella peggiore delle ipotesi, l’aspettavano diversi mesi di prigione con la condizionale.

«Con la condizionale? Vale a dire una sentenza di reclusione!»

Siiri si sentì mancare. Ma come? Per finire in galera non esisteva un limite massimo di età, come per le badanti? In Finlandia si poteva davvero mettere dentro chiunque?

«Non capisci? È proprio grazie alla tua età che si sono limitati a questa condanna» rispose Mika, come se la pena ingiusta inflitta a Siiri fosse una grande dimostrazione di clemenza, una prova della benevolenza della società nei confronti della generazione che aveva fatto la guerra. «Non si può far altro che pagare. Un po’ come con i debiti di guerra» aggiunse Mika.

«Balle! Io non pago! Che vengano pure a prendermi al Lieto Tramonto, se ne hanno il coraggio!»

Siiri batté i pugni infuriata sulla sua borsa e scaricò sul povero Mika tutte le angosce accumulate negli ultimi tempi, finendo a parlare dei maltrattamenti subiti dalle ausiliarie al fronte, anche se Mika non era colpevole di nessuna di quelle ingiustizie.

«Io sono stata un’ausiliaria e non ho mai ricevuto nemmeno un centesimo per l’istruzione o per la riabilitazione né alcun altro aiuto dalla società, neanche la maternità o un periodo di congedo dal lavoro. Gli uomini vengono coccolati come se a combattere ci fossero stati solo loro! Anche l’ambasciatore è andato venti volte in vacanza a spese dello Stato, e ora può portare con sé a Tallinn, gratis, pure la sua ragazza a fare glu-glu nelle vasche idromassaggio!»

Mika sorrise, ma quando Siiri gli raccontò chi era la ragazza dell’ambasciatore e come Anna-Liisa se ne andasse in giro anche in casa con il suo beneamato cappellino, scoppiò in una risata fragorosa. Siiri cominciava pian piano a calmarsi. Si sentiva stanca e voleva tornare nel suo appartamento a riposare. Mika l’accompagnò alla fermata, ebbe la pazienza di camminare a passo lento e le fece un sacco di domande su Irma e su Onni. Però non andò con lei, nonostante Siiri lo avesse invitato a fare un giro sull’8, raccontandogli del nuovo canale di Ruoholahti e del ponte e dei lavori di costruzione di quella nuova area della capitale.