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Anna-Liisa voleva andare a fare shopping. Secondo Siiri era un capriccio stravagante, ma poi le tornò in mente l’ambasciatore e capì perché l’amica volesse rinnovare il proprio guardaroba. I guanti e il cappello rosso li aveva già.
«Me li ha regalati Onni» le rivelò sul tram. «Che ne pensi, il cappellino mi sta bene?»
«Ti dona da urlo» disse Siiri. Quella era un’altra delle frasette sciocche che usavano dirsi lei e Irma. Una delle zie di Irma le aveva detto così a proposito dei suoi bei cappellini estivi.
Siiri non ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva comperato dei vestiti. Di tanto in tanto aveva accompagnato Irma a prendere pantaloni e canottiere di seta da Stockmann, ma a lei quelle cose non interessavano. Giacca, pantaloni e camicia, poche cose e sempre le stesse, che usava da un millennio. Acquistare tanto per farlo era noioso. Tuttavia era piacevole andare in città, lontano dal Lieto Tramonto, dove i pensieri percorrevano sempre gli stessi tristi sentieri, dall’incendio al portapillole fino agli Hiukkanen.
«Non devi per forza comprare qualcosa» precisò Anna-Liisa. «Si dice “shopping” quando semplicemente si va in giro da un negozio all’altro e si guarda un po’ di tutto. Va molto di moda, però a mio avviso per una simile attività bisognerebbe inventare un’altra parola. Magari potrebbe essere “shoppingare”, che ne pensi? O forse sarebbe meglio “mercanteggiare”? Ti ricordi quando per le scale di casa c’erano i cartelli “vietato il commercio e l’accattonaggio”? E comunque di ambulanti dietro la porta ce n’erano a bizzeffe. Ogni tanto facevano pure comodo. Facevo sempre arrotare il mio coltello da cucina a un invalido di guerra ceco, e da una zingara una volta ho comperato dei fazzoletti di pizzo. Non c’era niente di male.»
Si diedero allo shopping al centro commerciale Forum. C’era una gran confusione ma nemmeno un negozio che andasse bene per delle ultranovantenni. Anna-Liisa fece da cicerone e traversarono un tunnel dirette verso il grande centro commerciale Kamppi, sorto al posto della vecchia stazione degli autobus, o meglio sopra di essa, poiché i bus li avevano messi sotto terra. Secondo Siiri lì dentro i negozi erano gli stessi che al Forum, ma Anna-Liisa le spiegò come funzionava.
«Le marche sono differenti. I negozi si distinguono per marca di prodotto, in ognuno si vendono i vestiti di una sola fabbrica. Qui la qualità è migliore rispetto al Forum.»
«Quindi, per comprare un paio di pantaloni bisogna andare di negozio in negozio? Certo che è complicato.»
Le scale mobili non iniziavano nello stesso punto dove terminavano le precedenti. Furono costrette a camminare per lunghi tratti e si persero molte volte. Ovunque c’erano gonne e magliette spudoratamente corte, con pizzi e frange multicolori. C’era un negozio che vendeva unicamente fermagli e fasce per capelli. Agli uomini si proponevano pantaloni verdi e magliette rosa di dubbio gusto. Il marito di Siiri non si sarebbe mai messo addosso qualcosa che non fosse nero o marrone o grigio. Era anche poco probabile che l’Onni di Anna-Liisa fosse a tal punto frastornato dalla sua primavera d’amore da infilarsi dei calzoni rossi. Anna-Liisa, a quell’idea, rise forte e con gusto. Si riposarono un attimo al tavolino di una caffetteria, ma una cameriera asiatica le cacciò via perché il posto era riservato ai clienti della gelateria.
«Ma siamo clienti paganti!»
Anna-Liisa provò a battersi per i propri diritti, visto che avevano comprato del caffè in tazze di cartone nel negozio accanto, che doveva essere una libreria. Non servì a nulla. Dovettero alzarsi e finirono così di prendere il loro caffè in piedi accanto al secchio della spazzatura, davanti a due sedie libere. I centri commerciali non erano fatti per gli anziani, c’era troppo via vai e i negozi erano caotici. Le persone si urtavano e altre se ne stavano semplicemente ferme da qualche parte. Evidentemente non erano venute per fare acquisti ma solo per guardare gli altri.
«Andiamo da Stockmann!» propose infine Anna-Liisa. L’idea era più che sensata.
Ci arrivarono passando per un corridoio scavato nella roccia, molto lungo ma pratico, poiché fuori, in omaggio alla primavera, cadeva neve sciolta a goccioloni. Quel passaggio fece tornare loro in mente i rifugi antiaerei e i bombardamenti di Helsinki. Il 30 novembre del 1939 Anna-Liisa abitava a Töölö e Siiri a Munkkiniemi. Ricordarono che le bombe avevano colpito proprio i luoghi dove ora stavano camminando ed entrambe furono prese dall’inquietudine, la stessa che provavano sempre a Capodanno quando la gente in strada faceva esplodere i petardi.
«Uno svago che fa per forza tornare in mente la guerra. Non capisco come la gente possa divertirsi con quel genere di botti» disse Anna-Liisa. Sbucarono sotto la pioggia in via Mannerheim, e subito si ripararono all’interno del grande magazzino. Da Stockmann c’era ancora più gente che nel centro commerciale, una tale quantità di persone che Siiri e Anna-Liisa furono sospinte giù per le scale mobili, insieme alla massa.
«Le linee dei tram e la disposizione dei reparti di Stockmann non dovrebbero mai cambiare» disse Anna-Liisa quando si accorsero di essere arrivate a un piano chiamato “basement”.
«Ehi, guarda un attimo quest’aggeggio. Sono sicura che un affare così non l’hai mai visto... voglio dire, cioè... è un aspirapolvere, ecco, esatto, questo è un aspirapolvere e non un deumidificatore, come credevo inizialmente. Va da solo negli angoli delle stanze per risucchiare la polvere. Mamma mia, che invenzione simpatica. Se l’avessi cercato, non l’avresti mai trovato»
«Noi, in realtà, non cerchiamo, semplicemente navighiamo» commentò Anna-Liisa facendo un balzo sulle scale mobili per salire al piano terra.
Siiri canticchiava il brano di una melodia di Schubert, quello che inizia con Das Wandern ist des Müllers Lust, das Wandern, ma Anna-Liisa la zittì con un colpo di gomito nel fianco.
«Non cantare» disse, e si provò una sciarpina di seta arancione.
Alla fine comprò un foulard bianco e una borsa nera. La sciarpina arancione era troppo ardita, il bianco invece si sposava con tutto, andava bene anche ai funerali, era un acquisto molto pratico.
Dopo gli acquisti, tornarono a salire sul tram numero 3, avrebbero proseguito lungo via Alessandro I e, ripassando per Kamppi, raggiunto l’angolo del Teatro dell’Opera, dove progettavano di prendere il 4. Quello era diventato ormai il percorso abituale di Siiri, quando andava dal centro verso Munkkiniemi. Mentre erano ancora sul 3 si domandarono dove le nonnine della loro età potessero comprare dei vestiti. Non esistevano negozi specializzati in abbigliamento per la terza età, sebbene ovunque si dicesse che gli anziani erano sempre più numerosi.
«Non possiamo certo andare in giro con addosso dei colori sgargianti, conciate come adolescenti» disse Siiri.
Anna-Liisa pensava che qualunque straccio si trasformasse in un vestito da nonnina una volta indossato da una persona sufficientemente anziana. Squadrò Siiri da capo a piedi in modo critico.
«Dubito che questo tuo impermeabile sia stato appositamente disegnato per una persona di novantaquattro anni.»
Mentre aspettavano il 4 alla fermata del nuovo Teatro dell’Opera, immaginarono che uno stilista desse vita a una linea di moda tutta dedicata agli anziani.
«Questa primavera la nonna si vestirà nelle tonalità del pesca e del verde oliva. La gonna scivolerà magnificamente coprendo le vene varicose più grosse, e la silhouette risalterà dietro al girello. Il tacco dei sandali colorati sarà moderato ma giovanile, e il foulard di chiffon con fantasia a pois completerà il suo look elegante.»
Siiri allungò in avanti la caviglia e volteggiò come aveva fatto Irma quella volta in cui avevano provato gli abiti per il funerale di qualcuno, probabilmente di Tero. Dopo, c’erano stati tantissimi altri funerali, una quantità davvero sorprendente.
Giusto nel momento in cui arrivò il 4, Anna-Liisa annunciò che per Pasqua sarebbe andata a Tallinn con l’ambasciatore. Era stata organizzata un’escursione per i veterani di guerra, a cui anche le mogli avevano accesso gratuitamente.
«Pensa un po’, una crociera! E ho tutta l’intenzione di lasciare il girello a casa!»
Solo allora Siiri si accorse che Anna-Liisa non aveva il girello. Camminava benissimo anche senza, facendo ondeggiare i capelli sotto al cappellino primaverile rosso e, dato che ormai si era procurata una compagnia maschile, sembrava non avesse nemmeno più bisogno del Cavalier Gastone. Rebel era stato messo in cantina per Onni, il primo amante del Lieto Tramonto che, via Tallinn, avrebbe accompagnato la sua sposa verso il crematorio, pensò Siiri, provando una disperata nostalgia per Irma.
«Sai Siiri, mi sento così giovane e arzilla. Com’è che dici sempre? La vita sì che è meravigliosa!»
«Dico così? Non mi stavi raccontando che le mogli dei veterani di guerra possono andare a Tallinn gratuitamente?» chiese un po’ risentita per il viaggio dell’amica.
«Esatto! Di veterani di guerra ne sono rimasti pochi, e allora pagano tutto anche per le consorti. E pensare che negli anni Ottanta ancora non finanziavano niente a nessuno. Terme e istituti di cura sono molto più economici in Estonia che in Finlandia, e così ci mandano in crociera, per risparmiare!»
«Ma tu non sei la moglie dell’ambasciatore. O almeno, non che io sappia.»
Siiri si stava alterando, non le piaceva che si scroccassero in quel modo le risorse della società e il suo tono di voce era diventato troppo severo. L’amica non notò la sua irritazione, e riferì contenta con quanta abilità Onni avesse organizzato le cose, si era occupato dei visti e di tutto il resto.
«Poi ha detto che, se fosse necessario, a Tallinn possiamo pure comprare le fedi.»