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Era trascorso molto tempo dall’ultima volta che Siiri e Irma erano andate alla scala C, così finirono per girovagare un po’ prima di ritrovare la porta dell’appartamento di Olavi Raudanheimo, al secondo piano. Al Lieto Tramonto non era consuetudine suonare il campanello di qualcuno senza essere attesi, per non disturbare. Una cosa del genere non si faceva nemmeno nei veri condomini, e poi una residenza per anziani non era certo un kolchoz. Conoscenti e sconosciuti si potevano pur sempre incontrare nel salottino al piano terra. Lì c’erano, oltre al tavolo da gioco, l’angolo per la lettura dei quotidiani e un televisore di dimensioni gigantesche soprannominato “la lavagna”. Era continuamente acceso. Trasmetteva gare di canto e programmi di cucina, e un paio di nonnine sorde stavano sempre con la testa nello schermo per distrarsi un po’.

Olavi non aprì. Dall’appartamento sembravano provenire delle voci, senza dubbio all’interno c’era qualcuno. Irma gridò dal buco della serratura, malgrado non ci fosse neppure un vero e proprio buco ma solo un grosso aggeggio simile a un chiavistello. Era improbabile che Olavi potesse sentirle. Reino aveva raccontato che durante la guerra gli era scoppiata una granata proprio accanto e che da allora non ci sentiva più bene.

«Signor Raudanheimo! Signor Raudanheimo!» urlò nuovamente Irma con voce acuta, come solo poteva fare una donna di novantadue anni che da giovane aveva preso lezioni di canto. «Siamo la signora Kettunen e la signora Lännenleimu, della scala A! Quelle dei bilocali in affitto!»

«Cosa ti metti a gridare!» la rimproverò Siiri. «Che importanza ha in quale scala abitiamo e con che tipo di contratto.»

«Ma dovrà pur capire chi siamo. Altrimenti non oserà aprire la porta» spiegò Irma continuando a sbraitare con voce ancora più stridula di prima. «Siiri Kettunen e Irma Lännenleimu sono venute a farti visita, Olavi Raudanheimo! Io ho i capelli corti con la permanente, invecchiando sono diventata un po’ paffutella anche se da giovane ero molto magra, e porto un vestito blu, perle vere al collo e orecchini con brillanti, e Siiri indossa sempre pantaloni lunghi e un... che cos’è quello, un cardigan di lana?»

Siiri cominciava davvero a innervosirsi. Si guardava intorno infastidita e in quel momento avvistò la caporeparto Virpi Hiukkanen in fondo al lungo corridoio. La guardava gelida, dritta negli occhi, e camminava verso di loro a passi risoluti. Irma non si accorse di quella figura che si avvicinava minacciosa, e seguitò incurante a gridare. Virpi era ormai a pochi metri, ma Siiri non riusciva a far uscire dalla bocca una sola parola. Spaventata, si limitò a strattonare l’amica per una manica.

«Non siamo Erkki Hiukkanen!» strillò Irma nella toppa proprio quando Virpi le aveva raggiunte. Siiri si sentì piccola piccola, una scolaretta colta in flagrante dal preside.

«Questa pagliacciata deve finire. Al Lieto Tramonto è importante garantire agli ospiti quiete e intimità» esordì Virpi con una specie di sorriso, che già alla frase successiva si fece ostile. «Ma che cosa avete voi due? Perché ve ne andate in giro a gridare alle porte della gente? Chi vi ha dato il permesso di circolare qui? Sembra che non abbiate la più pallida idea dei regolamenti di questa residenza! Qui si rispetta la tranquillità di ogni singolo inquilino, e sono i piantagrane come voi che mettono in pericolo la sicurezza con le loro stupide stramberie. Cosa devo fare, chiamare la polizia o un’ambulanza per rimettervi in riga?»

Virpi le guardò con aria intimidatoria e si aggiustò i grossi occhiali con la montatura in plastica, quasi a voler aumentare la propria autorevolezza. Siiri fu colta da vertigini e dovette afferrare la mano di Irma.

«Sto per svenire» disse, ma grazie al solido sostegno dell’amica riuscì a rimanere in piedi. Gli occhi le si annebbiarono e si sforzò di usare le poche forze che aveva per respirare regolarmente.

«Qui si garantisce la solitudine, altro che intimità!» gridò Irma aiutando Siiri a raggiungere una scricchiolante sedia in stile Biedermeier. «Per colpa sua, a Siiri Kettunen verrà un infarto! Qui, in questa sua residenza, accadono continuamente cose misteriose, e lei non ha nient’altro da fare che spiare le persone sane nei corridoi! Dovrebbe vergognarsi. Dov’è finito Olavi Raudanheimo? E dove avete portato Reino Luukkanen? Cosa sta succedendo in questo posto?»

Più che di infarto, doveva trattarsi di un attacco di aritmia. Siiri ne soffriva di tanto in tanto. Ma anche quella non era una sciocchezza, e stavolta per un attimo le si era veramente oscurato tutto. Per fortuna nei corridoi del Lieto Tramonto c’erano le sedie lasciate dai residenti morti, perfette in queste situazioni. Quando Siiri riaprì gli occhi, Irma le teneva la mano e Virpi se ne stava a qualche metro di distanza con un’espressione impaurita. La caporeparto non tentò neppure di aiutarla, non faceva altro che masticare nervosamente la sua gomma, poi tirò fuori dalla tasca un telefono, come per sbrigare qualcosa d’importante, e se ne andò per la sua strada senza dire nulla.

«E poi dicono che fare l’infermiera sia una vocazione» sbuffò Irma, ed estrasse dalla borsa una fiaschetta di whisky. Obbligò Siiri a berne un po’ direttamente dalla bottiglia e le asciugò la fronte con un fazzoletto di pizzo. «Non è lo stesso con cui si è soffiato il naso Reino» precisò.

Credettero che Virpi fosse andata a prendere il misuratore di pressione, perché per le infermiere, qualsiasi fosse il disturbo di un anziano, sarebbe migliorato misurando la pressione. Ma poiché il tempo passava e Virpi non tornava, Irma accompagnò Siiri al suo appartamento. L’aiutò a distendersi sul letto, le tolse le scarpe e la coprì con una coperta lavorata all’uncinetto. Poi andò nell’ingresso e provò a chiamare aiuto. L’amica era molto pallida e ancora non riusciva a respirare con un ritmo normale.

La tariffa base del Lieto Tramonto, obbligatoria per tutti, comprendeva il servizio per le emergenze: se un residente aveva bisogno di aiuto, non doveva far altro che alzare la cornetta del telefono e posarla sul tavolo, il personale sarebbe accorso velocemente sul posto. È vero che ogni intervento si pagava separatamente, compresa la chiamata, ma il sistema faceva parte del servizio standard. Irma sollevò la cornetta e rimase in attesa. Nessuno rispose e nessuno arrivò. Come da istruzioni, l’appoggiò sul tavolo, la guardò rabbiosamente e tese l’orecchio. Poi imprecò, la sbatté di nuovo al suo posto e scese di sotto alla ricerca di qualcuno che potesse darle una mano.

Nel frattempo Siiri si era addormentata. Quando si svegliò, la stanza era colma di gente. Irma chiacchierava con tre o quattro sconosciuti, di cui uno solo sembrava capire il finlandese. Siiri tentava di comunicare in svedese, in francese, e un po’ in russo, ma invano. Per fortuna il ragazzo che parlava finlandese era a modo e simpatico.

«Siiri Kettunen» si presentò Siiri porgendogli la mano.

«Sembra che si stia riprendendo» disse il giovane, e avvolse intorno al braccio che Siiri gli aveva allungato un nastro autoadesivo per misurarle la pressione. «Buono. L’ambulanza non serve. Se le venisse un altro attacco, prenda un taxi e vada in ospedale. Non è necessario chiamare noi.»

Il ragazzo richiuse la borsa del pronto soccorso e le donne straniere uscirono dietro di lui. Irma si lasciò andare sfinita sulla vecchia poltrona e raccontò a Siiri che era stata Virpi a chiamare l’ambulanza, era l’unica cosa che sapeva fare.

Il giovanotto simpatico era del pronto intervento, come anche la tipa dalla pelle scura vestita di bianco. Le altre due ragazze, invece, erano le nuove tirocinanti del Lieto Tramonto, indonesiane. Irma non riusciva a ricordare dove fosse l’Indonesia e Siiri non riusciva a capire perché le praticanti si fossero piazzate lì a fissarla senza mai staccarsi dal suo letto.

«Quelle sono state prese apposta per ficcare il naso» affermò Irma sospettosa e sicura di sé. Disse che tutto quello che accadeva lì dentro era in qualche modo collegato. «Anche la morte di Tero. Tic tac, tic tac, tic tac» sussurrò prima di andarsene.

Tre giorni dopo, a Siiri arrivò per posta un conto da pagare di diciannove euro da parte di un’agenzia chiamata Emergencion: Pronto soccorso non urgente. Pronto intervento richiesto non necessario. Codice X5.