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Per Anna-Liisa e Siiri era ormai un’abitudine andare a distrarsi in città dopo qualche oretta passata insieme a leggere. Avevano terminato la lettura de La casa traballante ed erano passate a Panu di Juhani Aho. Anna-Liisa era una buona compagnia per le passeggiate. Diversamente da Irma, sapeva anche stare in silenzio. In quei mesi, durante l’assenza di Irma, Siiri aveva appreso un sacco di cose sul suo conto. Si era rivelata una persona affettuosa e allegra, molto coraggiosa e a tratti perfino impetuosa. Era meraviglioso avere trovato una nuova amica all’età di novantaquattro anni.

«Mi sembra di essere ringiovanita di vent’anni in quest’inverno» disse Anna-Liisa, mentre viaggiavano sul tram 3B e ammiravano la nuova biblioteca dell’università. Sulla facciata c’era una grande quantità di piccole finestre quadrate. A vederle mettevano allegria, ma Siiri ebbe il sospetto che non fosse altrettanto allegro stare seduti lì dentro, e guardare il mondo da quei minuscoli oblò.

Siiri purtroppo non si sentiva ringiovanita negli ultimi tempi. Al contrario, le sembrava di essere spaventosamente vecchia, quell’anno tutto le era franato addosso. Era come se gli ultranovantenni vivessero su un’isola deserta, lontano dal mondo degli altri. Alla banca non accettavano le sue banconote, la casa per anziani era un covo di criminali, e a loro non restava altro che trascinarsi all’ora di ginnastica per fare gli esercizi col bastone. Anche dal tram osservavano da spettatrici la vita che sfrecciava via, come fosse un programma tv e loro non avessero il telecomando. Solo un tassista con l’hobby della motocicletta si era per caso interessato ai loro problemi, e forse per ragioni non proprio oneste.

«Io non ho più alcun sospetto su Mika» ammise Anna-Liisa, e sembrò più radiosa che mai. Siiri si complimentò nuovamente per il suo cappellino rosso. Anche le guance sentivano la primavera, erano rosse anche loro, e a quelle parole Anna-Liisa sorrise contenta.

«Da quando ti ho conosciuta» riprese Anna-Liisa, «ci sono state anche altre esperienze che hanno rivoluzionato la mia vita. Ma quello non è l’edificio disegnato da Lars Sonck? Mi pare che l’abbiano sempre chiamato l’Arena, anche se ovviamente non è il suo nome originale. O forse sì? Secondo te, quando è stato costruito? Sapevi che l’ufficio di Lars Sonck era all’angolo tra viale Esplanadi e via dell’Unione, e che lui aveva l’abitudine di fare il bagno nella fontana Havis Amanda?»

Anna-Liisa l’aveva letto in un libro regalatole dall’ambasciatore, Memorie di un dermatologo. “Memorie” era una sorta di eufemismo, era risaputo che in passato i dermatologi curavano soprattutto malattie veneree. Da quelle memorie Anna-Liisa aveva appreso che la diagnosi per la sifilide si poteva fare osservando le sopracciglia dei viaggiatori sui mezzi di trasporto pubblico.

«Lo chiamano “segno dell’omnibus”.»

«Davvero? E io, ho la sifilide?» domandò Siiri, e Anna-Liisa rise come una ragazzina. Poi esaminò le sopracciglia dell’amica, dichiarandola in perfetta salute. Scrutarono quelle degli altri passeggeri, niente di anomalo, sembrava che nessuno soffrisse di quella malattia. Per la verità, c’era una donna che si era depilata le sopracciglia, sostituite da due righe nere. Nel suo caso, non poteva esprimersi sulla diagnosi.

«Le sopracciglia rade sono un segnale di sifilide» spiegò Anna-Liisa.

«L’ambasciatore dunque non ce l’ha» disse Siiri, e l’amica sorrise. Lo avevano sempre chiamato così, l’ambasciatore, ma Siiri non sapeva quale fosse il suo nome e lo domandò ad Anna-Liisa, che però rimase concentrata sulle malattie veneree.

«Forse la sifilide non esiste nemmeno più. Devono esserci più casi di Aids, anche se neppure di quello si parla più come un tempo. Sapevi che la dama col cappellino è morta l’altro ieri? E pensare che sarebbe dovuta vivere per altri dieci anni con quello stent.»

Viaggiare sul 3B era già di per sé come andare sulle montagne russe, ma in compagnia di Anna-Liisa il tragitto era più vertiginoso che mai. Siiri non si era ancora ripresa dalla sifilide che, passando per l’Aids, era già arrivata al trapasso della dama col cappellino. Era curioso che lei di quella donna non sapesse niente, neanche il suo nome, proprio come per l’ambasciatore. La dama col cappellino non faceva propriamente parte della sua cerchia di amicizie. Siiri la considerava una scocciatrice. Ora la cara accattona aveva tirato le cuoia e non le avrebbe più scocciate. Nonostante tutto, era triste.

«Non era una scroccona, aveva solo bisogno di compagnia e la cercava sull’onda dei dolcetti» disse Anna-Liisa. «Se capisci cosa intendo. Penso che mai avrei ammesso nel tema di un liceale l’espressione “sull’onda dei dolcetti”, ma così su due piedi non mi viene in mente niente di meglio.»

«Sulle ali dei dolcetti?» suggerì Siiri, e Anna-Liisa rise di nuovo. Ultimamente rideva spesso, a cuor leggero, e nella sua voce solitamente cupa sorgeva il sole.

«È morta di vecchiaia. Poveretta, soffriva d’insonnia e si è addormentata» aggiunse Anna-Liisa senza aggiungere altro.

Solo fino a sei mesi prima, avrebbe tenuto un lungo discorso su come in Finlandia fosse obbligatorio morire non di vecchiaia ma di polmonite o per uno scompenso cardiaco o per qualsiasi altra patologia. Avrebbe parlato di quanti soldi si sprecavano aprendo cadaveri solo per arrivare a scoprire il motivo per cui una persona di novantadue anni fosse morta in casa propria. Eh sì, la Finlandia era un paese prospero, non c’è che dire.

Ora però Anna-Liisa non commentava, non si prendeva la briga di accanirsi sulle autopsie.

«Il suo nome è Onni» disse, ma Siiri non ebbe il tempo di chiedere chi si chiamasse così. La sua attenzione fu catturata da un uomo che aspettava alla fermata davanti allo stadio Brahe. Era Erkki Hiukkanen, il responsabile operativo d’istituto, in tuta da lavoro e berretto. Salì sul loro tram dalla porta centrale e Siiri sperò che non le notasse. Si guardò intorno sospettoso, sembrava impegnato in qualcosa d’importante, come se stesse svolgendo una missione segreta. Perché diamine si aggirava in tuta da lavoro, a quell’ora del giorno, per il quartiere di Kallio? Siiri provò ad avvisare Anna-Liisa, ma lei era tutta immersa nel suo mondo felice. «Sapevi che Onni sa elencare a memoria tutti i centri abitati della Finlandia? Alavus, Anjalankoski, Espoo, Forssa, Grankulla, Haaga e così via.»

Onni era dunque l’ambasciatore. Siiri era sicura di non aver mai sentito nessuno chiamarlo per nome. Si voltò con cautela e vide Hiukkanen che sedeva al posto per disabili con un’espressione vuota. Era lontano, non c’era pericolo che le vedesse nonostante Anna-Liisa continuasse a parlare a voce molto alta.

«Questo tipo di ginnastica mentale è utile e divertente. Anch’io ho memorizzato l’elenco abbastanza bene, nella parte finale fa così: Vantaa, Varkaus, Virrat, Ylivieska, Äänekoski» disse battendo le mani contro le gambe. Siiri notò i guanti rossi, anche quelli erano nuovi, eleganti e certamente costosi, di pelle.

«È importante ritmare la litania, a quel punto acquisisce un senso e la si ricorda meglio. Vuoi provare?»

Siiri sorrise e provò a imparare la lista dei paesini pur di compiacerla. Cominciava a capire un pochino che cosa le fosse accaduto, durante quel buio inverno, al Lieto Tramonto. La vita sì che era meravigliosa.