64

SHEPARD

Aspetto la fine della battaglia nascosto in una delle auto scampate al fuoco. Sarò anche imprudente ma non imbecille.

I vampiri si incendiano e inceneriscono in fretta. Solo gli abiti continuano a bruciare. Di loro non resta altro che una piccola pozza di fuoco nella sabbia.

L’ultimo l’ha fatto fuori Agatha. Lei e Penelope si tengono ancora per mano. Hanno le bocche insanguinate e dal palmo di Agatha partono scintille.

Simon non è ancora atterrato. Il battito delle sue ali è irregolare, non fa che scendere e risalire, sempre cingendo Baz per la vita.

Scendo dall’auto e tiro un calcio a un cumulo di vestiti in fiamme. «Allora, qui ci sono le chiavi nel cruscotto. Che ne dite di darci una mossa?»

Penelope e Agatha si limitano a fissarmi. Sembrano uscite da un libro di Stephen King.

Mi paro loro davanti e batto le mani. «Ehi, gente!» Le batto di nuovo. «Andiamo, ragazze! Filiamocela finché possiamo, giusto? Penelope?» Le tocco la spalla.

«Giusto» mormora lei sbattendo le palpebre.

Poi comincia a tirare Agatha verso la macchina – «Vieni, Agatha…» – e guarda su, in direzione di Simon e Baz. «Simon! Ce ne stiamo andando, Simon!»

Lui continua a volare sulla sua testa.

Apro la portiera e aiuto Agatha a salire. «Io sono Shepard» le dico, e le prendo la mano.

Penelope si posiziona sotto Simone e lo afferra per la caviglia. «Simon! Dai! Vieni giù. È finita… Simon!» Più che atterrare i ragazzi crollano al suolo. «Per Merlino» commenta lei. «Attento al fuoco, Baz è ancora infiammabile. Riesci a camminare, Baz?»

I tre si sostengono a vicenda.

«Sì, non preoccuparti» risponde lui.

Simon ha un’ala penzoloni, punteggiata di macchie rosso cupo. Li raggiungo avanzando a zigzag tra le fiamme. Da vicino vedo che i ragazzi sanguinano parecchio. Sembra che Baz avesse dei mortaretti sotto la camicia. «Andiamo» dico a Simon, abbracciandolo. Mi si appoggia addosso con tutto il suo peso.

Penelope si passa il braccio di Baz sopra la spalla, ma Simon non vuole lasciarlo andare. Stringe nel pugno un lembo della sua camicia insanguinata.

«Tranquillo,» gli dico «andiamo tutti nello stesso posto.» Ma lui non molla. Io e Penelope li trasciniamo a fatica verso la macchina. Per primo aiutiamo Baz a sedersi sul sedile di mezzo, poi lui provvede a issare Simon afferrandolo per la vita. E questo sviene appena stacca i piedi da terra. «Possiamo andare dritti in ospedale» dico.

Baz mi guarda e sogghigna. «Scherzi? Lo rimettiamo in sesto con la magia. Rimetteremo tutto in sesto con la magia. Tu pensa a portarci via di qua, se puoi.»

Certo che posso. La chiave è inserita. E la macchina è dotata di navigatore satellitare. Faccio il giro e salgo al posto di guida. «Come siete riusciti a lanciare incantesimi in una Zona Silente?»

«Nel deserto c’erano dei Normali. Non vicinissimi ma quel tanto che bastava» risponde Penelope.

Riacquistano pieni poteri quasi subito. La Zona Silente era circoscritta. I vampiri sapevano il fatto loro, quando ci hanno portati qui.

Penelope guarisce prima Simon, si sporge dal sedile e gli afferra l’ala.

«Dov’è la tua gemma?» domanda Baz.

«Ce l’ho, sta’ tranquillo.» Chiude gli occhi. «Come nuova!»

Simon grugnisce, distende l’ala e inavvertitamente spinge Penelope di nuovo a sedere.

Lei ripete la formula altre tre volte, agendo su testa, cuore e ventre.

Li guardo dallo specchietto retrovisore. So che farei meglio a concentrarmi sulla strada, ma è una scena spettacolare.

Ora toccherebbe a Baz, ma lui non vuole saperne. «Sono pieno di piombo. Non so che cosa succederà. Ho solo bisogno di bere» dice, rivolto a Penelope.

«Più avanti cominciano gli allevamenti di bovini» lo informo.

Lui annuisce. «Allora aspetto.» Poi afferra la mano di Penelope. «Avvicinati, Bunce.»

«Sto benissimo, Baz.»

«Non costringermi a scavalcare Simon.»

Penelope sospira, si sporge sul sedile e Baz le avvicina la bacchetta alla bocca. «Guarisci con un bacio!»

«Quella è una formula che si usa in famiglia, Basil!»

«Sssh» fa lui, e la bacia sulla guancia. Poi le pulisce il sangue dalla bocca con la manica. Gli trema il braccio. «Va meglio?»

Penelope ha le lacrime agli occhi. Fa sì con la testa.

«Ti è rimasta un po’ di magia per Agatha?»

«Certo.»

Penelope appoggia la schiena al sedile e le accarezza il viso. Non sento la formula.

Baz prosciuga una mucca.

Simon dorme ancora.

Agatha non ha detto una parola.

Fino a San Diego sono dieci ore di macchina. Baz si siede davanti con me e lancia incantesimi sull’auto, credo. Ha tutta l’aria di aver fatto un bagno di sangue. A Reno faccio un salto da Target e gli compro dei vestiti nuovi. Si dà una ripulita nel bagno di una stazione di servizio e ne esce pallido e accettabile.

Ho l’ansia che mi fermino, malgrado i suoi incantesimi. «Ci liberiamo della macchina? Da qualche parte ci avranno di sicuro intercettato.»

«Distruggeremo quest’auto» interviene Agatha, parlando per la prima volta. «E chiunque ci faccia domande a riguardo.»

Baz sospira. «Duemila e otto di cilindrata. Classe G. Verde metallizzata.»

Mi aspetto che da un momento all’altro si liberino pure di me. (A questo punto spero che non mi distruggano, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme. Forse mi distruggerebbero proprio per questo, semmai.)

Invece, quando finalmente arriviamo a casa di Agatha e me ne sto lì sul marciapiede a chiedermi coma farò a tornare a Las Vegas, Baz tiene aperta la portiera per farmi salire.

Un eroe ribelle
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