36

SIMON

Appena Shepard mi slega, io libero Baz. «Tutto bene?»

«A essere sincero, sono stato meglio» risponde. Ne deduco che dev’essere quasi morto.

Lo aiuto ad alzarsi. «Ora ti portiamo via di qua e di diamo qualcosa da bere. Altri gatti. Una mucca, qualcosa, insomma.»

Ho le ali che sbattono, sono fuori controllo. È stata una tale sofferenza sentirle intrappolate… devo essermi slogato qualcosa. Spero non sia una frattura. Perché mica posso entrare in una clinica veterinaria per farmela sistemare.

Penny inizia a bombardare Shepard di domande prima ancora di essere liberata. «Dove sono questi vampiri? Come li troviamo? Dov’è la nostra auto?»

«Intendi il furgone che avete rubato?» Il Normale armeggia con i nodi attorno alle sue caviglie. «Ai piedi della montagna, dove l’avete parcheggiato.»

«Dobbiamo andarcene» dice lei.

«Dovete prendere fiato. L’avete scampata bella.»

«Era davvero un drago, quella?» gli chiedo. Le mie ali si agitano a più non posso. Lui mi passa una bottiglia d’acqua.

«Sì.» Gli brillano gli occhi. «Non è magnifica?»

«Dipende» replica Baz. «Ci sta ascoltando?»

«Certo» risponde Shepard. «Sente tutto, su questa montagna.»

«Come fa?»

Shepard sorride. «Lei è la montagna.»

Guardiamo tutti a terra.

«Draghi» mormora lui. «Un intero branco. Che dormono sa Iddio da quanto.»

«Dobbiamo andarcene» dice Baz. Poi sentiamo un sibilo, simile al mulinare di un boomerang, e dei pantaloni lo colpiscono dritto in faccia.

Shepard resta stupito. «Ma che…»

«Grazie a Crowley» esclama Baz, levandoseli dal collo. «Il mio regno per un paio di mutande pulite, anche.»

Penny ha ancora gli occhi fissi su Shepard. «Le montagne sono draghi

Lui fa sì con la testa. «Non è incredibile? Per lo più sono nativi. Margaret si è stabilita qui un paio di secoli fa, credo. È per questo che si sveglia: è abituata a un clima più freddo. Però dice che anche gli altri si stanno agitando, adesso. L’idea di incontrarli la entusiasma ma la preoccupa anche, secondo me.» Shepard abbassa la voce. «Questo non diteglielo, magari.»

«Ma sembra una donna.»

«Quella è la sua immagine pubblica. Una specie di emissaria magica.»

Penny è finalmente libera e incrocia le braccia sul petto. «Portaci alla macchina.»

Shepard arretra di un passo. «Così potete azzerarmi di nuovo il cervello?»

«Perché la prima volta non ha funzionato?»

Shepard scrolla le spalle. «Forse perché negli anni mi hanno somministrato troppa polvere magica. Gli incantesimi smemoranti non hanno più presa su di me.»

Penny alza il pugno… faccio per fermarla, ma sta già recitando la formula. «Questo non mi ricorda nulla!»

Shepard viene sbalzato all’indietro, come se avesse ricevuto un pugno in faccia. Scuote la testa e la alza, gli occhi limpidi e tutt’altro che vitrei. «Intendiamoci, non è che sia una bella sensazione, eh!»

Penny abbassa la mano.

«Non capisco perché non vi fidiate di me» dice lui. «Vi ho salvato la pelle già due volte. Sono l’unica via d’uscita che avete da questa montagna… perché non possiamo essere amici?»

«Tu non vuoi essere nostro amico» replica Penny. «Non è che ci troviamo tutti insieme al pub. Ci aiuti solo perché vuoi delle informazioni.»

«E mi sta bene» replica Baz. Ci voltiamo tutti a guardarlo. Lui si rivolge a Penny. «Non possiamo salvare la Monamour da soli. Non siamo nemmeno riusciti a salvare noi stessi. Una guida ci serve.»

«È quello che dico io!» ribadisce Shepard.

Baz lo guarda. «Se la tua è sete di sapere, d’accordo. Tu ci aiuti a trovare la nostra amica e noi ti lasciamo viaggiare con noi. Risponderemo ad alcune delle tue domande. Però non potrai condividere le tue conoscenze con nessun altro.»

Shepard fa subito sì con la testa. «Va bene.»

«Va bene, cosa?» domanda Baz.

«Non dirò a nessuno quello che mi racconterete. Me lo terrò per me.»

«Qua la mano, allora» dice Baz.

Shepard gli tende la mano. Baz si fa consegnare da Penny la pietra viola e la preme sul palmo di Shepard mentre gli stringe la mano. «Croce sul cuore e che io possa morire!» recita. La pietra emana una luce.

Shepard sgrana gli occhi, ma non si ritrae. «Io le mantengo, le promesse.»

«Questa la manterrai di sicuro» commenta Baz. «Altrimenti morirai.» E cade a terra, sfinito dall’incantesimo. «Allora, dov’è la mia bacchetta?»

Vorremmo tutti correre ad aiutare Agatha, ma Penny e Baz sono letteralmente a secco. Baz pare una delle carcasse dissanguate che semina in giro. Nella prima città che incontriamo, rubo un cane per lui. Non è il mio momento migliore. Non lo è per nessuno di noi.

Ci introduciamo di nascosto in un altro motel e Baz e Penny crollano sul letto. Shepard si offre di andare a prendere la pizza, Penny approva con una debole alzata di pollici.

Prima di uscire, lui si ferma sulla soglia: «Se mentre sono via intendete andarvene, non c’è problema. Stavolta non vi seguirò. Ma non aspettatevi che vi salvi dal prossimo casino in cui vi caccerete».

Nessuno di noi prova a ribattere o a rassicurarlo. Sono troppo spompato per farci caso.

Quando la porta si chiude, Penny si drizza a sedere. «Gli concediamo dieci minuti, poi ce ne andiamo.»

Baz le lancia un cuscino. «Sta’ buona, Bunce. Ci serve aiuto. E io ho bisogno di una doccia.» Sta un po’ meglio da quando ha prosciugato il cane, ma ha i capelli arruffati e del sangue fresco sulla camicia già macchiata e ridotta a brandelli. Mmm. Non è da lui sporcarsi quando beve…

«Baz…» Lo afferro per il braccio mentre mi passa accanto per andare in bagno. «Tu sanguini

«No.»

«Sì, invece.» Comincio a sbottonargli la camicia.

Lui distoglie lo sguardo. «Snow,» dice, con voce sommessa ma severa «ti prego, non…»

«Baz.» Ha il petto cosparso di bozzoli rigonfi. In certi punti la pelle è lacera e sanguinolenta. Lo tocco: i bozzoli sembrano tanti sassolini. Due mi si aprono sotto le dita, e dalla pelle bianca spuntano piccoli frammenti di metallo nero. «Che è successo?»

«Sono i proiettili di ieri sera. A quanto pare il mio corpo li sta rigettando.»

«Ti fanno male?»

«Non granché.»

Lo guardo in faccia, le dita ancora posate sul suo petto. I suoi occhi sono ridotti a due fessure… gli fanno male, eccome. Avvicino il viso al suo. Vorrei dargli conforto, ma non so come.

«Simon…» mi dice.

«Sì.»

Sembra quasi che stia facendo le fusa. «Ti conviene lavarti le mani.»

«Ah.» Mi allontano. Ho le dita coperte di sangue di vampiro. «Giusto.»

Baz esce dal bagno indossando jeans puliti. Ha il torace cosparso di tagli e pustole, e un livido grigio scuro sul fianco.

Torna Shepard con la pizza e, anche se sostiene di aver scelto la meno cara in assoluto, è più buona di qualunque altra pizza abbia mai mangiato in Inghilterra.

Si è stupito di trovarci ancora tutti qui al motel. Però non ci fa più domande, e stanotte nessuno pensa a montare la guardia.

Penny e Baz occupano uno dei letti e Shepard si prende l’altro. Io agguanto un copriletto e il cuscino rimasto, e mi addormento per terra.

Un eroe ribelle
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