26
SIMON
«Ciao» rispondo.
Penelope non ci casca. «Che vuoi?!»
Il ragazzo si gratta la nuca. Sembra in imbarazzo. «Niente. Ho visto il vostro, ehm, show, a Omaha… e volevo parlarvi.»
«E ci hai inseguito per tutto il Nebraska?»
Lui fa no con la testa. «Il mio non voleva essere un inseguimento.»
«Il risultato è stato quello, però, un inseguimento ad alta velocità» ribatto.
«Evidentemente non ci andava di parlare» commenta Penny.
Baz è glaciale. Ha la bacchetta puntata sul ragazzo. «Che cosa sei?»
«Non sono niente. Lo giuro. Sono un Normale» risponde lui.
Avverto un brivido lungo la schiena.
I Normali non sanno di essere Normali.
«Che cosa vuoi» dice Baz avanzando di un passo. È una minaccia, non una domanda.
Il ragazzo sorride. Tiene le mani bene in vista. «Sentite, mi dispiace, volevo solo parlarvi, davvero. Ma poi mi sono fatto prendere dal gioco.»
«Questo non è un gioco» replica Baz con un ghigno.
«Hai ragione, scusa. È solo che non ho mai visto…»
«Tu non hai visto niente.»
«…Un vampiro ammazzavampiri.»
Avverto il legame che mi unisce a Baz e Penelope. Stiamo tutti trattenendo il fiato, lo sento.
«Non sappiamo a cosa ti riferisci,» interviene Penny «e non intendiamo parlare con chi ci ha inseguito e intimidito.»
«Sentite…» Il ragazzo si sta ancora sforzando di mostrarsi amichevole. «A volte mi lascio trascinare dalle situazioni. Però sapevo che se vi avessi perso non vi avrei più rivisto. Era una di quelle occasioni che capitano una volta nella…»
«Infatti non ci rivedrai mai più» lo interrompe Baz. «E adesso sali sul tuo furgone e… un momento.» Baz si blocca e abbassa la bacchetta. «Adesso ti riconosco.»
«Sono Shepard» replica lui tendendogli la mano.
Baz non la stringe. «Sei quello che mi ha suggerito la formula. Alla fiera.»
«Smamma» dice il ragazzo sorridendo.
«Se davvero pensi che siamo dei vampiri, come ti è venuto in mente di seguirci in mezzo al nulla? Non hai paura di noi?» domando.
«Sono Shepard» ripete, e mi tende la mano.
Io la stringo, e sento Penny protestare.
«Tu non sei un vampiro…» dice Shepard. Mi fissa come se io fossi l’Arca dell’Alleanza e lui Harrison Ford. «Sei qualcosa di nuovo. O forse qualcosa di antico. Spero che me lo dirai davanti a una tazza di caffè bollente.»
«Ma quale tazza di caffè bollente» interviene Penny. «Tu te ne vai adesso, Mr Normale.»
«Shepard» la corregge lui, porgendole la mano.
«No!» esclama lei indicando la strada. «Vattene! Sei fortunato che non chiamiamo la polizia!»
«D’accordo.» Il ragazzo infila le mani in tasca. «Ho sbagliato tutto, lo so. Mi dispiace.» Si avvia verso il furgone. «Se volete posso mandarvi qualcuno che vi porti del carburante. Avete usato un incantesimo sul serbatoio, giusto? E la macchina si è spenta appena la vostra magia è cessata, vero?»
«Chi dice che la nostra magia è cessata?» Sbatto le ali, ma inconsapevolmente.
«Qui non c’è magia» ci spiega. «Non per i Parlanti.»
«Perché no?» domanda Penny. Evidentemente tiene più alla risposta che a mantenere il nostro segreto. «Che fine ha fatto la magia?»
«Da queste parti non ci sono abbastanza Normali» chiarisce lui. «Non ci sono parole a cui attingere. Per quelli come voi il Nebraska è una delle aree meno magiche del Paese; perché avete lasciato la superstrada?»
Penny è furiosa. «Per sfuggire a te!»
Mi rivolgo a Baz. «Secondo te è possibile?»
Lui inarca le sopracciglia come a dire: “Non ne ho idea”.
«Quindi siamo bloccati qui» conclude Penny.
«Potrei darvi un passaggio io» propone il Normale.
«Mi prendi in giro!» replica lei con rabbia.
«Come sai…» attacca Baz fulminandolo con lo sguardo. «Che cosa credi di sapere di noi? Della magia?»
Shepard sorride. (Io non lo farei, in una situazione del genere.) «Mi è stato confessato. Da altri Parlanti magici.»
«Seeee» commenta Penny. «Perché li hai inseguiti nel deserto e messi all’angolo?»
«Perché l’ho chiesto. E perché sapevano che non avevo brutte intenzioni.» Si rivolge di nuovo a Baz. «Non avevo mai incontrato un vampiro.»
«Spero che la tua fortuna continui» replica lui.
Il Normale è in piedi accanto al furgone, con la portiera aperta. Si aggiusta gli occhiali. «Io potrei aiutarvi…»
«Tu sei la ragione per cui ci serve aiuto!» grida Penny.
«In che modo?» domando. «In che modo potresti aiutarci?»
Il ragazzo mi si avvicina. «Siete in difficoltà. È evidente che non sapete niente dell’America: metà dei vostri incantesimi non funziona e siete finiti dritti in una Zona Silente. Non so dove state andando, ma potrei farvi da guida, come l’esploratrice Sacajawea.»
Penny incrocia le braccia sul petto. «In modo che possiamo invadere l’America e portarvela via?»
«Oh, merda, è questo il vostro piano?»
«Già,» replica sarcastico Baz «e siamo partiti alla grande, proprio.»
Il Normale non si arrende. «Date la caccia ai vampiri? È questa la vostra missione?»
«No!» risponde Penny.
«Siamo in vacanza» preciso io.
Il ragazzo si aggiusta di nuovo gli occhiali. «E siete venuti in vacanza nel Nebraska?»
«Siamo solo di passaggio» spiega Baz. «Senti, Shepard… mi lasci scambiare due parole con i miei amici magici?»
Mentre Shepard risponde «Certo», Baz afferra me e Penny per il braccio e ci riporta verso il cerchio di macchine. (Qualcuno ha costruito uno Carhenge con le automobili. È la cosa più bella che abbia mai visto.)
«Ci conviene accettare il suo aiuto» dice Baz.
«Non fare lo scemo, Baz.»
«Siamo bloccati qui, Bunce.»
«Sì, per colpa sua.»
«Appunto, accettiamo il suo aiuto» insiste Baz «e poi gli cancelliamo la memoria con un incantesimo. Qui è solo lui a perderci: è in minoranza, e la nostra magia tornerà appena troveremo un centro abitato.»
«E se fosse armato?» chiedo.
«Mi siederò dietro di lui e gli spezzerò il collo, se sarà necessario» risponde Baz.
Lo guardo dubbioso. Della serie: “Sicuro di sapere come spezzare il collo a una persona? Meglio che te lo mostri io, prima che saliamo a bordo”.
Sentiamo un rumore di pneumatici sulla ghiaia e, per un attimo, mi viene il dubbio che Shepard abbia deciso di andarsene senza di noi. Ci voltiamo tutti.
Sulla strada sterrata compare una nuova coppia di fari. Poi un’altra. E un’altra ancora.
«Chi sono?» domanda Penny.
Baz scrolla la testa. «Non mi dicono niente di buono.»