37

BAZ

Io guarisco prima degli altri, lo so. (Ennesima prova del fatto che non sono una persona.) Ma non ho mai davvero testato i miei limiti. Nessuno mi ha mai svuotato un fucile da caccia nel petto o preso a calci nella pancia con stivali da cowboy dalla punta d’acciaio…

Prima di adesso, la ferita peggiore l’ho subita quando mi hanno rapito i beoti. Anche quella volta mi pare che la gamba mi sia guarita subito, solo che è guarita male, perché ero chiuso in quella bara.

Prima ancora, c’erano stati gli scontri con Simon. Negli anni, qualche occhio nero, un labbro spaccato. Io guarivo subito, e lui anche. Credo fosse la sua magia a farlo guarire, anche se non era in grado di lanciare gli incantesimi necessari.

Ora non è più così, la sua ala ha qualcosa che non va, non si chiude del tutto. Proverò a curarla con un incantesimo appena aprirà gli occhi.

Mi sono svegliato prima di tutti, più vivo di quanto non mi sentissi da giorni.

Il mio corpo ha rigettato gli ultimi proiettili ieri sera, mentre mi lavavo sotto la doccia, e il torace non mi brucia più. Adesso è coperto di lucide cicatrici bianche; ma spariranno anche quelle, credo, come è successo a tutte le altre.

A colazione c’è pizza fredda.

Mettiamo sul letto tutti i nostri soldi. Arriviamo a qualche centinaio di dollari. Ho la carta di credito, ma l’idea di usarla mi mette ancora l’ansia.

«Questi non bastano nemmeno per la benzina» dice Shepard, guardando la pila.

«Per la benzina useremo la magia» risponde la Bunce. «E amplieremo un po’ il budget.» Tiene l’anello sulle banconote. «Un centesimo risparmiato è un soldo guadagnato!» La pila raddoppia e la Bunce sorride. «Ho sempre voluto farlo…»

Shepard resta a bocca aperta. «Puoi fabbricare soldi?»

«Pare di sì.»

«È una frase di Franklin. Smettila di usare incantesimi americani» le dico. «È troppo imprevedibile.»

«Le circostanze lo richiedono.» La Bunce si stringe nelle spalle. «Noi richiediamo cibo e abiti. E a questo qui,» indica Shepard «è richiesto di dirci dove si trovano i NowNext.»

«Di preciso non lo so» fa lui.

Simon mangia l’ultimo pezzo di pizza. «Dicci quello che sai.»

Shepard si aggiusta gli occhiali. «Sono un nuovo gruppo di vampiri. Da queste parti i vampiri tendono a stare da soli. O riuniti in una famiglia che si fa i fatti propri. Mentre i Next Blood… non sono una famiglia, sono un po’ come gli squali della finanza. Non se ne vanno in giro furtivi, ad acciuffare Normali solitari… si prendono quello che vogliono e basta. E sono ambiziosi. Persino io so che vogliono impossessarsi della magia.»

«E i maghi?» chiede la Bunce. «Li lasciano fare?»

I maghi non tollerano i vampiri. Da noi l’Arcimago con i vampiri ha stretto un patto che gli ha rovinato la reputazione. Per questo lo hanno sepolto senza una lapide. Persino i Compari dell’Arcimago, la sua piccola banda di tirapiedi, adesso sputano sulla sua memoria.

«Forse i maghi riuscirebbero a fermarli,» dice Shepard «ma prima dovrebbero organizzarsi. Non so come funziona dalle vostre parti, ma qui i Parlanti non si… parlano un granché.»

Non mi va di raccontare volontariamente come funziona da noi. «Hai detto che questi vampiri stanno cercando di imparare come infondere magia alle parole» dico. «Be’, non possono. Maghi si nasce, non lo si diventa.»

Simon si schiarisce la voce.

«Quindi la magia è genetica?» chiede Shepard. «Me lo sono sempre chiesto… Vuol dire che, se io sposassi una Parlante, potremmo avere un bambino magico?»

La Bunce scoppia a ridere.

«Come fai a sapere che questi nuovi vampiri vogliono possedere la magia, se sei così poco informato sul loro conto?» domando.

«Hanno sondato in lungo e in largo il Paese per conoscere trucchi e leggende. Hanno contattato alcuni appassionati di magia della mia rete.»

«Ecco, vedi?» La Bunce gli punta il dito contro. «Ecco perché ci teniamo stretti i nostri segreti! Hai intenzione di condividere quello che scoprirai su di noi con questi vampiri arrivisti?»

«No!» Shepard è categorico. «Ho già giurato sulla mia stessa vita.»

«Dove si trovano?» chiedo.

«Non so dove sia la sede dei Next Blood» risponde. «Però so dove si trovano quasi tutti i vampiri d’America. A Vegas.»

«Las Vegas…» La Bunce sembra vagamente contraria.

Lancio un’occhiata a Snow. Ha un sorriso smagliante.

Prima di partire, Simon decide di provare a chiamare Agatha.

«E se i NowNext rintracciano la chiamata e ci individuano?» chiede preoccupata la Bunce.

«Be’ se saranno loro a trovare noi,» replica lui «non dovremo più cercarli.»

«Telefoniamo, allora» dico io. «Chissà che la Monamour non ci risponda e non ci dica che è in un centro benessere a farsi estrarre i punti neri.»

«Non credo» dice la Bunce.

E ha ragione lei.

Io e la Bunce nascondiamo il suo numero con un incantesimo, o almeno ci proviamo, e chiamiamo Agatha. Parte la segreteria telefonica. Agatha non ha mai registrato un messaggio personale. (Nel caso, non mi sarei stupito se fosse stato: “Penelope, smetti di chiamarmi”.) La Bunce riaggancia subito.

«Va bene» dice Simon un attimo dopo. «Andiamo avanti.»

Appena apriamo la porta della stanza, volano dentro quasi tutti i miei calzini e tre camicie. Sono così felice che li abbraccio. (Di lì a poco mi sarebbe toccato ricorrere alla magia per procurarmi una camicia. O mandare Shepard al centro commerciale a comprarmi qualcosa. Senza camicia, non ci sarei potuto neanche entrare.) Uno dei calzini è coperto di piume, ma le camicie sono pulite. Ne indosso subito una – con una bella fantasia di foglie blu su sfondo melanzana – e infilo il resto in un sacchetto di plastica. (Mi pento di avere lasciato la valigia nel torrente, ma al momento non torneremo certo a prenderla.)

Con un incantesimo, la Bunce ha fatto di nuovo sparire le ali di Simon. E lui insiste nel non volermi sul cassone del furgone con lui. «Sei già ustionato dal sole» mi dice. «E sai come ti si conciano i capelli con il vento.»

Shepard raccomanda a Simon di stare disteso sul pianale; pare che viaggiare nel cassone sia pericoloso, oltre che illegale. «Faccio così di secondo e terzo nome» commenta Simon.

«Tu non ce l’hai il secondo nome» replico io, urtando i suoi sentimenti, cosa di cui mi pento subito. Sono solo preoccupato per lui. Gli afferro la mano, cercando di rimediare. «Stai attento, per favore. Avrai molte occasioni per fare l’ardimentoso, quando combatteremo i vampiri.»

«Ardimentoso? Che roba è?» chiede lui.

«Il tuo secondo nome.»

Mi strattona la mano. Per Crowley, che frane siamo. Non capisco mai che cosa vuole Simon. Che significa quel gesto? “Mi piaci”? Oppure: “Stai attento”? O forse: “Ridammi la mia mano”? A me sembra più che altro un: “Mi dispiace”. Non siamo nemmeno in grado di tenerci per mano senza scambiarci delle scuse. Se imparassimo a parlarci, sarebbe finita, vero? Se uno di noi trovasse le parole….

«Sali, Basil.» Penelope ha aperto la portiera e mi fa cenno di sedermi tra lei e Shepard.

Stringo la mano di Simon e obbedisco.

Un eroe ribelle
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