21

SIMON

Le fiere rinascimentali sono fantastiche.

Ho preso una coscia di tacchino, una Coca grande e appiccicosa e poi un dolce chiamato funnel cake, un groviglio di pastella fritta cosparso di zucchero a velo, che nel mio diario di viaggio si è guadagnato un bel dieci e lode. La donna che me lo ha venduto ci ha aggiunto gratis della salsa al cioccolato. «Agli angeli spetta qualcosina in più.»

Qui sono tutti così amichevoli. Non so se sia una caratteristica del Nebraska o se invece faccia parte della loro messinscena all’insegna dell’inglese antico.

Penelope ha deciso di prendersela per tutte le pessime imitazioni dell’accento inglese. (Come di quello scozzese, di quello irlandese e di quello australiano, che è anche peggio degli altri.) Baz invece è nel suo. Il suo uso arcaico del linguaggio non ha uguali.

Prego entrambi di fare un giro con me per la fiera. «Viaggiare in auto non vuol dire stare fissi in macchina. Si può anche scendere e visitare posti, incontrare persone strane… mangiatori di loto e sirene.»

«Quello non è un viaggio come un altro, è l’Odissea» commenta Baz. «Quando l’hai letta, Snow?»

«È stato l’Arcimago a farmela leggere. Voleva che lasciasse un segno su di me. E invece è un viaggio come tutti gli altri!»

Baz mi sorride. Come non faceva da un po’. Come in pubblico non ha quasi mai fatto… come se gli venisse naturale. «Hai ragione, Snow. Meglio legarti all’albero maestro.»

Indossa una camicia con un intero campo fiorito. Io non sapevo più come vestirmi, quando abbiamo smesso di portare la divisa della scuola, mentre Baz non vedeva l’ora di scatenarsi, a quanto pare. Non indossa mai due volte lo stesso capo nello stesso modo.

Lui sta affermando la propria identità. Mentre io la sto perdendo.

Non oggi, però. Oggi mi sento un altro. Oggi sono solo un tizio con un finto paio di ali rosse.

Più avanti c’è una bottega che vende cristalli e oggetti magici. Penny vuole fermarsi per essere sicura che non ci sia finito per sbaglio qualcosa di veramente magico. Di fronte c’è un negozio di spade… qui un mucchio di gente vende le spade!

Baz mi segue sotto il tendone. (LUNGHE E LARGHE, recita l’insegna.) «Non puoi impugnarle tutte, Snow.»

«Non ti sento» replico, mentre provo una sciabola poco equilibrata.

«Vi prego, mio signore, mia luce… non potete provare tutte le lame del regno.»

Queste parole fanno ridere sia me sia lui. Gli lancio la sciabola e lui la afferra al volo.

«Io non so niente di spade» mi dice.

«È un gran peccato» commento. «Potremmo allenarci insieme.» Guardo di nuovo le rastrelliere. «Cioè, avremmo potuto.» Non credo di possedere più una spada tutta mia. Un tempo avevo la Spada degli arcimaghi appesa al fianco, a mia disposizione in qualunque momento la evocassi. Adesso non posso più farlo. Non posso più pronunciare la formula per evocarla. O meglio, posso pronunciarla, ma non succede niente.

Una volta Baz ci ha provato… mi ha puntato la bacchetta sul fianco sinistro e ha pronunciato l’incantesimo: «In virtù di giustizia e coraggio. In difesa del debole. In spregio al potente. Per magia, bene e saggezza».

Non è comparsa.

«Immagino funzioni solo per l’Erede dell’Arcimago» ha commentato poi.

«Non esiste più» ho replicato io.

Baz mi lancia un’altra spada. Io la afferro di scatto. È più leggera di quanto mi aspettassi, è fatta di lattice. Lui ne impugna una identica. «Questa è più alla mia portata» commenta.

«È la Master Sword» spiego.

«Perfetta per me, allora.»

«Anche se è quella di The Legend of Zelda

Non ci arriva lo stesso. Baz non è un appassionato di videogiochi. Brandisce la lama di lattice. «En guarde, furfante. Spudorato mascalzone che non sei altro.»

Picchio la mia spada sulla sua. Lui cerca di parare il colpo, ma è una frana.

Non mi viene in mente nient’altro in cui Baz sia una frana. In questo posto è anche lui un’altra persona.

«Quel che i lor signori rompono, pagano!» ci grida un uomo.

Noi lo ignoriamo, picchiamo le lame l’una contro l’altra e usciamo in strada. Ci vado piano con Baz. Mi limito a rispondere ai suoi fendenti. Si sforza di sembrare aggressivo, ma non smette di ridere.

Buca la mia difesa solo una volta e mi colpisce sulla gamba. «Stai perdendo, Snow! È così che hai sconfitto l’orda di hobgoblin?»

«Tu distrai più di un hobgoblin. Hai i capelli più lucenti.»

«Sulle vostre labbra c’è stregoneria» dice Baz.

«Ancora Shakespeare?»

«Sì, scusami. So che preferisci Omero.»

Mi sta spingendo contro un palo di legno. E io lo sto lasciando fare. Mi accosto la spada di lattice al petto e lui ci preme contro la sua. «Scacco, compagno» mi dice.

«Ti sbagli di grosso» replico.

«Ho vinto.»

«Sono io che ti ho lasciato vincere.»

«È comunque una vittoria, Snow. Forse ancora più definitiva.»

Ha gli occhi grigi che brillano e profuma di crema solare. Penso a un insulto da indirizzargli. E poi mi chiedo se avrei il coraggio di baciarlo. Se il mio nuovo io avrebbe il coraggio di baciare questo nuovo Baz. Sarà legale nel Nebraska? Alla fiera sarà permesso?

Baz tira su con il naso e si volta, con la testa e con il busto, come se fiutasse del sangue.

Io assecondo i suoi movimenti. «Cosa…»

Fissa i tizi che avanzano nella nostra direzione: un gruppo di sei o sette persone mascherate da vampiro e accompagnate da alcune donne, tutte prosperose e con il corpetto, come se ne vedono dappertutto, qui alla fiera. (Non ho ancora capito se sono sempre attratto dalle donne, se lo sono mai stato o se invece sono soltanto Baz-sessuale. Sta di fatto che le scollature qui abbondano, e la cosa non mi infastidisce per niente.)

«Senti,» attacco, cercando di sviare la sua attenzione dai finti vampiri «so che si tratta di plagio, come l’ha definito Penny, però non ti scaldare.»

Ha il labbro arricciato. La banda di vampiri avanza spavalda. Sono vestiti secondo i tipici stereotipi dei succhiasangue. Due di loro portano il mantello. Una è una ragazza, mascherata da Capitan Uncino o roba del genere. Hanno i costumi schizzati di sangue finto. Solo gli occhiali a specchio rovinano l’effetto.

Le pulzelle ci stanno eccome. Un vampiro ne ha già una tra le braccia, cavalcioni sui suoi fianchi. Deve avere una forza mostruosa. Baz si volta proprio mentre il tipo più vicino a noi si abbassa gli occhiali e mi guarda. Ha la pelle cinerea e le guance troppo piene. Mi fa l’occhiolino.

Rabbrividisco. «Baz

«Lo so» replica lui. Gli sono spuntate le zanne. Si volta di nuovo e li osserva.

«Sono…»

«Lo so, Simon.»

«Dov’è Penny?»

«La cercheremo appena avremo finito qui.»

«Finito cosa?»

«Finito di uccidere questi vampiri» risponde lui in tono deciso.

«Mica possiamo farli fuori così» replico. (Io non posso di certo. Non sono più il genere di persona che attacca briga con i mostri.)

«Possiamo eccome, diamine. Li abbiamo sotto tiro.»

«Ma non hanno fatto niente di male!» (Adesso sono il genere di persona che concede ai vampiri il beneficio del dubbio.)

«Non ancora, Snow. È probabile che mentre ce ne stiamo qui a discutere apriranno quelle meretrici come lattine di birra.»

«Meglio chiamare Penelope, allora. Siamo in minoranza.»

«Sono loro in minoranza. Due maghi a zero.»

«Ripeto, meglio chiamare Penelope.»

«Dove sono andati?»

Controllo. I vampiri sono scomparsi.

«Dannazione.» Baz si è già messo sulle loro tracce.

«Baz…»

«Simon. Finiranno per uccidere quelle ragazze!»

«Non subito. Non in pieno giorno.»

«Secondo te i vampiri hanno un codice deontologico?»

Il venditore di spade inveisce contro Baz. «Ehi! Tornate indietro e saldate il conto!»

«Torniamo subito» rispondo io e, posata la Master Sword su un tavolo, agguanto uno spadone. «Subitissimo!»

Raggiungo Baz mentre si acquatta tra due baracche. «Li vedi?»

«Sento il loro odore» sussurra. «Zitto.»

Questa parte della fiera è allestita ai margini di un boschetto di alberi ombrosi. Le baracche e le tende sono deserte, nessuno vende niente; è come essere dietro le quinte.

Sento dei risolini. Dopo qualche istante li vedo, nascosti tra gli alberi. I vampiri hanno circondato le donne, e stanno tutti… facendo sesso, pare.

«Oh, cavolo, tu e la tua gente siete proprio dei pervertiti.»

«Io non sono come loro» replica Baz. «E poi sta’ zitto, hanno l’udito fine.»

«Ancora non hanno fatto niente di male. Non possiamo ucciderli perché fanno sesso.»

A quel punto una delle donne strilla. Non come farebbe una che sta godendo, però, è più uno strillo della serie “Sto morendo”. E subito le fa eco un’altra donna.

Baz comincia a ringhiare, proprio nell’esatto momento in cui Penelope grida: «Burn, baby, burn!».

Di colpo, le gambe di uno dei vampiri prendono fuoco. Lui pesta i piedi per spegnere le fiamme, ma… i vampiri sono molto infiammabili. Gli altri si ritraggono di scatto e si lanciano all’inseguimento di Penny, tallonati da me e Baz.

I vampiri sono di una velocità incredibile. Ma, del resto, lo è anche Baz. Io corro dietro a tutti per un minuto e poi mi ricordo che posso volare. Mi levo sopra le bancarelle in cerca di Penny. I vampiri le danno la caccia tra la folla. Lei protende la mano con l’anello, ma non ha una buona visuale su di loro.

Le atterro vicino. La gente applaude e mi fa spazio, aprendo la strada anche ai vampiri. Penny prende la mira. «Via la testa!» grida a uno di loro, e si dà il caso che succeda proprio questo. (Penelope non è una che ci va leggera.) La testa del vampiro rotola via, il corpo cade in avanti e i suoi compagni, furiosi, si scagliano contro di noi.

Io ne affronto uno brandendo la mia spada. La mia merdosissima spada. Che si piega sulla spalla del bastardo.

Arretro e finisco dritto dentro un’altra bancarella che vende spade. (Anche se non è poi questo gran colpo di fortuna, visto che qui metà delle botteghe vende armi.) Agguanto uno spadone scozzese e sferro il colpo. La lama sferza il vampiro, poi si stacca dall’elsa.

Questo vampiro ha i capelli biondi e spettinati e un mantello da finto Conte Dracula con tanto di colletto alto con i becchi. Impugno un’altra spada e per un attimo lo respingo, prima che me la tolga di mano afferrandola per la lama. Gli attorciglio la coda alla gamba, tiro e lo scaravento a terra; così ho il tempo di impugnare una scimitarra con la sinistra e un’ascia da battaglia con la destra.

Intanto lui si è già ripreso. Indietreggio e finisco nella strada principale della fiera. La gente la affolla da entrambi i lati, come il pubblico durante una parata. Non vedo Penny. Di sicuro non avrà abbastanza magia per un’altra decapitazione. Però è un tipo in gamba, mi ripeto. E Baz è in grado di affrontarne tre di questi mostri alla volta. Spero.

Il vampiro mi si scaglia addosso e io lo colpisco sul petto con la scimitarra. Solo che questa si spezza come un fiammifero, e lui mi afferra la mano. Così non ci siamo. Potrebbe mordermi come se niente fosse. O spezzarmi in due. Se avessi ancora il mio potere, adesso mi starei sforzando di pensare a un valido incantesimo contro i vampiri. (Chissà che nostalgia avrei della magia se in passato fossi riuscito a dominarla.)

Provo a spiccare il volo per scampare al vampiro, ma lui mi tiene stretto. Ho ancora l’ascia da battaglia nell’altra mano, però, così gli sferro un ultimo colpo disperato…

Ma, appena incontra il suo collo, la testa della scure si stacca.

Un eroe ribelle
p000_cover.xhtml
toc.xhtml
p001_il-libro.xhtml
p002_l-autore.xhtml
p003_frontispiece.xhtml
p004_dedication.xhtml
p005_epilogo.xhtml
p006_capitolo-01.xhtml
p007_capitolo-02.xhtml
p008_capitolo-03.xhtml
p009_capitolo-04.xhtml
p010_capitolo-05.xhtml
p011_capitolo-06.xhtml
p012_capitolo-07.xhtml
p013_capitolo-08.xhtml
p014_capitolo-09.xhtml
p015_capitolo-10.xhtml
p016_capitolo-11.xhtml
p017_capitolo-12.xhtml
p018_capitolo-13.xhtml
p019_capitolo-14.xhtml
p020_capitolo-15.xhtml
p021_capitolo-16.xhtml
p022_capitolo-17.xhtml
p023_capitolo-18.xhtml
p024_capitolo-19.xhtml
p025_capitolo-20.xhtml
p026_capitolo-21.xhtml
p027_capitolo-22.xhtml
p028_capitolo-23.xhtml
p029_capitolo-24.xhtml
p030_capitolo-25.xhtml
p031_capitolo-26.xhtml
p032_capitolo-27.xhtml
p033_capitolo-28.xhtml
p034_capitolo-29.xhtml
p035_capitolo-30.xhtml
p036_capitolo-31.xhtml
p037_capitolo-32.xhtml
p038_capitolo-33.xhtml
p039_capitolo-34.xhtml
p040_capitolo-35.xhtml
p041_capitolo-36.xhtml
p042_capitolo-37.xhtml
p043_capitolo-38.xhtml
p044_capitolo-39.xhtml
p045_capitolo-40.xhtml
p046_capitolo-41.xhtml
p047_capitolo-42.xhtml
p048_capitolo-43.xhtml
p049_capitolo-44.xhtml
p050_capitolo-45.xhtml
p051_capitolo-46.xhtml
p052_capitolo-47.xhtml
p053_capitolo-48.xhtml
p054_capitolo-49.xhtml
p055_capitolo-50.xhtml
p056_capitolo-51.xhtml
p057_capitolo-52.xhtml
p058_capitolo-53.xhtml
p059_capitolo-54.xhtml
p060_capitolo-55.xhtml
p061_capitolo-56.xhtml
p062_capitolo-57.xhtml
p063_capitolo-58.xhtml
p064_capitolo-59.xhtml
p065_capitolo-60.xhtml
p066_capitolo-61.xhtml
p067_capitolo-62.xhtml
p068_capitolo-63.xhtml
p069_capitolo-64.xhtml
p070_prologo.xhtml
p071_ringraziamenti.xhtml
p999_copyright.xhtml