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PENELOPE
«Allora, in questa fase avrò bisogno del vostro aiuto» dice Shepard.
«Quale fase?» domando. «Perché?» Per discutere con il Normale devo sempre chinarmi in avanti e aggirare Baz, mi sto stancando. Sono almeno undici ore che viaggiamo a bordo di questo furgone. Simon è rimasto tutto il tempo dietro – o sopra di noi –, esposto al deserto. L’ho riempito di incantesimi protettivi, e so che Baz ha fatto altrettanto, ma ora stiamo davvero esagerando. Ci tengo sì a salvare Agatha, ma non a costo di cuocere Simon a microonde.
Nell’ultima sosta l’ho trovato bene, però. Semmai mi è parso esaltato; pericolosamente, direi. «Non riesco a credere che stiamo sfiorando il Grand Canyon e tiriamo dritto!» si è lamentato. «Per non parlare della Route 66! E del Joshua Tree!»
«Gli alberi ci sono anche da noi, Snow» ha commentato Baz. «Ripigliati.»
Baz viaggia molto meglio con un tetto sopra la testa. Il naso bruciacchiato sta quasi guarendo, ma ha ancora un colorito troppo grigiastro per i miei gusti.
Dopo pranzo si è prosciugato un serpente, però è diventato acido e irritabile.
«Eccoti servito» ha commentato Shepard appena è risalito a bordo. «Un serpente a colazione, uno a pranzo, e poi una cena leggera.»
Io l’ho ignorato. Cerco di ignorare il Normale il più possibile. Gli abbiamo consentito di stare con noi e di aiutarci, ma non gli abbiamo certo promesso spiegazioni o… intrattenimento.
Eppure insiste. Non smette mai di parlare.
Quando non rispondiamo alle sue domande sulle nostre famiglie, ci racconta lui della propria. La madre è insegnante e la sorella maggiore è giornalista. I suoi sono divorziati, e il padre, un assistente di volo, abita ad Atlanta; il che è un vantaggio perché a Natale fa caldo quindi ci si va volentieri, e in più, a volte si vola gratis… Come se non bastasse, per amor della magia, so anche che alle elementari giocava a football, ma ora preferisce i giochi di ruolo. Parla delle cose più insignificanti, proprio.
E più di tutto ama parlare della magia. È come se fosse convinto che parlare di tutte le creature magiche che ha incontrato possa spingerci a fare altrettanto.
Invece non è così. E poi i maghi non fraternizzano con le creature magiche, nemmeno con quelle non-malvagie. A scuola c’erano broonie e folletti, e tra gli studenti un anno più grandi c’era pure un centauro… ma erano tutti almeno in parte magici. (Come fa una maga a innamorarsi di un centauro? Che cos’avranno mai in comune?) («La metà superiore del corpo» ha detto Simon quando ne abbiamo discusso.)
Shepard, comunque, non ha mai incontrato una creatura magica con cui non abbia stretto amicizia. A sentir lui.
«Non puoi aver girato zaino in spalla con un Bigfoot» ho commentato dopo cinque o sei ore di queste assurdità.
«Be’, te l’ho detto, non porta un vero e proprio zaino. Ha una specie di borsello che contiene solo un pettine e un coltello da intaglio. Quando gli ho regalato il mio spazzolino, era felice come una Pasqua. Dovrei tornare là con un altro…»
«Dove lo trovi il tempo per tutte queste avventure? Non sei molto più grande di noi. Non ci vai all’università?»
«Io ho ventidue anni. Tu quanti ne hai?»
«Non sono affari tuoi.»
«Giusto, be’, ho messo da parte la scuola per un po’. Ci tornerò quando saprò che cosa studiare. Nel frattempo, la strada è la mia maestra.»
«La strada. La strada è il tuo divertimento, scommetto. Impareresti di più dal mondo, se lo conoscessi meglio.»
«Ah, è quello che dice sempre mia madre.»
«Tua madre è molto più in gamba di te.»
«Su questo non c’è dubbio. E la tua com’è?»
«Pfff.»
Siamo in Arizona, credo, su una strada buia. Ci teniamo alla larga dall’autostrada, ma non lontani dalle città e dalla gente.
«Quello che tenteremo di fare,» ci spiega il Normale «non è del tutto legale.»
«Ti credevo Mr Law and Order.»
«Invece sono Mr Non Rubare Auto, Falsificare Soldi o Commettere Altri Atti di Truffa Aggravata. Però non faremo del male a nessuno. Dobbiamo intrufolarci, per vedere questa mia amica, ma diciamo che non è orario di visita…»
«Dicci cosa ti serve» lo interrompe Baz.
«Un paio di “Apriti sesamo” dovrebbero andare.»
«Argh» replico rabbiosa. «Non recitare formule. Tu non dovresti conoscerne nemmeno una.»
«Questa l’ho sentita pronunciare da te al motel! E poi lo sanno tutti che “Apriti sesamo” è una formula magica. E forse lo è proprio perché tutti ne sono a conoscenza. Ci hai mai pensato?»
Nascondo la faccia. Ora come ora, mi tapperei anche le orecchie. «Chi ti ha spiegato la natura della nostra magia? Ti prego di dirmelo, almeno potrò farlo processare dal tribunale internazionale.» Non esiste un tribunale internazionale della magia, però mi piace l’idea di confondere Shepard con false informazioni.
«Bene» dice Baz. «Ora diamoci un taglio. Non c’è tempo per discutere.»
Imbocchiamo una strada più grande e seguiamo le indicazioni per una certa diga di Hoover. Mi pare di averne già sentito parlare.
Mi giro verso il finestrino posteriore. Simon è seduto tutto contento con la schiena appoggiata alla sponda del cassone. Non sembra esserci nulla di questo viaggio che lui non trovi gradevole. (Se si escludono le occasioni in cui abbiamo rischiato di morire… Anche se, sinceramente, mi pare abbia gradito anche quelle.)
«Magari potreste renderci meno visibili» suggerisce Shepard. «Ci sono le telecamere.»
Baz getta sul furgone un: «Come in uno specchio, in modo oscuro».
Shepard annuisce. «Fico. E ora i cancelli…»
«Apriti, sesamo!» esclamo. Ma il tono è inespressivo e sarcastico, così devo ripeterlo.
«Potrebbero esserci delle guardie» dice Shepard, scrutando nel buio davanti a noi.
«Ci penso io.» Baz fa proprio sul serio. «Devo addormentarle?»
«Nooo!» Shepard allunga il braccio. «Non voglio certo che qualcuno si addormenti sul pannello di controllo e faccia saltare in aria la diga intera…»
«Non credo ci sia un pulsante apposta per questo» commento.
Baz si sta spazientendo. «Ci penso io.»
Appena parcheggiamo, Simon salta giù dal cassone. «Qual è il piano? Andiamo a visitare la diga? Che figata. Siamo entrati di nascosto?»
Baz lo afferra per la maglietta, se lo avvicina e lo ispeziona per controllare se ha subito danni. «Ti senti bene? Hai sete? Stai morendo per eccessiva esposizione al sole?»
«Sto bene» risponde Simon. «Ti consiglio di viaggiare dietro con me, quando ripartiamo. Ormai il sole è tramontato. Non si sono mai viste così tante stelle.» Simon distende le ali come per sgranchirsele. Baz gli leva un po’ di polvere dalle spalle. Sembra timido, come se non fosse sicuro di potersi permettere tanta tenerezza. È una scena dura da reggere, così guardo Shepard. Li sta fissando anche lui. Gli rifilo uno spintone sul braccio. «Allora, qual è il piano?»
Shepard prende una bottiglia d’acqua dal pianale. «La mia amica vive nell’acqua» mi spiega. «Più o meno, insomma. Dobbiamo solo camminare sulla diga e vedere se è in vena di parlare.»
«Quindi la vita di Agatha dipende da questa persona che non si sa se sarà disposta a parlarti? Fantastico.»
«Siete fortunati, quasi tutti amano parlare con me. Sei tu l’eccezione.»
Seguiamo il camminamento che corre lungo la diga.
Io e Baz ci assicuriamo che le guardie non ci notino ricorrendo a una combinazione di “Come in uno specchio” e “Qui non c’è niente da vedere”.
Shepard osserva ogni nostra mossa. Scommetto che, appena ne avrà il tempo, si segnerà tutte queste formule in uno dei quaderni che tiene impilati sul cruscotto. Be’… mica abbiamo promesso di non distruggere le prove.
Simon ci segue in volo. Credo che gli piaccia poter spiegare le ali senza doversi nascondere. Una volta a casa, dobbiamo trovare il modo di fargli fare ginnastica alle ali. (Se non finiamo in un carcere magico… Be’, se dovessimo finire in un carcere magico, almeno Simon non dovrebbe più nasconderle.)
La diga è enorme – e piuttosto bella, a mio avviso –, un muro di cemento ricurvo che blocca il corso del fiume. Quando arriviamo a metà, Shepard si sporge il più possibile sullo specchio d’acqua. Se tenessi davvero a lui, lo tratterrei. Da quassù sarebbe una bella caduta: il fiume dev’essere in secca. Lungo le sponde rocciose del bacino artificiale si vede il segno del livello dell’acqua, ricorda il classico anello sul bordo della vasca da bagno.
«Blu…» chiama Shepard sottovoce. Inclina la bottiglia sulla ringhiera e rovescia un po’ d’acqua. Nessuna risposta immediata.
Continua a sporgersi dal parapetto e vuota la bottiglia. «Blu…»
Sentiamo un frullio, sotto di noi… uno sciabordio.
«Ssshep» dice una voce.
Davanti a noi si alza di colpo una colonna d’acqua. Scatto all’indietro. Simon mi posa la mano sulla spalla per tranquillizzarmi. È appena atterrato.
L’acqua ricade.
Dalla superficie si levano altri getti e subito ricadono.
E alla fine spunta una colonna d’acqua ancora più grande, che stavolta non scompare. Per un attimo ricorda l’immagine di una donna. Sembra una scultura di ghiaccio che si scioglie.
«Sssha di plassshtica» brontola la voce. È un brontolio tutto femminile.
«Lo so,» replica Shepard «mi dispiace.»
Una mano simile a un rivolo fa per toccargli la guancia. «Ogallala Aquiferrr» balbetta la creatura, accarezzandolo. «Lo ssshpettacolo delle Montagne Rocciose.»
«Sì» dice Shepard. «Sto facendo un viaggio in auto.»
«È più una missione di salvataggio» preciso io.
La voce si volta verso di me e subito indietreggia. Recede. «Ssshtranieriiii» dice. Dice. Frulla, insomma.
«Amici» la corregge Shepard.
«Ssshei ssshempre così fiduciossso, Shhep.»
«Forse. Ma di solito non sbaglio nei miei giudizi.»
«Magia» insiste lei. «Perrricolo. Lassshcia che li prenda io, tu ssshtanne fuori.»
Nel lago il livello dall’acqua sta salendo. La colonna si ispessisce e assume più chiaramente la forma di una donna. Resisto all’impulso di lanciare un incantesimo. Simon mi strizza la spalla.
«Non vogliono farci del male!» insiste Shepard. «Stanno cercando una loro amica. Crediamo che sia stata rapita dai vampiri.»
L’acqua – una sorta di spirito del fiume? Il fiume stesso? – mormora qualcosa. «Brutta compagnia» replica poi in uno spruzzo. Mi bagna scarpe e calzettoni. Baz si allontana dal muro.
«Delle peggiori» conferma Shepard. «Crediamo che sia con i Next Blood.»
Il lago è agitato. Lo sentiamo infrangersi contro il cemento.
«Pensavamo che magari potessi dirci dove si trovano» azzarda Shepard. «Tu sei onnipresente.»
«Orrra non più» si lamenta lei. «Sono arginata, rissshtretta e offussshcata.»
«Da quassù sei ancora magnifica» commenta lui.
L’acqua lo schiaffeggia con una specie di pssssht.
Shepard si sporge ancora di più… troppo, i piedi non toccano terra. Ha viso e capelli gocciolanti.
«I New Blood sono dissshtillati» farfuglia lei. «Ssshossshtanze chimiche, integrrratori vitaminissshi.»
Mi sto spazientendo. «Dove si trovano?»
Per tutta risposta ricevo una sciacquata.
Shepard mi mette a tacere con uno sguardo. Ah, adesso vuole che stia zitta, eh? «Ti saremmo molto grati del tuo aiuto» dice in tono supplichevole.
«Ovesssht» risponde lei.
«Ovest e basta?»
«Sulla cossshta. Acqua ssshalata. Irrigassshione. Campo da golfsssh.»
«Potrebbe essere ovunque, in California» commenta Shepard tra sé.
«Ssshpesssho li ssshento più prossshimi.»
«Ah, sì?»
«Las Vegassh.»
«Si stanno mescolando con gli altri? Non è possibile.»
L’acqua si stringe nelle spalle. Non so se rendo. «Finissshcono tutti al Katherrrine.»
«Il Katherine. Intendi l’albergo?» domanda Shepard.
«No.» Scuote la testa avanti e indietro, schizzando ovunque. «Perrricolo. Lassshcia che vadano da sssholi.»
«Blu. Ho promesso di aiutarli.»
«Sei trrrroppo ssshervizievole.»
«A proposito.» Sorride, si lascia scivolare a terra e sfila lo zaino dalle spalle. «Ho una bella notizia per te.» Tira fuori un romanzo. «Questo mi è piaciuto. Un po’ triste. Però ci sono delle belle battute.»
«È di narrrrativa?»
«Certo» replica lui, gettandolo nell’acqua. Poi fruga di nuovo nello zaino. «Questo si prende un po’ troppo sul serio, ma so che vai matta per i western.» E getta un altro libro al di là della ringhiera. «Ne avrei portati di più, ma non sapevo che sarei venuto. Durante il viaggio ho preso questa, però.» Mostra una radio. «Waterproof.»
«Non essshiste niente di ssshimile.»
«Water-resistant, insomma» precisa lui, e getta anche quella. L’acqua la prende al volo con uno zampillo. «Tornerò appena posso per cambiare le pile.»
«Grassshie. Ssshei un buon amico.»
Ora che abbiamo le informazioni che ci servono su Agatha, Simon avanza un po’ lungo il camminamento. Sbatte le ali per sporgersi meglio dal parapetto.
Davanti a lui si para un muro d’acqua, la sagoma della donna sembra passarci attraverso e tendere la mano verso il suo mento. «Io ti conossshco» gli dice, bagnandolo.
Simon atterra e si immobilizza.
«Tu errri lo ssshcarico.»
Lui annuisce. «Sì… mi dispiace. Ti ho sottratto la magia?»
«Non a me. Al mondo interrro, ssshì.»
«Mi dispiace» ripete Simon. «Non avevo idea.»
Gli liscia i capelli all’indietro, bagnandoli tutti. «È lo ssshtesso» gorgoglia. «Poi l’hai ressshtituita. In quantità ancorrra maggiore.»
Simon china la testa e lascia che la mano di lei gli ricada addosso.
Io e Baz siamo stupefatti. Proprio come lo è la guardia a pochi metri da noi.
Sollevo l’ametista. «Questi non sono i droidi che stai cercando!»
«Questi non sono i droidi che sto cercando» ripete l’uomo, e torna sui propri passi. «Perché stavo cercando i droidi…»
«Dobbiamo andare» dice Baz. Poi guarda il fiume. «Grazie.»
«Non ci è stata poi di grande aiuto» borbotto io. Baz mi rifila una gomitata.
L’acqua si riavvicina a Shepard per salutarlo. Lui le promette di tornare al più presto. E di visitare le sue sorgenti al La Poudre Pass. «Ssshep, faressshti saltare la diga perrr me?» lo implora lei.
«Non oggi. Ma ci penserò» replica lui.
«Sssharebbe meglio per tutti.»
«Tutti tranne me. Però è nella mia lista di obiettivi a lungo termine.»
«Sarebbe terrorismo!» esclamo.
«Liberrrazione» ribatte il fiume.
«Magia, salvaci dai radicali» esclamo e, mio malgrado, mi sembro tanto mia madre.