53

SHEPARD

Il vampiro brandisce il pezzo di legno come fosse un’arma e lancia a Penelope un’occhiataccia millenaria. Lei non cede di un millimetro e lui desiste.

Sento Simon che ci svolazza intorno.

Baz schiva qualcosa proprio davanti a Lamb e alza le braccia. «Snow, giuro che ti strozzo.»

«Che succede, Baz?» chiede Lamb, più confuso che intimidito. «Ti sei alleato con questi maghi?»

«No.» Baz continua a dividere Lamb da un invisibile Simon. «Non siamo “alleati”. Sono miei amici e vogliono proteggermi, ma io non ne ho affatto bisogno. Cos’è che non vi è chiaro del pollice su?»

«E a te cos’è che non è chiaro della frase “Vietato andarsene con lui”?» urla Simon di rimando.

«Io sto bene!»

«Sei nella camera di un vampiro!»

«Sono un vampiro anch’io!» esclama Baz. «E questo è uno studio!»

«Un vampiro» ripete Lamb; poi guarda Penelope. «Un mago…» E infine guarda me. «Un…»

«Sanguinante» dico io, salutando con la mano. «Mi chiamo Shepard.»

Lamb guarda oltre la spalla di Baz, dove Simon sta creando una perturbazione. «E quello cos’è?»

«Il suo ragazzo!» ringhia Simon.

Uhm. Non ne ero sicuro. Cioè, il dubbio mi era venuto, però…

Baz si copre il viso.

«Ragazzo?» ripete Lamb. «E Agatha?»

«Non esiste una spiegazione semplice per chiarire tutto questo» mi intrometto io, sorridendo. «Però ne esiste una interessante. E giuro che qui nessuno vuole farle del male.»

Dal tavolo vicino al punto in cui svolazza Simon cade un vaso.

«Che ne dite di metterci comodi e discuterne con calma?» continuo, ancora con il sorriso sulle labbra.

Quindici minuti dopo siamo tutti seduti sui divani di Lamb. Tutti eccetto Simon; ma è giusto così perché ha spaccato l’unica altra sedia disponibile. Accigliato, Lamb continua a fissarne i resti come se preferisse davvero aggiustare la sua bella sedia piuttosto che discutere con noi.

Ha un aspetto decisamente meno vampiresco di Baz. (Pensavo che Baz appartenesse a una lunga progenie di vampiri originaria della Transilvania, con quei lunghi capelli neri e quel picco della vedova accentuato. Ma immagino che il vampirismo non funzioni così…) Lamb ha lineamenti più dolci e una chioma morbida e lucida. È il classico inglese che si vede nei film tratti dai libri di Jane Austen, è delicato e minuto come se fosse ritratto a matita. È pallido, certo, con gli occhi segnati da un’ombra grigia, ma non ha il volto grigio come Baz. Né altrettanto consumato e spettrale.

Se è questo l’aspetto che dovrebbe avere un vampiro, allora forse Baz è carente di ferro.

Lamb non ha nessuna paura di noi, nonostante la magia e i numeri siano dalla nostra. Ci tratta come quattro ragazzini che hanno appena confessato di avergli rotto la finestra con una palla da baseball.

È Baz a perorare la nostra causa: «Ti ho detto la verità. Agatha è davvero mia amica. E noi la stiamo solo cercando».

«Come fai a essere amico dei maghi? Ci odiano» domanda Lamb, ancora accigliato.

«Siamo cresciuti insieme» spiega Penelope. «Dopo anni abbiamo saputo che Baz è un vampiro.»

«Io lo sapevo» dice Simon.

Baz scuote la testa e alza gli occhi al cielo. «Non dici proprio nulla che possa esserci d’aiuto.»

Lamb osserva il punto in cui dovrebbe essere Simon. «Anche tu sei cresciuto con loro, ragazzo invisibile?»

«In genere non è invisibile» mormora Baz.

«Un vampiro, due maghi e un Sanguinante.» Lamb sospira e si alza. E noi sobbalziamo tutti. «Ho bisogno di una tazza di tè.»

«Oh, sia lodata la magia» esclama Penelope, proprio mentre Simon ripete: «Tè?», e Baz domanda: «Per Crowley, possiamo averne un po’?».

Accetto sempre cibo e bevande dagli Essemagari, anche se comporta qualche rischio. (Mia madre inorridirebbe nel vedermi rifiutare il cibo offertomi a casa di qualcuno.) Però mi sorprende l’educazione di questa combriccola. Mi giro verso Penelope, seduta al mio fianco su un antico divanetto. «Non hai paura di essere avvelenata? O ustionata?»

«Me ne preoccuperò dopo avere bevuto il tè» risponde.

Lamb torna con un vassoio. A Simon tocca una tazza di plastica del casinò. Agli altri la porcellana.

«Ci ho riflettuto,» ci comunica Lamb mentre serve il tè a Penelope «e proprio non riesco a trovare un solo motivo valido per aiutarvi. O continuare ad ascoltarvi.»

«Semplice cortesia?» suggerisce Penelope. Il vampiro scoppia a ridere e il suo viso sembra arricciarsi tutto.

«Senza contare che saremmo in debito con te» aggiunge Baz.

«Figuriamoci!» esclama Simon con scherno.

«Siete già in debito con me» replica Lamb. «Siete ancora vivi.»

«Potremmo dire la stessa cosa di te» ribatte Penelope.

Il vampiro ridacchia. «Sei proprio spiritosa» commenta. «Anche se non intenzionalmente, lo so.»

Gli allungo la mia tazza ancora vuota, sporgendomi un po’ davanti a Penelope.

«Un motivo valido potrebbe essere che avete un nemico in comune» suggerisco.

Lamb mi guarda e inizia a versarmi il tè. Adesso ascolta eccome.

Accenno con il capo a Penelope, Baz e Simon (credo). «Questi non sono stupidi. Sanno di non avere grandi chance contro i Next Blood, nemmeno con il suo aiuto. Però vogliono provarci lo stesso. E posso assicurarle che non si arrenderanno senza combattere.»

Mi riaccomodo sul divano con la tazza in mano. «Questi vampiri della Silicon Valley non si sono mai scontrati con i Parlanti. Non sanno cosa vuol dire essere perseguitati e messi all’angolo con una bacchetta magica. Non hanno mai subìto perdite ingenti. Ebbene, adesso lo scopriranno. Anche nel peggiore dei casi, lei ne trarrà comunque vantaggio… semineremo il caos tra i Next Blood, gli romperemo le uova nel paniere.»

Lamb è di nuovo seduto accanto a Baz. Mi guarda a occhi stretti. «Come sai che considero i Next Blood dei nemici?»

«Tutti sanno che Las Vegas è in guerra con i Next Blood» continuo. «E lei è il re di Las Vegas.»

«Il Re vampiro?!» mi urla Penelope appena siamo in ascensore. «Cosa aspettavi a dirci che si trattava del Re vampiro, cazzo?»

«Non ne ero sicuro!» E non lo ero davvero finché non l’ho detto a voce alta e Lamb mi ha sorriso e mostrato le zanne.

«Sentivi il bisogno di esserne sicuro? Potevi dirci “Penso che sia il Re vampiro” o che so “Ragazzi, sapete che esiste un Re vampiro? Già! Potrebbe essere lui!”.»

«L’ho sentito descrivere solo una volta, da un diavoletto dei fossi ubriaco» mi giustifico.

«E come l’ha descritto?» chiede lei.

«Bellissimo e con il viso da bambino, viscido come l’olio sul ghiaccio.»

Simon sbuffa. Penelope mi rifila un bel pugno. «Ma allora certo che è lui, Shepard! Per tutti i serpenti!»

La porta dell’ascensore si apre. «Raccattiamo le nostre cose e andiamo via» ci ordina Penelope. «Shepard, prendi il furgone, ci vediamo all’entrata.»

«Ma Lamb potrebbe ancora aiutarci…» dice Baz, accigliato.

Penelope ha tutta l’aria di voler prendere a pugni anche lui. «La festa è finita, Baz! Non possiamo dormire sotto lo stesso tetto del Re vampiro! Men che meno ora che sa chi siamo.»

«Chi sono io non lo sa, però» gongola Simon.

«Un ebete sconsiderato, intendi?» dice Baz. «Secondo me l’ha capito, invece.»

«Non mi chiameresti così se ti avessi salvato!»

«Non avevo bisogno di essere salvato!» sibila Baz. «Me lo stavo lavorando. E finalmente mi dava ascolto.»

«A dirla tutta eri tu ad ascoltare lui» ribatte Simon. «Mentre ti raccontava tutte quelle fantasie sui vampiri che salvano principesse e uccidono draghi.»

«Come devo dirtelo, Simon Snow, solo un selvaggio depravato ucciderebbe un drago!»

«Io non volevo ucciderlo!»

Giriamo l’angolo, la nostra stanza è in fondo al corridoio. «Cinque minuti» ci istruisce Penelope mentre digita qualcosa sul telefono. «Prendete la vostra roba e andiamo via.»

Io e Baz ci blocchiamo.

«Dai, ragazzi,» ci incita lei passandoci avanti «andiamo.»

«Penelope» mormoro. Finalmente lei alza lo sguardo: un uomo e una donna, con indosso abiti costosissimi, se ne stanno in piedi accanto alla nostra porta.

Un eroe ribelle
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