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BAZ

Abbiamo appuntamento all’aeroporto, e al mio arrivo Snow è già lì. All’inizio non lo riconosco… o, meglio, riconosco in lui lo Snow di un tempo. Indossa i jeans e la vecchia felpa di Agatha con la scritta Watford Lacrosse. (Devo lasciare accidentalmente una delle mie vecchie magliette da calcio nel suo appartamento, Snow si mette tutto quello che trova sul pavimento.) La felpa è tagliata sul dietro per dare spazio alle ali, ma non si vede niente. Niente di niente. Gli incantesimi di solito gliele nascondono soltanto, le ali, però rimane sempre un’aura o un’ombra leggera. Oggi non c’è niente, invece.

Allungo la mano per toccarlo fra le scapole, ma lui si volta senza darmene il tempo.

«Ciao» mi dice appena mi vede. Si tocca i capelli nervosamente.

Gli metto la mano sulla spalla. «Ciao.»

«Al check-in, o quel che è, ci pensa Penny. Io non avevo il passaporto» mi sussurra avvicinandosi. «Così ne ha rubato uno e l’ha stregato.»

Come se non fosse stata già abbastanza nei guai; sappiamo bene che ha usato la magia per comprare i biglietti aerei. È una delle poche leggi che abbiamo nel mondo degli arcimaghi: niente falsificazioni prodotte dalla stregoneria. Se usassimo la magia per denaro, getteremmo nel caos l’economia mondiale. Tutti infrangiamo le regole di quando in quando, ma la madre della Bunce è nella Congrega. «Spero sia cosciente del fatto che la madre non si farà problemi a consegnarla alle autorità.»

Snow è agitato. «Secondo te ci beccano? Questa storia è tutta un’idiozia.»

«No.» Gli stringo il braccio. «Andrà tutto bene. Se poi qualcuno dovesse sospettare qualcosa, penserò io a distrarlo comportandomi da vampiro.»

Snow non si ritrae. Forse perché è fuori dal suo ambiente, lontano dalle sue pessime abitudini. Mi sa che la Bunce aveva ragione a proporre di cambiare aria…

«A proposito, tu ce la farai a reggere il volo?» mi domanda Simon.

«Mi stai chiedendo se cederò alla mia sete di sangue mentre sorvoleremo l’Atlantico?»

Si stringe nelle spalle.

«Me la caverò, Snow. Sono solo otto ore. Sopravvivo ogni giorno senza uccidere nessuno.» Veramente sono quindici anni che sopravvivo senza uccidere nessuno. Neanche una vittima (di natura vampiresca) in tutto questo tempo.

«E una volta là?»

«Tranquillo, ho sentito che l’America è piena di ratti. E di altri animali. Orsi grizzly, cagnolini ammaestrati…»

Snow sorride, e la cosa mi fa un tale piacere che mi avvicino per abbracciarlo. Una donna in fila accanto a noi ci guarda indignata, come a dire “non fate i gay”, ma io me ne frego: con Snow i momenti di serenità sono tristemente rari.

Lui ci fa caso, invece. Nota l’espressione della donna e subito si china ad armeggiare con la sacca, la stessa con cui tornava ogni anno a Watford. Quando si rialza, ha già preso le distanze.

Batte più volte il palmo sulla coscia e si controlla nervosamente la coda.

Ancora non ho ben capito perché si sia dotato di una coda…

Capisco le ali, quelle erano indispensabili, doveva scappare. Ma la coda? È lunga e sottile, con una freccia nera sulla punta. Ammesso che abbia una qualche funzione, ancora non ho afferrato quale sia. E lui non è di grande aiuto, in questo senso.

Secondo la Bunce, in quel momento Simon aveva voluto proprio trasformarsi in un drago, non solo procurarsi un paio di ali.

Questo però non spiega perché a distanza di più di un anno le abbia ancora, quelle ali. Per sconfiggere il Tedio Insidioso ha rinunciato a tutta la sua magia. Quindi non è possibile che stia usando la magia per conservare i suoi attributi dragoneschi, e qualsiasi incantesimo ormai sarebbe già svanito.

«Non si è trattato di un incantesimo» ha detto la Bunce l’ultima volta che ne abbiamo discusso. «Simon si è trasformato.»

È ancora lì che si tasta la coscia e si liscia il dietro dei jeans. Provo a rassicurarlo. «Non si vede niente» gli dico.

«Sai, sono nervoso. Non ho mai volato, prima d’ora.»

Scoppio a ridere. (Ha le ali, cavolo.)

«A bordo di un aereo, intendo» precisa.

«Andrà tutto bene, vedrai. Se poi così non fosse – se, mettiamo, dovessero spegnersi i motori –, mi salverai, Snow? Volerai via con me imboccando l’uscita di sicurezza più vicina?»

Mi guarda spaventato. «Perché, può succedere? Che si spengano i motori…»

Gli rifilo una leggera spallata. «Prometti che salverai prima me, anche se ci saranno donne e bambini.»

«Se dovessero spegnersi i motori, starà a te e a Penny ripararli. Vi siete esercitati con gli incantesimi?»

«Io non ne conosco, di formule proteggi-motori aerei. E tu, Bunce?»

La Bunce ci ha appena raggiunto con le carte d’imbarco. «Formule proteggi-motori aerei?» ripete.

«Sai, in caso di gravi guasti al motore.»

«Be’, semmai sarà Simon a salvarmi» replica lei.

«Dovrà già salvare me.»

«Io salverò donne e bambini!» protesta lui.

«Tecnicamente, tu non avrai le ali» ribatto.

Un eroe ribelle
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