63
BAZ
Forza, sparatemi pure. Tanto non è la mia camicia preferita.
Questi vampiri non sanno cosa fare. Sto divorando a morsi il loro presidente e amministratore delegato. È molto forte. Però anch’io sono molto forte, e pure molto arrabbiato, e molto deciso a farlo a pezzi, persino nel caso che quei pezzi gli ricrescano come alle stelle marine.
Avanti, facciamoci a pezzi a vicenda e vediamo che cosa ci ricresce. Di quest’abito non avrò nostalgia.
Lamb sta cercando di trattenermi. Vattene, Lamb. Bestia. Traditore. Vampiro.
«Baz!» grida. «Possiamo ancora salvarci!»
Ah! Non c’è modo di salvare me. Tutto ciò che ero è già perduto. Ho i denti affilati come coltelli. Tanto vale che li usi.
«Baz! Ascoltami!»
Uno dei vampiri mi salta sulle spalle. Lamb sospira e lo tira via. «Ho capito, ci tocca…»
E si batte come uno che è in vita da trecento anni.
I mitra non lo intimoriscono.
«Baz!»
Questa non è la voce di Lamb…
Lascio andare Braden (anche se qualcosa di lui mi resta comunque attaccato addosso) e mi volto di scatto…
Simon Snow si sta mettendo in ginocchio.
Simon Snow è vivo…
Più o meno.
«Simon!» grido. «Sta’ giù!»
Ma naturalmente lui non mi ascolta.
SIMON
Baz è alle prese con ventisei vampiri e io mi sto alzando per aiutarlo.
Come minimo mi beccherò qualche altra pallottola.
Prima che ne abbia l’opportunità, però, una di quelle costose 4x4 prende fuoco. I vampiri scappano e si disperdono. Uno di loro ha un bastone di metallo. Di quelli telescopici. Lo afferro e glielo pianto nel cuore. Non essendo un palo di legno, forse non servirà allo scopo. Ma sono pronto a ritentare.
C’era Penelope, in quella macchina.
Provo le ali. Funzion…icchiano. Infilzo un altro vampiro.
E c’era anche Agatha.
Colpisco con il bastone la schiena di qualcuno. Mi sembra di battere un tubo di piombo su un muro di mattoni.
Mi sto giusto pregustando l’idea di vendicare la loro morte, quando dalle fiamme escono Penelope e Agatha, tenendosi per mano e con le bocche insanguinate… sembrano ognuna il fantasma di se stessa, cavolo.
Penelope alza una mano e grida: «Spade in vomeri d’aratro!».
I mitra si piantano nella sabbia. Li ha trasformati in… aratri, suppongo. Anche il mio bastone cambia. E mi pare giusto, date le circostanze.
«Penelope Bunce…» dice Baz, gli occhi pieni di stupore.
I vampiri di entrambe le parti appaiono confusi.
Abbasso lo sguardo…
Il vomere, in pratica, non è altro che un’enorme testa d’ascia. Ci vogliono due mani per brandirlo.
BAZ
Penelope Bunce è una maga potentissima. Non mi è mai seccato ammetterlo.
È appena scampata alle manette e a un’auto in fiamme. E adesso lancia incantesimi senza bacchetta in una Zona Silente. Harry Houdini in persona non riuscirebbe a superarla.
Accanto a lei c’è Agatha… viva e vegeta.
«Basil» grida la Bunce. «C’è magia!»
Indica qualcosa in lontananza. Una fila di alberi? No, si sta muovendo. Che cosa sono, persone?
I vampiri sono di nuovo gli uni contro gli altri. Uno degli amici di Braden mi sta caricando. Sfodero la bacchetta e gliela punto contro. «Via la testa!»
Non succede nulla.
Però la sento. La magia. La sento affluire a tratti lungo il polso e sulla lingua. Come se avessi nel ventre un motore che fatica a mettersi in moto. «Via la testa!»
Stavolta funziona. E non riesco a trattenermi dal sorridere.
Quando distolgo lo sguardo, vedo che Lamb mi sta fissando, gli occhi celesti spalancati. Anche il vampiro attaccato alla sua gola mi fissa e, sbalordito, dice: «Ce l’hai fatta. Sei salito di livello». Lamb picchia la fronte contro il suo naso.
Qui la magia è capricciosa. Metà dei miei incantesimi non funziona. Così ne lancio almeno il doppio. E la situazione – la mischia, più che altro – ha una svolta.
I vampiri non hanno più le armi. Simon ha una specie di falce, invece. Sembra il cupo mietitore. È coperto di sangue, la maglietta è rossa quanto le ali. Con quell’ala penzoloni non credo possa volare. Ma tanto non ne ha bisogno. Dei vampiri disarmati e privi di addestramento non possono tener testa a Simon che brandisce una lama… una qualsiasi lama.
Penelope e Agatha combattono insieme, tenendosi per mano e usando le mani libere come lanciafiamme. I vampiri prendono fuoco come stoppa, basta che si avvicinino: le ragazze e il fuoco non discernono. I vampiri di Lamb fuggono, c’è chi sta risalendo la duna e chi l’ha già scavalcata.
Mi volto, bacchetta alla mano, in attesa del mio prossimo scontro. Ormai ci sono più fiamme che nemici.
Lamb è ancora alle mie spalle. (La posizione migliore per pugnalarmi, immagino.) «Baz!» sibila. «Vieni, andiamo!»
«Stai scherzando, spero.»
Mi fa voltare afferrandomi per il braccio, perciò adesso siamo l’uno di fronte all’altro. Ha l’abito macchiato, i capelli in disordine. «Sono contento che i tuoi amici ce l’abbiano fatta,» mi dice «ma questo non cambia la realtà, non cambia ciò che sei.»
«Tu hai visto che cosa sono» replico.
Lui annuisce tristemente. «Sì. Tu sei uno di loro. Lo vedo. Però sei anche uno di noi, Baz. Il sangue non mente.»
«Potrei vivere da mago nella tua torre, Lamb?»
«Puoi vivere con loro essendo ciò che sei?»
Non gli rispondo. Mi tiene ancora per il braccio. «Vieni con me.»
Mi libero dalla sua stretta. «No.»
E lui fugge. Forse non avrei dovuto permetterglielo.
Quando mi volto di nuovo, vedo che al combattimento è sopravvissuto un solo Next Blood e sta correndo verso di me. È già in fiamme. Punto la bacchetta. «Fottiti e crepa!»
La formula non ha effetto.
Ci riprovo.
Non succede nulla.
Poi qualcosa accade, invece: Simon Snow mi agguanta e mi porta in aria con sé.
Mi cinge per la vita. Le sue ali battono all’impazzata. E io lo stringo con tutta la forza che ho.