27

BAZ

Uno, due, tre furgoni lasciano la superstrada e avanzano verso di noi, inchiodandoci con i loro fari al furgone di Shepard.

Non proviamo neanche a scappare. Simon potrebbe farlo. Potrebbe averlo già fatto.

«Vola via, Snow. Vai» lo incito.

«No.»

«Potresti cercare aiuto.»

«Da chi?»

Le portiere si aprono e si chiudono. Qualcuno viene verso di noi, ma ho i fari negli occhi e non ci vedo.

È una specie di uomo… Una specie.

Sentiamo un clic e poi uno sparo. E, finalmente, l’uomo – o quel che è – si avvicina abbastanza da farsi vedere…

È una puzzola di dimensioni umane ed è armato di fucile.

Strisce bianche e nere sul corpo. Occhi piccoli e lucenti. Indossa un paio di blue jeans. Apre appena la bocca da un lato e sputa un getto di liquido bruno ai miei piedi. Puzza di tabacco da pipa.

«Allora le voci sono vere» dice. «Abbiamo degli intrusi.»

Sulla sua spalla fluttua qualcos’altro… una fitta nebbia grigia. È dotata di braccia, si avvinghia attorno a Penny e sibila: «Parlanti». Con la mano mi buca la guancia, ma io non la sento. «E vampiri.»

«Siete tutti armati?» La puzzola si rivolge a qualcuno alle sue spalle. «Perquisiscili.»

Dal bagliore emerge una terza creatura antropomorfa. Questa è enorme, indossa dei pantaloni mimetici e una camicia di flanella, e ha la testa di una capra… Però non somiglia alle capre di Ebb, ha un aspetto più feroce, con le corna attorcigliate sopra le orecchie.

Fa per toccarmi con le sue dita carnose. «Non ci pensare neanche» lo avviso.

La puzzola bianca e nera punta il fucile. «Senti, ragazzo, noi non vogliamo saperne dei vostri problemi. Nel posto da cui venite, voi diversi sarete anche tollerati, ma questo è il Nebraska.»

(Con il termine “diversi” potrebbe intendere letteralmente qualunque cosa. Maghi, vampiri, ragazzi drago, gay…) «Sapevate a cosa sareste andati incontro, entrando nella Zona Silente.»

L’uomo-capra sta tastando la Bunce dalla testa ai piedi, senza dubbio in cerca di una bacchetta. Per fortuna che ha un anello; i Normali e le creature in genere non capiscono che è magico. La mia bacchetta per il momento è al sicuro, stretta nella coda di Simon e nascosta dietro la sua schiena.

La Bunce fissa il muso della capra come se l’avesse già visto in un film. «Sei uno dei Fomori

Lui risponde con un ghigno.

«Lo sei, vero?» È così curiosa che ha persino dimenticato la paura. «Un demone del caos» spiega eccitata a me e Simon. «Tempeste, flagello, morti in mare.» Si rivolge di nuovo a lui. Le sta tastando uno dei calzini. Non con fare da pervertito, fortunatamente. «Che ci fai lontano dall’Irlanda?»

«Sono americano» risponde l’uomo-capra. «Di quarta generazione. I miei sono venuti qui per scappare da quelli come te.»

«Dai maghi?» domanda.

«Dagli indiani?» chiede Snow.

«Da quegli stronzi degli inglesi» risponde la capra.

Mi schiarisco la voce. «Chiediamo scusa» dico alla puzzola. «Non ci siamo resi conto di essere entrati in una zona particolare. Non conosciamo le regole in vigore qui.»

L’uomo-capra sta perquisendo me, adesso, ma in modo molto più viscido. Potrei anche spezzargli il collo – forse persino atterrare la puzzola senza che abbia il tempo di spararmi, sono molto veloce, io – ma alle loro spalle ci sono altre sagome. Chissà che razza di zoo deforme ci sarà là dietro. Quanti esseri antropomorfi armati di fucile ci saranno?

«Insomma,» insisto, ignorando il caprone «ci dispiace molto. Ripartiamo subito.»

«L’ignoranza della legge non discolpa» replica la puzzola. «E la legge è molto chiara in merito: niente Parlanti nella Zona Silente, oltre la riserva e fuori dalla superstrada. In queste aree i Normali sono già pochissimi e appartengono a noi.»

«Noi non li vogliamo, i vostri Normali» dice la Bunce.

«Quelli come voi non si accontentano mai» commenta la puzzola, e sputa di nuovo. «Se vi lasciamo andare, trasmettiamo un messaggio. Dimostriamo di non rispettare il patto.» Punta il fucile contro Simon. «Tu sembri più uno di noi che uno di loro. Che cosa sei? Un diavolo rosso? Uno spirito maligno? Uno pterodattil-antropo?»

Simon ha la mascella serrata tanto che le guance rimangono in ombra, anche alla luce dei fari. Osserva l’uomo-capra che mi fruga nelle tasche posteriori. Nuovamente.

La puzzola guarda le mani della capra. «Che diamine, Terry. Se vuoi spassartela fallo nel tempo libero.»

A quel punto Simon esplode.

È meno distruttivo di prima ma non meno spettacolare.

Con la coda lancia la mia bacchetta sopra la sua spalla, la afferra con la mano destra e poi la conficca nel collo della capra. La creatura mi crolla addosso come una pila di mattoni umidi, ma io me ne libero subito, ho in mente solo il fucile.

La Bunce ha avuto il mio stesso pensiero. Si è scagliata contro la puzzola. Sono tutti e due a terra, aggrappati alla canna del fucile. Appena afferro la puzzola per allontanarla da lei, il fucile spara… per l’ultima volta. Lo prendo e usando il ginocchio come appoggio lo spezzo in due. (Non sento alcun male.)

«Non farti mordere!» mi grida qualcuno. «È un mutante!»

«Come se mi piacesse abbuffarmi di quelli come te» ringhia la puzzola. È una trentina di centimetri più basso di me e mi graffia il petto con i sui lunghi artigli affilati. Poso il fucile e lo afferro per i polsi irti di peli. Non ho un vero e proprio piano. Semplicemente, cercherò di non ucciderlo.

Con la coda dell’occhio vedo Simon che combatte contro qualcuno o qualcosa di femmineo dalle mani arroventate. È sospeso in volo sulla creatura e la prende a calci sulla schiena, per sottrarsi alla sua magia incandescente.

«Ehi, vampiro!» grida una voce. La ignoro.

Poi sento Penny che urla: «Baz!».

Mi volto e vedo il Normale al volante del furgone. Penny è seduta davanti con lui e si sporge dal finestrino. «Vieni!»

Quando guardo di nuovo la puzzola, vedo che sorride. Avverto una zaffata nauseabonda e subito mi ritrovo immerso nel suo odore. Mollo la presa e la spingo via.

«Baz!» grida di nuovo Penny. Ha ancora il finestrino abbassato. Un esserino peloso tenta di arrampicarsi sulla sua portiera. Il furgone si sta allontanando. Lo rincorro gridando il nome di Simon.

Lo raggiungo con facilità. E con facilità afferro la creatura dalla fiancata lanciandola lontano, poi salto sul cassone. Alzo la testa e chiamo Simon a gran voce.

Sta ancora lottando. Sferra calci. Sbatte le ali.

Sento uno sparo. Poi altri tre. Poi…

«Simon!»

Un eroe ribelle
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