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PENELOPE
Presto saremo a casa di Micah.
L’ho avvisato del mio arrivo.
L’ho chiamato la settimana scorsa, gli ho detto che ero preoccupata per Agatha e che Simon aveva bisogno di una vacanza. E gli ho detto che mi manca. «Ci fermeremo prima a Chicago» gli ho spiegato. «Appena arrivati.»
A quel punto, lui ha risposto che forse non era una buona idea. Che dovevamo riparlarne.
«Non c’è tempo per discuterne, Agatha potrebbe essere nei guai!» Non era mia intenzione dirgli questo, ma ormai l’avevo fatto, e non era una bugia. Agatha poteva essere davvero nei guai. In passato le è già capitato.
«Sai che novità» ha commentato lui.
«In che senso? Non credi che Agatha sia in pericolo?»
«No, ci credo. Agatha è in pericolo. Simon ha passato un brutto periodo. E Baz nasconde un tenebroso segreto. E probabilmente c’è pure una congiura di cui non puoi fare parola. È in gioco l’intero mondo degli arcimaghi!»
Ho deciso di fingere che non fosse arrabbiato. Perché potesse smettere di esserlo in qualunque momento senza doverne fare una tragedia. «Be’, non posso dire con certezza che non ci sia una congiura segreta…» ho replicato.
E lui: «Come ti pare, Penelope. Fai quello che vuoi. Tanto lo farai comunque.»
«Io farò quello che devo,» ho precisato «non quello che voglio.»
Così si è zittito.
«Micah? Micah, sei ancora lì?»
«Sì, ci sono.»
«Credi che mi stia inventando tutto?» (Secondo me c’è differenza tra inventarsi una cosa e ingigantirla.)
«No.»
«Micah…» Ho addolcito il tono e abbassato la voce. «Potresti anche venire in California con noi. Il tuo aiuto ci farebbe comodo.»
«Ho il tirocinio.»
«Be’, atterriamo comunque a Chicago. Se cambi idea…»
«Hai detto che Agatha potrebbe essere in pericolo, no? Vi conviene andare direttamente là.»
«Questo è vero…»
«Ne parliamo al tuo ritorno. Una volta che hai sistemato le cose.»
E ha riattaccato.
Questo mi ha convinto che ho fatto bene a programmare il viaggio. Io e Micah non ci vediamo da troppo tempo, ormai. Se dobbiamo discutere di qualcosa, meglio farlo di persona.