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SIMON
Adesso mi alzo. Appena mi si schiarisce la mente. Se si schiarisce.
Ho le ali ferite, credo… Potrò sanguinare da parti che non sono nate con il mio corpo?
Adesso mi alzo. Appena ci riesco. Aspetto il momento adatto.
Cioè quello in cui avrò sotto tiro uno di questi bastardi. (Almeno uno l’ho già fatto fuori. Gli ho cavato un occhio. Guarisciti quello, stronzo.)
Ora mi alzo. E scendo in battaglia.
Hanno preso Penelope.
Non riesco…
Mi sa che non ci riesco…
I vampiri stanno litigando, mi pare. Magari si ammazzano a vicenda, mi faciliterebbero il compito.
Il mio compito è rialzarmi.
Il mio compito è scendere.
In battaglia.
Una volta ho salvato Agatha da un lupo mannaro. E da un Pegaso con la bocca schiumante. Ho ucciso un drago. Per sbaglio. E quando il Tedio ha nascosto Agatha in fondo a un pozzo? Be’, io l’ho trovata e l’ho riportata su.
Poi è stata la volta dei corvi, che ho fatto fuori a mani nude.
E quella del mini corno di mare nel fossato.
E io…
E poi tanti di quei goblin.
Tanti di quei troll.
E io li ho uccisi tutti.
Un grifone. Un griffato. Un aspsassino. E io…
Hanno preso Agatha. Hanno preso Penelope.
Qui non c’è magia, ma fa lo stesso, tanto non c’è più neanche dentro di me.
Ne faccio fuori un altro ancora… Appena mi alzo. E scendo…
Un altro almeno.
Per Agatha. Per Penelope.
E per…
«Simon…»
Baz!