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AGATHA
Lì per lì penso che sia un miraggio.
Perché è proprio quello che vorrei vedere.
Questo weekend dovevo essere al Burning Lad. Io e Ginger lo programmavamo da mesi. Un festival di una settimana in pieno deserto. Una città pop-up. La celebrazione della vita e della morte in un luogo in cui nulla sopravvive e la morte stessa ha poche prede.
Avevo comprato la vernice per il body painting e mi ero cucita le penne sul bikini. Me lo sarei messo l’ultimo giorno, per la grande sfilata finale, il momento clou del festival.
L’avevo immaginata tante di quelle volte: tutta quella pelle e quel fuoco che serpeggiano nel deserto. Quanto mi sarebbe piaciuto prendere parte a quello sfavillio e, coperta di lustrini, contribuire nel mio piccolo a un evento tanto magico, dove però nessuno sarebbe ricorso alla magia.
E ora eccolo là, all’orizzonte.
Il serpente luccicante.
Di certo un miraggio. Un effetto ottico prodotto dal sole e dalla sabbia.
Anche se giurerei che si stia avvicinando…
Vedo un fronte di oggetti in movimento, di corpi danzanti. Distinguo la sagoma che li precede: l’enorme scultura di legno di un ragazzo… in fiamme.
Lo vedo…
Non è un miraggio! È reale!
È qui!
E il mio primo pensiero è: Sta venendo a prendermi, tanto sono abituata a essere soccorsa. Vedo la sfilata di persone oltrepassare la duna di sabbia e penso che siano venute a salvare me.
Invece non è così.
Nemmeno mi sentirebbero, se urlassi.
Cosa che non posso fare.
Eppure…
Eppure!
Mi sbagliavo sul Burning Lad! È pieno di magia. Cinquantamila Normali. Per una sola settimana all’anno, la terza città più grande del Nevada.
Una città pop-up che punta dritto nella mia direzione!
La linea dell’orizzonte si ispessisce, ma i Normali sono ancora troppo lontani…
Fa lo stesso. Non me ne occorre poi molta, della loro magia, per questo incantesimo. L’unico che riesco a lanciare senza la bacchetta, senza nemmeno muovere le labbra.
PENELOPE
La mia paura è che non ci uccidano. Che non ci uccidano subito.
Che i nostri corpi possano custodire anni di informazioni utili.
I vampiri troveranno quello che cercano, temo.
La magia è genetica, del resto, e il codice presente negli arcimaghi si potrà senz’altro decodificare. Avremmo dovuto essere i primi a capirlo.
Mamma definirebbe un’eresia ogni tentativo di spiegare la magia.
Ma non si tratta piuttosto di… scienza?
Vorrei sostenere questa conversazione con lei…
Ho letto che nel deserto i corpi scompaiono del tutto. Bene. Spero che mia madre non scopra mai il mio ruolo in questa storia.
Gli spari vanno avanti per un po’. Simon grida.
E poi smette.
È…
Non riesco a…
Mi chino verso il sedile davanti e reprimo nella gola un mezzo singhiozzo misto a vomito. Ho le labbra sigillate, bocca e naso pieni di bile. Poi vedo le scintille.
Ecco, è così che va. Quando non si ha più scampo.
Ci sono altre scintille… Sulle gambe di Agatha, appena sopra le sue mani legate.
La guardo in faccia. Ha il mento sollevato, le palpebre pesanti. Sembra impegnata a lanciare un incantesimo.
Magia? Dove la prende Agatha, la magia? E come fa a lanciare un sortilegio senza bacchetta? Senza parlare?
Si accorge che la osservo. Ha un’espressione così afflitta.
Ed ecco che le sue mani scintillano di nuovo.
AGATHA
Penelope mi fissa e annuisce.
Chissà quale gran piano pensa che abbia.
Mi dispiace, Penny. Non sarò io a tirarci fuori da questo guaio. Non sono mai stata un’eroina, io. Non sono mai stata una buona amica… ho cercato di fartelo capire.
Mi si avvicina scivolando lateralmente sul sedile. Il vampiro seduto davanti non fa caso a noi, è ancora al telefono. Mi volto di scatto verso il finestrino, verso la parata sfavillante. Quando vedo Penelope sgranare gli occhi ho la certezza di non aver avuto le allucinazioni. La sento premere il viso contro il mio collo e avverto un fiotto di magia, è quasi come se impugnassi la bacchetta: le scintille che aleggiano sopra le mie mani mutano in fiamma.
Penny grugnisce. Io mi ritraggo per guardarla negli occhi e la vedo annuire di nuovo.
Poi mi sporgo in avanti e sollevo la fiamma sopra il sedile anteriore.
Succede tutto in un attimo. Il vampiro divampa in un fuoco luminosissimo.
Mi volto di nuovo verso Penelope. Ha il viso umido, il naso che le cola e continua ad annuire. Accosto la fronte alla sua e chiudo gli occhi.
PENELOPE
Così, Agatha! Bravissima.
Alla fine hai risolto tu la situazione.