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AGATHA
Sono sveglia. Non sono certa di trovarmi ancora nella mia stanza.
Sto aspettando Braden, credo.
È venuto ieri mentre stavo ancora facendo colazione e mi è sembrato talmente felice di vedermi che ho finito per ricambiare il suo sorriso. Per un attimo mi sono sentita così ridicola. Perché mi preoccupavo tanto? Mi era stata assegnata una camera tutta mia in una residenza di lusso. Ero corteggiata da un uomo che poteva benissimo comparire su una rivista patinata come «Vanity Fair».
Lui si è seduto sul mio letto. «Buongiorno.»
«Buongiorno» ho risposto. «Qual è l’ordine del giorno? Mi pare che io e Ginger dovessimo meditare. O forse mediare… Sono pronta per entrambe le cose.»
«Agatha…» mi ha detto Braden. «Ho bisogno di parlarti sul serio.»
«Non lo stiamo già facendo? Mi pare che abbiamo parlato parecchio.»
«Voglio essere sincero con te.»
Ho eroicamente resistito alla tentazione di alzare gli occhi al cielo. «Certo.»
«Sei un esemplare perfetto, Agatha.»
«Braden, so che lavori in ambito sanitario, ma a una ragazza non piace essere definita un “esemplare”.»
Si è messo a ridere. «Come sei spiritosa.»
«Pensavo dovessimo essere sinceri.»
Ha riso ancora più sonoramente e mi ha preso la mano. «Agatha… io so che cosa sei.» Aveva ancora il sorriso sulle labbra.
Sono rimasta impassibile. «Ti ho detto tutto di me.»
«Dai» ha replicato lui con garbo. «Getta la maschera. Non ci sono segreti tra noi.»
Cavolo se ce ne sono.
L’ho lasciato approfondire.
«Ti ho vista, in biblioteca. Mentre accendevi la sigaretta.»
«Speravo mi avessi perdonata per aver fumato dentro casa.»
Per la prima volta il suo sorriso si è incrinato. «E dai, Agatha. Ero sicuro che potessimo farlo… che potessimo affrontarlo, questo argomento.»
Ho sorriso proprio come fa mia madre quando non vuole sentire qualcosa. Con la stessa espressione con cui mi ha guardato quando le ho detto di non voler andare a Watford o quando le ho chiesto un altro cavallo.
«Agatha.»
«Braden…»
«Io so della tua mutazione.»
«Della mia mutazione?»
«Deve per forza trattarsi di una mutazione. Abbiamo escluso che sia qualcosa di trasmissibile.»
Non avevo idea di che diamine stesse parlando.
«So che puoi fare magie!»
C’è un protocollo, in questi casi. Si comincia con lo scantonare. Poi si nega. «Scusa, ma non ti seguo…»
«Abbiamo una ripresa video, Agatha! Non so quale incantesimo tu abbia lanciato… hai mosso a malapena le labbra. Come funziona, ve lo insegnano?»
E poi si fugge. Mi sono alzata e ho puntato verso la porta. «Stai dicendo sciocchezze.» Anche questa una frase tipica di mia madre. «Scusa, ma devo proprio raggiugere Ginger. Vieni anche tu?» Ho fatto per aprire, ma la maniglia non si è mossa.
Scantonare, negare, fuggire, combattere. «Che cosa significa, Braden?»
Si è alzato anche lui e mi ha bloccata contro la porta. «Non c’è bisogno che tu mantenga il segreto con me. Io so di voi. So di quelli come te.»
Quali alternative mi restavano? Non avevo la mia bacchetta. Magari avrei potuto accendere un piccolo fuoco nel palmo, ma gli avrei dato la prova che cercava. E un accendino Bic non mi avrebbe certo tirato fuori da quella situazione. «Questa è una cosa proprio inaccettabile» ho detto. «Sono tua ospite e pretendo di essere trattata come tale.»
«A me puoi dirlo, Agatha!» Chissà come riusciva ancora a sorridere. «Siamo entrambi parte di un nuovo stadio dell’umanità.»
«Un nuovo stadio dell’umanità? Braden, io sono una matricola della San Diego State University. E probabilmente non entrerò neanche nella facoltà di Veterinaria. Sono…»
«Smettila di prendermi in giro» mi ha detto, a un passo dall’alzare la voce. «Ero convinto che potessimo fare questa cosa insieme. Che lo volessi anche tu. Sei venuta qui di tua spontanea volontà… tu vuoi salire di livello. Desideri di più dalla vita.»
«No, invece. L’ho fatto solo per amicizia.»
«Hai avuto modo di conoscerci, sai che siamo qui per evolverci. Noi faremo progredire il genere umano.»
«Ma fammi il piacere, Braden, sarai anche molto ricco e molto bravo nell’Ashtanga Yoga…»
«Noi rappresentiamo un nuovo stadio della vita umana!» ha ringhiato lui, digrignando i denti. Digrignando… le zanne.
Mi si è fermato il respiro.
«Stiamo varcando ogni limite, Agatha! Abbiamo già sconfitto la malattia e il decadimento fisico, adesso conquisteremo l’impossibile!»
Senza perdere la mia compostezza, gli sono passata accanto e sono andata a sedermi sul letto.
Lui mi ha seguita e, in piedi di fronte a me, ha continuato: «Noi sappiamo tutto di voi. Stiamo lavorando alla mappatura del vostro genoma. Qui, in questi laboratori. Sto costruendo un centro per portare avanti le ricerche. Sappiamo delle vostre bacchette e dei vostri incantesimi… “Sono solo parole”, dico bene? Questo è uno, giusto? E poi “Finalmente liberi”?».
Ho intrecciato le mani sulle ginocchia.
«Presto sapremo ogni cosa, ma tu potresti esserci d’aiuto… potresti facilitarci molto le cose. E ne trarresti beneficio anche tu. Saresti una di noi. Forte e… be’… eternamente giovane.»
Fissavo la parete. «Se hai finito, io…»
«Agatha.»
«Se hai finito, io andrei…»
«È un invito. Ma non è una richiesta.»
«Ginger mi starà cercando.»
A quel punto mi ha toccato il braccio. Forse con uno dei suoi aghi minuscoli. «Spero che ci rifletterai» ha detto.
Poi ho sentito la testa pesante.
Ma adesso sono sveglia. Ho gli occhi aperti.
Non riesco ad aprire la bocca, però.
Non ricordo perché.
Sto aspettando Braden, credo.