1. LE RIFORME DEMOCRATICHE.
L'occupazione del Giappone si protrasse dal settembre del 1945 all'aprile del 1952. Pur essendo alleata, l'occupazione fu sostanzialmente attuata dagli statunitensi, a eccezione di un piccolo contingente australiano. I Paesi occupati dal Giappone durante la Guerra del Pacifico ritornarono sotto la dominazione coloniale o, come nel caso di Taiwan e della Manciuria, furono restituiti alla Repubblica di Cina, mentre la Corea fu occupata dall'Unione Sovietica e dagli Stati Uniti rispettivamente a nord e a sud del trentottesimo parallelo. Il Giappone usciva prostrato dalla «Guerra dei quindici anni», iniziata con l'invasione della Manciuria nel 1931. Inoltre, i siluramenti avevano affondato circa il 70 per cento della sua flotta mercantile, mezzo di collegamento essenziale per l'arcipelago, mentre i bombardamenti e l'abbandono delle colonie avevano determinato la perdita di oltre i due terzi del suo potenziale industriale. Infine, a causa dei danneggiamenti delle aree urbane, vi erano 8 milioni di senzatetto e, a seguito delle distruzioni degli impianti produttivi sul territorio nazionale e dell'abbandono di quelli dei territori occupati e delle ex colonie, vi erano circa 9 milioni di disoccupati, cui si aggiungevano altri milioni di militari rimpatriati.
Il Piano per l'occupazione del Giappone era stato elaborato da una commissione istituita nel 1942, quando le sorti della guerra iniziarono a volgere a favore degli Stati Uniti. La predisposizione dei documenti preparatori fu affidata a un gruppo formato da esperti, tra i quali lo storico Edwin H. Norman e l'antropologa Ruth Benedict, e da uomini politici. Quando Tokyo accettò la resa incondizionata, il Presidente Harry Truman (succeduto a Franklin Delano Roosevelt, morto il 12 aprile del 1945) nominò capo del Comando supremo delle potenze alleate (Scap) il generale Douglas MacArthur, affidandogli l'obiettivo, fissato dalla Conferenza di Potsdam svoltasi nel luglio del 1945, di democratizzare e smilitarizzare il Giappone. I vincitori istituirono la Commissione per l'Estremo Oriente (Far Eastern Commission, Fec), con l'incarico di elaborare la strategia di intervento nel Giappone occupato. Tuttavia, questo organismo, così come il Consiglio alleato per il Giappone (Allied Council for Japan, A.C.J.), ebbe limitati poteri di intervento. Infatti, MacArthur ricevette da Truman una direttiva con la quale il Presidente richiamava il Comandante Supremo ad attenersi agli ordini provenienti da Washington e a operare prontamente, in caso di urgenza e necessità, senza attendere le indicazioni degli organismi alleati. In sostanza, nella politica di occupazione le scelte strategiche e gli interventi quotidiani furono prerogativa degli Stati Uniti.
All'interno del periodo di occupazione, protrattosi per oltre sei anni, la politica degli Stati Uniti verso il Giappone subì un mutamento radicale. Tra il 1946 e il 1947, infatti, si verificò la cosiddetta «inversione di rotta», termine con il quale la storiografia indica che il Giappone, da nemico sconfitto, divenne il principale alleato degli Stati Uniti in Asia.
L'occupazione del Giappone ebbe un carattere diverso rispetto al modo in cui operarono gli Alleati nei confronti di Italia e Germania, in quanto lo Scap, nell'applicare il programma di intervento, operò per mezzo di direttive impartite al governo giapponese, responsabile della loro applicazione. In questa direzione andarono i primi provvedimenti, in particolare, la concessione dei diritti civili e delle libertà democratiche. Furono aboliti i ministeri della Guerra, della Marina, degli Approvvigionamenti militari e degli Interni, considerato l'istituzione con la massima responsabilità nella persecuzione di ogni opposizione. Furono sospesi tutti i corsi scolastici e vennero dichiarati illegali i testi di storia, geografia ed etica, quali strumenti della propaganda sciovinista del blocco di potere, e fu ordinato di riscriverli prima della riapertura delle scuole e delle università. Inoltre, MacArthur chiese la stesura di una nuova Costituzione, un piano di scioglimento degli zaibatsu e l'avvio delle epurazioni di coloro che avevano sostenuto attivamente il passato regime. Fu disciolta la Taisei yokusankai, furono liberati dal carcere i prigionieri politici e fu sancita la libertà di ricostituire i partiti politici e i sindacati.
L'introduzione dei diritti politici avviò il processo di formazione dei partiti, spesso su iniziativa di uomini politici attivi nel periodo prebellico. Due ex parlamentari del Rikken Seiyukai, Hatoyama Ichiro (1883-1959) e Ashida Hitoshi (1887-1959), fondarono il Nihon Jiyuto (Partito liberale giapponese); un gruppo di ex aderenti al Rikken Minseito diede vita al Nihon Shinpoto (Partito progressista giapponese); esponenti progressisti fondarono il Nihon Shakaito (Partito socialista giapponese), mentre i dirigenti comunisti rimpatriati dalla Cina e quelli rilasciati dal carcere fondarono il Nihon Kyosanto (Partito comunista giapponese). Oltre a queste formazioni politiche, alle elezioni del 1946 e del 1947 si presentarono oltre cento partiti minori che ebbero «carattere assolutamente effimero o locale»158.
L'azione dello Scap fu assai dinamica fino al giugno del 1946, per perdere poi progressivamente di incisività, sia a causa delle resistenze sotterranee da parte del governo giapponese nell'attuazione delle disposizioni di MacArthur, sia perché dopo meno di due anni dall'inizio dell'occupazione Washington riconsiderò le scelte politiche verso il Giappone. Paradigmatica, in questo senso, fu tutta la vicenda della «giustizia dei vincitori» che fu attuata sia con l'applicazione di epurazioni sia con la costituzione del Tribunale militare internazionale per l'Estremo Oriente (Imtfe secondo l'acronimo inglese), generalmente citato come Tribunale di Tokyo. Per quanto attiene alle epurazioni, inizialmente i soggetti individuati furono oltre 200 mila dei quali il 90 per cento militari. Tuttavia, ben presto, su insistenza di Yoshida Shigeru (1878-1967), leader indiscusso negli anni della ricostruzione di cui si dirà meglio più avanti, furono istituite Commissioni per la revisione delle sanzioni agli epurati, un gran numero dei quali fu riabilitato.
La rete della «giustizia dei vincitori» verso i criminali di guerra ebbe maglie assai larghe. Il Tribunale di Tokyo, omologo del Tribunale di Norimberga per giudicare i criminali nazisti, fu istituito dagli Alleati il 3 maggio 1946 e fu chiamato a giudicare i crimini della «classe A», cioè quelli contro la pace, di cui dovettero rispondere alti ufficiali e politici istigatori della guerra o con responsabilità ultima per crimini di guerra commessi da loro subalterni. Dei 28 «criminali contro la pace», due morirono prima della conclusione del processo. La sentenza, emessa il 12 novembre 1948, dichiarò un imputato insano di mente; degli altri 25, sette furono condannati a morte (la sentenza fu eseguita il 23 dicembre 1948) e 18 a pene detentive di varia durata. Inoltre, in diverse città dell'Asia e a Yokohama furono istituiti Tribunali per giudicare i crimini di «classe B» (crimini di guerra convenzionali, commessi da militari in battaglia o contro civili di popoli nemici) e di «classe C» (crimini contro l'umanità, una categoria che era stata prevista per la condanna dei reati commessi dai nazisti contro ebrei, rom, comunisti eccetera). Nel caso giapponese, la distinzione fra crimini di classe B e C non fu chiara. Tuttavia, i Tribunali giudicarono, dall'ottobre del 1945 all'aprile del 1951, 5397 giapponesi, oltre ai collaborazionisti taiwanesi (173) e coreani (148). Complessivamente, i Tribunali per le classi B e C comminarono 984 condanne a morte, 475 ergastoli e 2944 pene detentive. Tuttavia, sia l'Imfte sia gli altri Tribunali evitarono di considerare alcuni crimini commessi dai giapponesi nei territori occupati. Infatti, per volontà degli Stati Uniti, non furono prese in considerazione le prove di alcuni fatti gravissimi. In primo luogo, del «massacro di Nanchino» perpetrato nel 1938 dall'Esercito giapponese contro la popolazione civile, anche se il Libro bianco cinese del 1938 aveva indicato non meno di 40000 vittime (la stima attuale è di 200-300 mila vittime). Inoltre, fu nascosta la documentazione degli esperimenti su cavie umane dell'Unità 731, un gruppo di medici e biologi dell'Esercito giapponese che in un campo di prigionia in Manciuria fece ricerche per la costruzione di armi chimiche e biologiche. Infine, fu occultata tutta la vicenda delle migliaia di "comfort women", donne coreane, taiwanesi e di altri Paesi occupati obbligate a prostituirsi, in campi di detenzione, ai soldati giapponesi.