1. L'AVVIO DELL'OPERA DI RIUNIFICAZIONE: DALL'ASCESA DI ODA NOBUNAGA AL REGIME DI TOYOTOMI HIDEYOSHI.

 

Il superamento dello stato di decentramento scaturito dalle aspre contese che contraddistinsero il periodo Sengoku, nel corso del quale si assistette al definito collasso delle antiche istituzioni di governo, fu dovuto all'opera di tre daimyo, i quali, dopo aver consolidato una salda base nei propri territori (tutti situati tra la zona della capitale e la grande pianura del Kanto), estesero il controllo sull'area di Kyoto e quindi sul resto del Paese. Ma al di là del singolo apporto fornito da ciascuno di questi personaggi, occorre pure considerare una serie di fattori che, nel loro insieme, concorsero a rendere possibile la riunificazione e, con essa, la trasformazione dell'ordine politico e della struttura sociale ed economica del Paese. Come si è visto, infatti, l'emergere di potenti daimyo che detenevano il governo assoluto nei propri territori fu stimolato dalla sfida lanciata loro dalle classi inferiori, contro cui essi reagirono affermando un controllo capillare ed efficiente entro i confini del proprio dominio. Il crescente ricorso a una nuova e costosa tecnologia militare, inoltre, accrebbe ulteriormente la distanza tra quanti disponevano di risorse da investire nell'attività bellica e chi, invece, non era in grado di accedere all'uso di armi moderne. Da questo continuo e aspro confronto militare, finalizzato ad affermare il controllo su territori sempre più vasti, emersero alcuni importanti capi regionali, i quali, potendo contare sull'appoggio di daimyo minori per dispiegare eserciti ingenti e ben equipaggiati, presero a nutrire l'ambizione di acquisire un potere più esteso.

Alla disgregazione del precedente assetto feudale concorse pure la generale crescita economica scaturita dall'espansione dell'attività commerciale interna ed estera, che immise nel Paese, specie nelle regioni più esposte ai contatti con l'estero, una nuova ricchezza non più legata soltanto alle risorse fornite dalla terra. Infatti, se nel Giappone centrale, nonostante lo sviluppo delle attività artigianali e mercantili verificatosi a livello locale, il potere dei grandi daimyo continuava a fondarsi in buona parte sulle risorse agricole, molti daimyo del Kyushu dagli scambi con l'estero acquisirono un potere economico che andava ben al di là di quello garantito loro dalle rendite fondiarie di cui disponevano. La stessa protezione accordata da Oda ai missionari fu motivata dalla volontà di attirare verso i propri domìni le navi portoghesi e i profitti derivanti dai traffici con l'estero; anche i suoi successori seguirono il suo esempio, progettando di spostare verso est le basi degli scambi marittimi e di porre il commercio sotto un regime di monopolio. L'incapacità di attuare questa politica - la quale costituiva una condizione necessaria al mantenimento dell'equilibrio di potere, nella misura in cui dall'opera di riunificazione sarebbe scaturito un assetto economico-sociale fondato sulla priorità dell'attività agricola - avrebbe condotto a una progressiva riduzione degli scambi con l'estero, sino all'adozione di una politica di chiusura quasi totale. Occorre altresì considerare come, in un Paese al momento privo di una efficace autorità centrale, la presenza degli europei fosse avvertita come un pericolo, peraltro in considerazione del comportamento da loro assunto in altre zone dell'Asia, dove l'opera missionaria aveva aperto la strada alla conquista militare66. Lo stesso Cristianesimo, che si era spesso mostrato intollerante verso il clero buddhista e i culti tradizionali del Giappone, era percepito come una dottrina che possedeva una potenziale carica eversiva rispetto a un ordine sociale rigidamente gerarchico e che proiettava l'obbedienza dei giapponesi convertiti verso un capo straniero residente in un luogo remoto.

Fu, dunque, all'interno di questo contesto che prese corpo il progetto di riunificare militarmente il Paese e di ristabilire un unico, legittimo centro di potere. Alcuni tentativi vennero compiuti in tal senso dalla metà del sedicesimo secolo, ma fu l'esercito guidato da Oda Nobunaga che riuscì a conquistare Kyoto nel 1568. Discendente da una famiglia guerriera minore insediatasi a Owari (la zona attorno a Nagoya) e dotato di grandi capacità militari, egli emerse come un importante personaggio sconfiggendo nel 1560 un potente daimyo rivale che aveva tentato di occupare i suoi territori67. Da allora, Nobunaga si dedicò a consolidare il potere attraverso alleanze e matrimoni e raggiunse un prestigio tale da attirare l'attenzione dell'Imperatore, che si appellò a lui per pacificare la zona della capitale, nonché di Ashikaga Yoshiaki (1537-1597), desideroso di assicurarsi la successione alla guida del bakufu. Ergendosi a difensore della nobile causa, egli conquistò Kyoto e garantì a Yoshiaki la carica di quindicesimo shogun della dinastia Ashikaga, pur non rinunciando a privarlo delle sue prerogative al fine di assumere poteri sempre più estesi. Lo shogun iniziò così a cospirare per eliminare il suo ex protettore, il quale reagì costringendolo, nel 1573, a lasciare la carica e segregandolo lontano dalla capitale, anche se Yoshiaki rinunciò formalmente al titolo solo quindici anni dopo. Questi avvenimenti segnarono la fine del bakufu degli Ashikaga, ovvero del periodo Muromachi.

L'affermazione del potere di Nobunaga procedette con il consolidamento del controllo sulla zona della capitale, che affermò ricorrendo a metodi di violenza estrema per eliminare quanti si opponevano alla sua ascesa. I daimyo rivali, spesso coalizzati con monasteri e templi e con i mercanti di Sakai (all'epoca il principale porto del Giappone), furono via via sconfitti e costretti a divenire suoi vassalli. Una particolare efferatezza fu impiegata per sopprimere la resistenza monastica. Nel 1571 egli attaccò l'Enryakuji, sul Monte Hiei (v. cap. 2 par. 2), distruggendo tremila edifici e sterminando migliaia di monaci; con metodi analoghi furono annientati gli altri centri religiosi rivali, i cui territori furono in buona parte confiscati e la cui guida fu assunta da figure a lui legate. In tal modo, fu posta fine all'autonomia e al potere che queste istituzioni religiose avevano tradizionalmente detenuto, e furono gettare le basi per l'assoggettamento del Buddhismo e dello Shintoismo al governo militare. Diverso fu l'atteggiamento riservato al Cristianesimo - che egli favorì attirando molti missionari nella zona della capitale - e, più in generale, verso gli europei e le loro innovazioni tecnologiche in campo militare, di cui fece un abile impiego. In effetti, Nobunaga fu il primo giapponese a usare le nuove armi per scopi offensivi e difensivi, e a impiegare rivestimenti di ferro nelle sue navi da guerra; inoltre, fece erigere fortezze di pietra in grado di resistere agli assalti di armi da fuoco. Il primo esempio di questo genere di costruzione è rappresentato dal castello che fece edificare nel 1576 ad Azuchi, sulla sponda nord-orientale del lago Biwa, per porvi la sede del suo quartier generale68. Nobunaga inaugurò così la tradizione di concentrare gli eserciti in quartier generali fortificati, che proseguì nel corso di tutto il periodo Azuchi-Momoyama e fu simboleggiata in primo luogo dall'edificazione di solidi castelli riccamente adornati da esperti artisti, la cui magnificenza suggerisce come il loro scopo non fosse meramente difensivo, ma servisse anche alla glorificazione del signore che vi abitava69. Il favore mostrato da Nobunaga nei confronti di mercanti e missionari giunti dall'Europa gli fruttò una grande notorietà, al punto che fu il primo capo giapponese ad apparire nella storia occidentale.

L'improvvisa scomparsa del primo «riunificatore», assassinato a tradimento da un suo vassallo nel 1582, impedì che il suo progetto di porre «tutto il Paese sotto un'unica autorità militare» ("tenka fubu") fosse portato a termine. La riunificazione, infatti, era stata realizzata solo in parte e, alla vigilia della sua morte, Nobunaga aveva stabilito il proprio controllo su circa trenta delle sessantotto province del Giappone70. La sua attività aveva avuto un carattere prettamente militare, ma nell'ambito dei territori conquistati egli diede avvio a una ristrutturazione dell'amministrazione e all'introduzione di alcune importanti innovazioni che ridussero il potere indipendente delle province e posero le basi per la successiva riunificazione politica. Infatti, pur riservandosi le terre migliori, Nobunaga assegnò ai suoi vassalli i feudi confiscati ai nemici sconfitti, nei quali fu ricalcato il modello, già sperimentato ad Azuchi, di un quartier generale fortificato dove si concentravano le truppe armate. Ciò favorì l'allontanamento dei guerrieri dalle zone rurali e contribuì ad avviare la separazione della classe militare da quella contadina, nota come "heino bunri". Tale processo proseguì con una serie di provvedimenti, adottati a partire dal 1576 in alcune regioni controllate da Nobunaga, che furono finalizzati a confiscare le armi della popolazione non guerriera; oltre che contro le comunità religiose ribelli, essi erano rivolti ai contadini, i quali furono vincolati al proprio status e obbligati a dedicarsi esclusivamente al lavoro agricolo. Queste misure furono rafforzate dai successivi «riunificatori» al fine di stabilire una rigida separazione delle classi, la quale avrebbe costituito uno dei cardini politici del regime dei Tokugawa. Anche per quanto riguarda la sfera religiosa furono attuati interventi, come l'obbligo imposto agli abitanti dei villaggi di affiliarsi ai templi autorizzati, che anticiparono la pratica di controllo della religione ampiamente applicata sotto i Tokugawa. Un altro rilevante provvedimento è rappresentato dalla riorganizzazione delle zone rurali in villaggi e dall'imposizione della consegna dei registri catastali relativi ai territori assoggettati; in alcune aree Nobunaga fece eseguire il rilevamento dei terreni agricoli ("kenchi") ricorrendo a nuovi criteri di misurazione e introducendo un nuovo sistema fiscale71. Egli, inoltre, assunse il diritto di trasferire da un feudo a un altro i suoi vassalli, dai quali pretese un'obbedienza assoluta agli ordini impartiti loro «per la salvezza del Paese», assieme a una stretta osservanza dei regolamenti ("okite") imposti. La riunificazione nei suoi territori interessò anche il commercio, che fu favorito con varie misure (tra cui l'adozione di pesi e di misure uniformi o l'adattamento della carreggiata dei veicoli a quella delle vie carrozzabili), mentre veniva affermato il controllo sulle comunità di mercanti.

In tal modo, Nobunaga creò le condizioni per la completa riunificazione del Giappone, che proseguì sotto Toyotomi Hideyoshi, uno dei personaggi più popolari nella storia nazionale. La sua ascesa fu sorprendente: di umili origini, cominciò a servire Nobunaga quando era ancora un ragazzo privo del cognome col quale sarebbe divenuto famoso, ma si distinse ben presto per le sue qualità militari e politiche, emergendo come il più importante generale al comando del primo «riunificatore». Non fu pertanto difficile per lui riuscire ad assumere l'eredità lasciata dall'improvvisa scomparsa del suo capo. Nel 1584, egli aveva stabilito un solido controllo sulla capitale e fissato la sua base nell'imponente castello di Osaka; l'anno successivo riuscì a ottenere l'obbedienza dei vassalli fedeli a Nobunaga e concluse un'alleanza con importanti daimyo, tra cui Tokugawa Ieyasu. La sua ascesa proseguì sia sul piano formale, ricevendo nel 1585 la nomina di reggente imperiale (kanpaku) e l'anno seguente il cognome Toyotomi, sia su quello strategico e, grazie a una serie di campagne militari, nel 1590 riuscì a portare a termine la completa riunificazione militare del Giappone, sebbene alcuni focolai di resistenza richiedessero l'impiego delle armi ancora per qualche anno. Hideyoshi divenne pertanto il capo supremo del Paese, la cui forza si basò non sul potere di cui disponeva individualmente, ma sulla rete di alleanze che egli guidava. Il suo esercito personale, infatti, non sarebbe stato sufficiente a sventare un eventuale attacco da parte di una coalizione di daimyo a lui ostili, allo stesso modo in cui sarebbe stato assai difficile per lui portare a termine l'opera di riunificazione senza il contributo dei suoi alleati. Questo aspetto suggerisce come, pur in presenza di un potere militare centrale impersonato dallo stesso Hideyoshi e riconosciuto in tutto il Paese, quest'ultimo risultasse essere frammentato in numerose entità territoriali, note come "han", ciascuna governata da un daimyo72. Nel 1590, questi ultimi ammontavano a quasi duecento, molti dei quali avevano ricevuto tale carica in cambio del riconoscimento della supremazia di Hideyoshi. In tal senso, egli fungeva da garante della posizione di un daimyo, la cui fedeltà gli era comunque necessaria per evitare pericolose rivalità e assicurare la pace nel Paese. D'altra parte, molti tra i fidati «daimyo della casa» controllavano territori di ridotta estensione, mentre l'ambito giurisdizionale di quelli «esterni» (cioè gli ex nemici di Hideyoshi da lui sottomessi nel corso delle campagne militari) era in genere ben più esteso. Pertanto, Hideyoshi non si accontentò di un formale giuramento di fedeltà o di alleanze matrimoniali per rinsaldare i vincoli feudali, ma provvide pure a disporre strategicamente i daimyo nelle varie regioni del Paese e pretese che essi inviassero presso il castello di Osaka un proprio familiare o un fedele vassallo come ostaggio. Fu dunque su questo equilibrio che si fondò il potere di Hideyoshi, così come quello dei suoi successori. L'importanza e il ruolo di ciascun daimyo, oltre che dal grado di fedeltà che lo legava a Hideyoshi e dalla collocazione strategica dei territori su cui governava, dipendeva dalla rendita proveniente dalla tassazione delle terre agricole collocate nel suo han, sulla base dell'assetto scaturito dalla revisione del sistema fondiario e fiscale.

Dopo aver ristabilito la pace interna, infatti, Hideyoshi si dedicò a consolidare l'opera di riunificazione, forgiando una nuova organizzazione amministrativa a partire da una generale revisione catastale fondata su criteri e unità di misura nuovi, che il suo predecessore aveva realizzato solo in parte e che rivoluzionò ora il sistema dei diritti fondiari, l'amministrazione locale, l'assetto economico-sociale delle campagne e i rapporti di potere tra i daimyo. Nota come "taiko kenchi" e avviata in alcune zone già nel 1582, essa venne via via estesa in modo sistematico al resto del Paese, il quale poté così essere sottoposto a un uniforme sistema di tassazione destinato a restare in vigore per oltre due secoli e mezzo73. Le terre coltivabili furono misurate in modo da stimare la loro capacità produttiva, calcolata ovunque in koku di riso (e perciò detta "kokudaka") e annotata nei registri catastali ("kenchicho")74. Ogni campo fu registrato a nome di una famiglia di contadini, che aveva l'obbligo di lavorarlo e di versare una quota del raccolto sotto forma di tassa, calcolata ora sulla base di quanto in media il terreno rendeva, e non più in rapporto alla sua estensione. Le famiglie contadine erano raggruppate in villaggi (mura), ciascuno dei quali selezionava un capo ("shoya") che tra i suoi compiti aveva quello di prelevare, sulla base di quanto risultava nei registri fondiari del villaggio, l'insieme delle quote di raccolto dovute annualmente dalle singole famiglie per trasmetterle agli amministratori alle dipendenze del daimyo. In tal modo, il mura assunse la responsabilità di amministrarsi e divenne l'unità fiscale in ogni han, mentre i contadini furono vincolati alla terra e acquisirono una certa sicurezza nel possesso dei campi assegnati loro; un fatto, questo che costituì un forte incentivo all'incremento della produzione agricola. Essi, inoltre, furono sottoposti unicamente al governo del daimyo e tutelati dall'interferenza privata. Quest'ultimo aspetto sembra testimoniato dal contenuto di un editto, emanato da Hideyoshi nel 1587, che vietava l'impiego degli agricoltori da parte di facoltose famiglie contadine e di funzionari locali, sebbene alcuni studiosi siano propensi a considerare tale misura piuttosto come un tentativo per eliminare le differenze di status sino ad allora esistenti nei villaggi.

A sua volta, il daimyo assumeva i pieni diritti sulle risorse agricole del proprio han, nelle cui casse affluivano le quote di riso che provenivano dai villaggi sotto forma di tasse e che servivano a determinare il suo potere e la sua posizione. Infatti, un daimyo era un guerriero che governava una regione le cui terre agricole erano tassate per oltre diecimila koku di riso, anche se molti daimyo disponevano di risorse ben più cospicue. Sappiamo, ad esempio, che nel 1598 l'imposta totale era calcolata attorno ai 18,5 milioni di koku, ma che i soli territori che Hideyoshi aveva mantenuto per sé erano tassati per circa 2 milioni di koku (10)75. Ciò significa che i quasi duecento daimyo esistenti a quel tempo in Giappone disponevano nel complesso di circa 16,5 milioni di koku e che Hideyoshi era il più potente signore feudale del Paese. Queste risorse servivano al daimyo per sostenere gli oneri dell'amministrazione interna al suo dominio, affidata ai guerrieri alle sue dipendenze, che egli ricompensava con stipendi in koku di riso. Essi avevano ormai assunto il costume di vivere all'interno delle città-castello ("jokamachi") edificate dai loro daimyo e da lì si occupavano degli affari amministrativi dello han. I samurai, quindi, vennero a essere nettamente distinti dai lavoratori dei campi, i quali erano stati inseriti nei registri catastali di nuova istituzione entrando a far parte della classe dei contadini ("hyakusho"), mentre i guerrieri che non avevano mantenuto un vincolo con la terra erano stati espulsi dai villaggi rurali e costretti a risiedere nei centri fortificati. Tutto ciò allontanò i samurai dalle campagne e li trasformò in amministratori delle terre del daimyo, le cui risorse erano costituite dai koku di riso che ricevevano dal loro signore per il lavoro svolto. Ciò - unito alla «caccia alle spade» ordinata da Hideyoshi nel 1588 allo scopo di disarmare i contadini giapponesi e alle barriere imposte tre anni dopo alla mobilità sociale attraverso il divieto di cambiare il proprio status - completò il processo di separazione dei ceti rurali dalla classe militare già iniziato da Nobunaga, e creò le basi del rigido sistema sociale gerarchico perfezionato sotto i Tokugawa e noto come "mibunsei"76.

La riforma del sistema di registrazione e di tassazione dei terreni introdotta con il taiko kenchi eliminò tutte le precedenti norme di controllo sulle terre agricole e determinò il definitivo superamento del diversificato metodo di imposta fiscale applicato negli shoen. Questo sistema consentì a Hideyoshi (e, in seguito, ai Tokugawa) di avere una chiara visione delle risorse agricole disponibili nel Paese, sulla base della quale fu possibile controllare le rendite dei singoli daimyo, avendo su di loro il potere di nomina, trasferimento e destituzione. E, usando tale potere a fini politici e strategici, essi furono in grado di mantenere un equilibrio di potere tra sé e gli altri signori feudali. Questo assetto, in cui i vari feudatari regionali erano indipendenti pur cooperando tra loro e sottostando ai vincoli imposti dal signore più potente, suggerisce l'idea di un feudalesimo centralizzato, che sarebbe stato perfezionato quando, con la creazione del bakufu dei Tokugawa, il legittimo governo militare nazionale avrebbe esercitato la propria autorità sui daimyo, sulla base del cosiddetto sistema bakuhan, di cui si dirà nel prossimo paragrafo77.

Per quanto riguarda le attività commerciali, Hideyoshi proseguì la politica di libera circolazione delle merci eliminando le barriere locali, favorendo l'espansione del libero mercato e abolendo le corporazioni di mercanti. Attraverso la concessione di privilegi, egli stimolò poi la crescita delle attività commerciali e artigianali nelle città-castello, che andarono rapidamente popolandosi. Ciò ebbe rilevanti riflessi sullo sviluppo di centri urbani, che crebbero attorno alla fortezza in cui il signore feudale aveva radunato i suoi vassalli, dove furono edificati quartieri commerciali, alloggi per i samurai ed edifici religiosi. Un'altra fonte di ricchezza fu rappresentata da un più razionale sfruttamento delle risorse minerarie situate nelle province da lui controllate, reso possibile dall'impiego di una tecnologia più avanzata 78. In modo analogo al suo predecessore, cercò di trarre profitto dai traffici con l'estero, come dimostra il fatto che Osaka sottrasse a Sakai il primato di maggiore città portuale del Giappone e che Nagasaki fu posta sotto la sua giurisdizione. Minor successo riscosse il tentativo effettuato da Hideyoshi al fine di reprimere la pirateria, di sottoporre il commercio estero a un sistema di autorizzazioni ufficiali e di ottenere privilegi commerciali dai Paesi dell'Asia Orientale. La sua ambizione fu palese soprattutto in politica estera, con il suo progetto di dominio dell'Asia, che egli tentò di realizzare ordinando ai suoi vassalli di mobilitare le proprie truppe per invadere la Corea, in modo da indirizzare verso l'esterno la smania di conquiste e ricompense sempre nuove diffusa tra i daimyo. Come si è detto, lo scopo ultimo delle due spedizioni erano finalizzate a conquistare la Cina; esse ebbero luogo in due riprese, nel 1592 e nel 1597, ma il loro esito fu compromesso dalla morte di Hideyoshi, avvenuta nel 1598.

La ricchezza immessa nell'economia del Paese e concentrata nelle mani dei grandi daimyo fu esibita attraverso un nuovo stile, palese soprattutto nei palazzi e negli arredi delle loro residenze; abili artisti e artigiani specializzati decorarono gli edifici con oro, lacca colorata ed elaborati elementi architettonici e realizzarono paraventi, pannelli dipinti, pitture murali e sculture, come a testimoniare la nuova ripartizione del potere avvenuta nel Paese. Accanto a tanta ostentazione, sorgevano, apparentemente isolati, piccoli padiglioni per il tè che evocavano un microcosmo culturale pieno di quiete e di raffinata semplicità, usato all'occorrenza per affrontare in privato importanti questioni politiche79. Di minor pregio risultano essere invece le opere letterarie, sebbene una certa vitalità caratterizzasse quelle collegate all'attività dei missionari europei, in primo luogo alcune splendide traduzioni di capolavori della devozione cristiana, nonché le "Favole" di Esopo80. Agli europei si deve pure la diffusione della stampa, che i giapponesi conobbero nel 1590 quando il gesuita Alessandro Valignano introdusse una stamperia a caratteri mobili di metallo, inizialmente impiegata per pubblicare testi religiosi, classici giapponesi e occidentali e dizionari di lingua, e che contribuì a dare impulso alle arti popolari e all'allargamento del pubblico di lettori. L'iniziale tolleranza mostrata verso l'attività missionaria iniziò a mutare nel momento in cui il Giappone ritrovò una sua unità interna, come dimostrano l'editto di proscrizione del Cristianesimo emanato nel 1587 e, soprattutto, la violenta azione ordinata da Hideyoshi nel 1597 a carico di un gruppo di cristiani.

Il secondo riunificatore cercò di legittimare la sua ascesa militare e di rinsaldare la rete di alleanze proponendosi come modello ideale di guida politica, e a tal fine volle usare i tradizionali simboli dell'autorità statale, ottenendo dalla Corte titoli e alte cariche, nonché obbligando i suoi vassalli a riformulare il giuramento di fedeltà a lui e all'istituto imperiale alla presenza del sovrano, in una fastosa cerimonia svoltasi presso la propria residenza a Momoyama81. Come il suo predecessore, non rivendicò comunque il titolo di shogun, probabilmente in considerazione di una tradizione consolidata secondo cui tale carica fosse riservata ai discendenti della stirpe Minamoto. Hideyoshi aveva cercato di assicurare la successione al suo figlioletto Hideyori istituendo un Consiglio composto da «cinque Grandi anziani» (detto "gotairo") che, negli ultimi anni del suo regime, rappresentò il più alto organo di governo e, dopo la sua morte, avrebbe dovuto vegliare sul giovane erede82 Ma né l'efficacia dell'organismo che egli aveva creato, né la lealtà dei suoi alleati sopravvissero alla sua scomparsa: mentre nel Paese si riapriva una contesa tra i vari signori feudali, uno tra i cinque Grandi anziani, Tokugawa Ieyasu, riuscì a prevalere sugli altri, realizzando la completa riunificazione del Giappone e stabilendo un governo militare nazionale che sarebbe stato egemonizzato da lui e dai suoi successori.

Storia del Giappone
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