6. LA «GUERRA TOTALE».

 

Dopo alcuni tentativi di penetrazione nella Cina settentrionale nel 1934-35, l'Esercito giapponese, nel luglio del 1937, invase la Cina, avviando così la Guerra dell'Asia Orientale. Il conflitto fu concepito come una «guerra totale» che comportò la progressiva ristrutturazione dell'economia in funzione dello sforzo bellico, l'ulteriore stretta autoritaria nel controllo sulla società e la riorganizzazione del sistema politico-partitico.

Il passaggio dal parziale liberismo al dirigismo statale in economia era da lungo tempo rivendicato dagli alti comandi dell'Esercito e della Marina. A esso si opponeva il mondo economico che, pur fruendo di appoggi consistenti da parte dello Stato, difendeva la propria autonomia. Il dibattito si incentrò, in sostanza, sulla tesi degli imprenditori che difendevano la loro autonomia nella destinazione delle risorse e il principio di trarre il massimo dei profitti dalla produzione, tesi alla quale i circoli militari contrapposero le esigenze belliche dell'invasione della Cina che assorbiva risorse umane e materiali assai maggiori di quanto previsto e che, sebbene non enunciato, sarebbe probabilmente sfociata in una guerra di lunga durata contro le Potenze coloniali dell'Occidente. Inoltre, a favore della tesi dei comandi militari si schierò gran parte dei funzionari civili, preoccupati dalle difficoltà nei rifornimenti alimentari e dalle conseguenze che la scarsità di risorse avrebbe potuto avere sulla disciplina dei ceti e delle classi sociali.

In questo clima, il primo aprile 1938, il Parlamento, al cui interno si sollevarono soltanto flebili voci da parte degli oppositori, peraltro oggetto di intimidazioni e pressioni, approvò, su proposta del governo del Principe Konoe Fumimaro (1891-1945), la Kokka sodoinho (Legge di mobilitazione nazionale generale). Tale legge era un provvedimento quadro e, quindi, forniva le indicazioni di carattere generale al cui interno il governo o il Parlamento potevano emanare norme specifiche, riguardanti le materie indicate dalla legge stessa. In effetti, la «mobilitazione» avvenne, tra il 1938 e il 1945, sulla base di 65 tra circolari, ordinanze o decreti governativi. Venne così meno uno dei princìpi fondamentali del liberalismo: la separazione tra il potere legislativo (Parlamento) e il potere esecutivo (governo). Inoltre, la Kokka sodoinho fu promulgata dopo l'approvazione di provvedimenti legislativi che contenevano norme temporanee per le esportazioni e le importazioni, per il controllo sui capitali e per la mobilitazione dei lavoratori delle industrie belliche. In sostanza, il controllo dello Stato sull'economia e sulle forze sociali, in particolare sul proletariato industriale, veniva razionalizzato e rafforzato.

Promulgata la Legge di mobilitazione generale nazionale, il Primo ministro Konoe proclamò la volontà di istituire in Asia un «Nuovo Ordine». Tra il 1940 e il 1941, vi fu la svolta definitiva, sia sul fronte interno sia su quello internazionale. I partiti politici, sempre più privi di potere, furono assorbiti nella già menzionata Taisei yokusankai (Associazione per il sostegno della direzione imperiale) e furono fondate le già ricordate associazioni per la produzione. Sul piano internazionale, il Giappone firmò il Patto tripartito con l'Italia fascista e la Germania nazista (con la quale fin dal 1936 esisteva il Patto anti-Comintern) e, l'anno successivo, occupò l'Indocina settentrionale, con la connivenza del governo collaborazionista di Vichy. Con l'estensione dell'occupazione della Cina, il governo di Washington chiese al Giappone garanzie per le Filippine (colonia statunitense) e il ritiro delle truppe dalla Cina. Dopo la firma del Patto di neutralità con l'Unione Sovietica, l'Esercito imperiale giapponese occupò l'Indocina meridionale, azione che provocò la proclamazione dell'embargo totale da parte degli Stati Uniti.

Falliti i tentativi per superare la crisi, l'8 dicembre 1941 (ora di Tokyo), gli aerei decollati dalle portaerei giapponesi attaccarono, "prima" della dichiarazione di guerra, la base statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii. Con la successiva dichiarazione di guerra della Germania nazista agli Stati Uniti, la guerra divenne «mondiale» in senso proprio. All'inizio, i successi giapponesi parvero inarrestabili: furono occupate le Filippine, la Malesia, le Indie Orientali Olandesi (l'attuale Indonesia), la Nuova Guinea, la Birmania e fu conquistata Singapore, fortezza britannica ritenuta inespugnabile. Il primo successo degli Alleati si verificò con la battaglia delle Midway, cui seguirono numerose vittorie sulle forze terrestri e navali giapponesi.

 

 

Storia del Giappone
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