1. LA CRESCITA ECONOMICA.
Durante la prima guerra mondiale, fu superata la perdurante tendenza a una crescita economica assai lenta, caratterizzata da brevi periodi di sviluppo entro una fase prolungata di crisi endemiche successive alla vittoria sulla Russia. Nel corso del conflitto europeo, infatti, l'economia giapponese compì enormi progressi completando la cosiddetta «seconda rivoluzione industriale»: al suo interno, acquisirono maggiore peso il settore metalmeccanico e quello dell'industria pesante rispetto al settore tessile. Innanzi tutto, l'alleanza con l'Intesa gli consentì l'occupazione dei territori cinesi e delle isole del Pacifico sotto la dominazione tedesca, ovvero le isole Marianne, Caroline e Marshall e la penisola dello Shandong. Parte di tali conquiste sarebbero state mantenute dopo la pace di Versailles. Inoltre, nel corso della guerra i prodotti giapponesi penetrarono nei mercati asiatici e in quelli dei Paesi alleati; la crescita del commercio internazionale incentivò l'espansione produttiva, che favorì un ampio sviluppo economico e indusse profonde trasformazioni economiche e sociali.
L'incremento della produzione bellica da parte delle Potenze occidentali, con il conseguente abbandono dei flussi di merci verso i mercati dell'Asia, andò a vantaggio del commercio dei manufatti giapponesi. Con sempre maggiore intensità i prodotti giapponesi e, in particolare, i tessuti di cotone e seta invasero i mercati asiatici e occidentali. Con il prolungarsi del conflitto, la penetrazione economica giapponese divenne ancora più ampia: non solo i tessuti, ma anche macchinari e, soprattutto, armi vennero spediti in Europa su richiesta degli alleati dell'Intesa. Le statistiche giapponesi indicano nel periodo 1913-19 un incremento della produzione e delle esportazioni che oscilla fra il 300 e il 400 per cento. Sebbene tali statistiche non siano completamente attendibili, esse danno comunque la misura di uno sviluppo produttivo di dimensioni davvero enormi. Nello stesso periodo, la bilancia commerciale giapponese registrò un saldo attivo di tre miliardi di yen; la flotta mercantile, con la costruzione di navi transoceaniche, passò da 1,5 a 3 milioni di tonnellate; i noli marittimi aumentarono di dieci volte. I trasporti marittimi, la cantieristica e, in definitiva, l'intero settore dell'industria pesante, trassero grande giovamento dalla guerra. Inoltre, l'incremento del tonnellaggio navale avrebbe consentito al Giappone, negli anni successivi alla guerra, la completa indipendenza dagli armatori stranieri e, dunque, la possibilità di aumentare il proprio capitale finanziario, costituito anche dai noli.
Tuttavia, non furono soltanto i settori produttivi delle costruzioni e dei trasporti marittimi a evolversi in modo positivo. Anche l'industria pesante (acciaio), peraltro ancora relativamente debole, e quella metalmeccanica aumentarono fatturato ed esportazioni. Né irrilevante fu il contributo all'esportazione da parte dei cotonifici, divenuti preminenti sui mercati asiatici, e dei setifici che trovarono soprattutto negli Stati Uniti sbocchi commerciali di grande portata. In sintesi, la prima guerra mondiale introdusse profonde modificazioni nella struttura dell'economia giapponese che riuscì, proprio in virtù dell'alleanza con l'Intesa e della marginale partecipazione militare del Giappone al conflitto, a ridurre il divario dalle economie dei Paesi più industrializzati.