Capitolo sesto.
NAZIONALISMO E PRIMA ESPANSIONE.
Nel biennio 1889-90 il superamento del feudalesimo può dirsi definitivamente avvenuto. Inoltre, con la concessione della Costituzione da parte dell'Imperatore e le prime elezioni politiche, a suggello delle riforme avviate nel 1868, il Giappone diviene uno Stato moderno. Nello stesso periodo si è completato il processo di consolidamento del capitalismo e si è ormai saldato il blocco di potere dominante formato da eminenti personalità dell'oligarchia «rivoluzionaria» (che, dall'inizio del Novecento, saranno sempre più sostituite dai funzionari civili di grado elevato), Corte imperiale, alti gradi dell'Esercito e della Marina, nuova nobiltà e gruppi economico-finanziari noti come "zaibatsu".
Il processo di formazione e sviluppo degli zaibatsu, la forma giapponese dei monopoli capitalistici, ebbe luogo a partire dalla cessione a privati delle imprese statali non strategiche, che fu gestita tra il 1881 e il 1885 dall'allora ministro delle Finanze Matsukata Masayoshi (1835-1924), consentendo al governo di concentrarsi sulle industrie militari e segnando una trasformazione della sua politica industriale «dal controllo diretto alla protezione indiretta». La cessione di tali imprese a prezzi assai favorevoli rispetto alla loro redditività agevolò i cosiddetti «mercanti politicamente protetti», ovvero quei mercanti che, nel periodo precedente alla trasformazione capitalistica del Meiji, avevano accumulato grandi ricchezze. In tal modo, essi divennero al tempo stesso possessori di capitale commerciale e finanziario (il quale era frutto e conseguenza delle attività tradizionalmente svolte) e di capitale industriale di nuova acquisizione. Questa operazione pose così le basi per la costituzione degli zaibatsu, che avvenne in una fase precoce, a tal punto da indurre i più attenti interpreti dello sviluppo economico giapponese a concordare con E. H. Norman, secondo il quale quell'economia saltò la fase del libero scambio in quanto da feudale divenne immediatamente monopolista151.
Tra gli altri interventi di natura economica adottati sotto Matsukata va ricordata la politica deflazionistica finalizzata a porre rimedio alla drastica inflazione determinatasi con il vertiginoso aumento di carta-moneta cui il governo era stato costretto a ricorrere per coprire le spese dell'intervento militare contro Satsuma e della conversione degli stipendi dei samurai, creando seri problemi al bilancio e gravi squilibri nella bilancia dei pagamenti. Oltre a varare una severa politica deflazionistica, Matsukata provvide a riorganizzare il sistema bancario istituendo la Banca del Giappone e creando le basi per un sano sistema di bilancio del governo. Il successo delle sue riforme portò, nel 1886, alla fine della deflazione e all'acquisizione di una solida base monetaria in grado di sostenere l'industrializzazione del Paese. Parallelamente, il Giappone andava aumentando l'esportazione di seta (che ben presto gli garantì il primato come massimo produttore del mondo) e di filati di cotone, che costituirono i due settori industriali trainanti dell'economia nazionale e sostennero il maggior peso dell'equilibrio della bilancia commerciale.
Nell'ultimo scorcio dell'Ottocento, il sistema scolastico, l'alfabetizzazione delle reclute e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa stavano ormai producendo risultati positivi nella «nazionalizzazione» delle masse, con il superamento delle tensioni sociali indotte dalla trasformazione. L'ideologia del blocco di potere dominante si fondava sulla sacralità dell'Imperatore, discendente divino e trascendente la politica, e sulla persistenza di alcuni valori confuciani, in particolare «lealtà e obbedienza» e «pietà filiale», quali garanzie dell'«armonia sociale», così come recitava il già menzionato Rescritto imperiale sull'educazione del 1890 (v. cap. 5 par. 5). Si postula l'assenza di contraddizioni e antagonismi all'interno della società giapponese, formata da "sudditi" (e non cittadini) fedeli, pronti ad ogni sacrificio per difendere il kokutai (sistema nazionale) «immutabile e senza pari» che presidia il «Paese degli dèi».