4. LA RICOSTRUZIONE ECONOMICA.
In economia, inizialmente lo Scap attuò uno stretto controllo nell'allocazione delle risorse e impose che il pagamento delle riparazioni di guerra avvenisse in valute pregiate o con il trasferimento di impianti industriali giapponesi. Tuttavia, già nel 1947, lo Scap permise al Giappone di fare fronte ai danni di guerra con l'esportazione di prodotti nazionali, in particolare beni strumentali, e con pagamenti in yen. Queste misure, che consentirono l'inizio della ricostruzione economica, furono osteggiate debolmente dalla Gran Bretagna e in modo più vigoroso dalla Cina e dall'Unione Sovietica, ma senza alcun esito: la decisione statunitense fu irrevocabile. Inoltre, con una manovra dilatoria, il governo giapponese riuscì nell'intento di stemperare il piano di scioglimento delle concentrazioni monopolistiche. Anche se con l'approvazione della legge antitrust fu ridimensionato il controllo finanziario delle famiglie sugli zaibatsu, questi, tuttavia, si riorganizzarono nella forma meno evidente di "keiretsu", atta comunque a garantire scelte economiche compatibili con le linee di sviluppo del gruppo.
Un punto di forza e di successo della politica dello Scap è costituito dalla riforma agraria, considerata essenziale dal governo statunitense e solo inizialmente osteggiata dai funzionari del ministero dell'Agricoltura e Foreste. L'affittanza, già emersa nel corso dell'era Meiji e che alla fine della guerra era estesa a circa la metà delle aree coltivabili, nel 1950, a riforma completata, fu ridotta al 10 per cento del totale. Proprietari terrieri (assenteisti o residenti nei villaggi) e contadini medi (che a un tempo coltivavano in proprio e cedevano in affitto parte dei loro campi) videro le loro proprietà drasticamente ridotte. Infatti, la legge previde estensioni proprietarie non superiori a 10 ettari nello Hokkaido e a 3 ettari nelle altre regioni del Paese. La vendita di aree coltivabili avvenne con il ricorso alla rateizzazione e in un periodo di forte inflazione, favorendo gli acquirenti e penalizzando i grandi proprietari. Inoltre, parte delle terre dei grandi proprietari furono confiscate, cosicché questi subirono perdite molto gravi. Dopo l'occupazione, gli ex grandi proprietari tentarono di ricuperare le terre perse con la riforma, ma il governo giapponese, la cui maggioranza si resse per decenni sul consenso della società rurale, fece loro soltanto modeste concessioni.
A seguito della ripresa industriale, la popolazione attiva in agricoltura, con un eccesso alla fine della guerra stimato intorno a 17 milioni di persone, diminuì progressivamente, passando da oltre il 41 per cento nel 1955 a poco più del 9 per cento nel 1990.
Oltre che per il successo della riforma agraria, il 1950 può essere considerato un anno di primaria importanza per l'economia giapponese. Infatti, fin dall'inizio della guerra di Corea (1950-53), l'industria giapponese vide aumentare la propria produzione a seguito delle sempre maggiori commesse militari da parte degli Stati Uniti. Le forniture militari furono possibili in quanto il processo di smilitarizzazione non era stato portato a compimento. Inoltre, l'amministrazione giapponese aveva potuto mantenere in vita alcuni elementi della «economia controllata» istituita durante il periodo bellico. Pertanto, gli investimenti nel settore industriale, pubblici e privati, furono indirizzati in modo coordinato verso i settori in sviluppo.