3. DAI GOVERNI TRASCENDENTI AI «GOVERNI DI PARTITO».
La dura repressione dei «moti del riso» provocò la fine politica del Primo ministro, il generale Terauchi Masatake, che fu sostituito da Hara Takashi il 20 settembre 1918. Alla caduta del governo Terauchi concorse lo sdegno popolare, sostenuto peraltro da molti intellettuali, ma ancor più la consapevolezza del blocco di potere e, in particolare, della burocrazia civile che lo spargimento di sangue e il forte emergere di antagonismi nella società erano inconciliabili con il perseguimento della «armonia sociale», obiettivo primario nell'ottica di organizzare il consenso di massa alle scelte politiche e sociali della classe dominante.
La nomina alla carica di Primo ministro di Hara fu patrocinata dai due genro Yamagata Aritomo e Saionji Kinmochi e seguì la prassi consolidata che, come si è precedentemente detto, non prevedeva alcuna indicazione del Parlamento. Tuttavia, introdusse un'importante novità, piccolo segno del mutamento del clima politico-sociale: Hara (che in passato era stato ministro delle Comunicazioni e poi, a più riprese, ministro degli Interni) fu il primo «uomo di partito» non appartenente né all'oligarchia che aveva diretto la trasformazione capitalistica né alla ristretta cerchia dei suoi delfini ad essere chiamato a ricoprire la carica di Primo ministro. La sua nomina, infatti, fu decisa sulla base del fatto che egli era a capo del partito di maggioranza alla Camera bassa, sebbene non tutti i responsabili politici dei dicasteri fossero membri del Rikken Seiyukai, dato che molti ministri del suo governo provenivano dalla carriera direttiva dei rispettivi dicasteri.
In sostanza, il governo non era più sotto il controllo dell'oligarchia, ma al suo interno la presenza di una consistente componente di funzionari civili e militari era in grado di indirizzarne le scelte in senso fortemente conservatore. D'altra parte, anche se uomo di partito, Hara aveva convinzioni politiche ispirate all'ideologia dominante, al cui interno si collocavano ormai i partiti moderati, uniche organizzazioni politiche che allora erano presenti in Parlamento e che non subivano i rigori della censura e della repressione poliziesca. Pur essendo il leader di un partito politico, Hara dimostrò miopia politica, in primo luogo in quanto non assecondò le aspirazioni dei ceti medi urbani attratti dal liberalismo, cioè dalla richiesta di riforma della Costituzione e di introduzione del suffragio universale. In sostanza, la sua scelta contribuì al mantenimento dei partiti politici in una posizione subalterna all'interno del blocco di potere dominante.
Per quanto emerge dalle vicende politiche del primo dopoguerra, appare riduttivo indicare l'era Taisho (1912-26) con il termine di «democrazia Taisho». In realtà, si registrò un declino assai relativo di gruppi costitutivi del blocco di potere dominante (quali i genro, gli alti comandi militari e il Consiglio Privato) a favore dei partiti politici presenti nella Camera bassa. Furono gli anni in cui gli ideali di pensatori liberali quali Yoshino Sakuzo (1878-1933) e Minobe Tatsukichi (1873-1948) influenzarono soprattutto i ceti urbani, richiamando l'esigenza di riforme liberali che consentissero la partecipazione popolare alla vita politica, partecipazione che, tuttavia, avvenne in forme assai limitate.
I partiti non furono in grado di raccogliere le sollecitazioni di questi e altri intellettuali e lo stesso Hara Takashi mostrò la propria avversione ad ampliare i margini di democrazia. La sua difesa della situazione esistente discese dal timore di operare a favore dei nuovi partiti proletari che stavano sorgendo, in una società non indifferente alla propaganda del neonato sindacato e dei partiti di ispirazione socialista e marxista. La miopia di Hara e dei dirigenti dei partiti presenti in Parlamento non permise loro di rovesciare i rapporti di forza e il blocco di potere dominante riprese il sopravvento. E' improprio, dunque, parlare di «democrazia Taisho», espressione usata soprattutto per segnalare il contrasto con il successivo periodo fascista, altra grande e appassionante controversia storiografica.
Né il conservatorismo di Hara fu sufficiente ad attenuare le tensioni sociali, fortemente venate sia dallo sciovinismo, sia dalla difficile situazione economica. Hara stesso fu vittima di un nazionalista che lo assassinò nel 1921, in quanto la propaganda lo aveva indicato come il responsabile del mancato successo della diplomazia giapponese alla Conferenza di pace di Versailles (v. infra, par. 5).
Alla sua morte, dopo il governo di Takahashi Korekiyo (1854-1936) del Seiyukai, divennero Primi ministri due ammiragli, Kato Tomosaburo (1861-1923) e Yamamoto Gonnohyoe (1852-1933), e l'ex presidente del Consiglio Privato Kiyoura Keigo (1850-1942). Solo con la nomina a Primo ministro di Kato Takaaki (1860-1926) si aprì la breve stagione dei «governi di partito», compresa tra il 1924 e il 1932 (v. infra, par. 7).