CAPITOLO CINQUANTUNO
Appollaiata in cima alla cisterna di Alcatraz, circondata da giganteschi Corvi della Morte, la Morrigan cantava con voce sommessa. Era un canto udito per la prima volta dagli uomini primitivi, ormai impresso a fondo nel DNA dell'umanità. Era lento e dolce, desolato e malinconico, bellissimo... e assolutamente agghiacciante. Era il Canto della Morrigan: un lamento destinato a ispirare paura e terrore. E sui campi di battaglia del mondo, da interi millenni, era spesso l'ultimo suono che un essere umano udiva in vita.
La Morrigan si accostò il nero mantello di piume al corpo e scrutò oltre la baia inghiottita dalla nebbia, verso la città. Riusciva a percepire il calore della massa di homines, riusciva a distinguere il bagliore di quasi un milione di aure che ribollivano nel cuore di San Francisco. E ogni aura avvolgeva uno degli homines, ciascuno dei quali ricco di paure e preoccupazioni, pieno di gustose emozioni. Congiunse le mani e avvicinò la punta delle dita alle labbra nere e sottili. I suoi antenati si erano nutriti degli homines, avevano bevuto i loro ricordi, gustato le loro emozioni come vini prelibati. Presto, molto presto, la Morrigan sarebbe stata libera di farlo di nuovo. Ma c'era già un lauto banchetto che l'attendeva.
Qualche ora prima era stata contattata da John Dee. Finalmente, lui e i suoi Antichi Signori si erano visti costretti ad ammettere che ormai era troppo pericoloso lasciare Nicholas Flamel e Perenelle in vita,- e l'inglese le aveva dato il permesso di uccidere la Fattucchiera.
La Morrigan aveva un nido tra i picchi delle montagne di San Bernardino. L'avrebbe portata lassù, e nel giro di pochi giorni avrebbe prosciugato i ricordi e le emozioni di Perenelle fino all'ultima goccia. La Fattucchiera era vissuta per quasi settecento anni; aveva viaggiato per il mondo e per i Regni d'Ombra, aveva visto meraviglie e sperimentato terrori, e aveva una memoria straordinaria: ricordava sicuramente tutto, ogni emozione, ogni pensiero e paura. E la Morrigan li avrebbe assaporati fino all'ultimo. Finito il suo pasto, la leggendaria Perenelle Flamel non sarebbe stata altro che una bimbetta priva di cervello.
La Dea Corvo gettò la testa all'indietro e spalancò la bocca, i lunghi incisivi candidi e nudi contro le labbra scure, la lingua piccola e nera. Sapeva che la Fattucchiera si trovava nei tunnel sottostanti la cisterna. L'unico altro ingresso era attraverso una galleria accessibile soltanto con la bassa marea. E anche se mancavano delle ore, le rocce e la scogliera intorno all'imboccatura della grotta brulicavano già di corvi dal becco aguzzo.
Poi le narici della Morrigan si dilatarono. Oltre l'odore di salsedine, oltre la puzza di ruggine e pietre fatiscenti e il sentore muschiato di miriadi di uccelli, avvertì qualcos'altro... qualcosa di incongruo, che non apparteneva a quel luogo e a quell'epoca. Qualcosa di antico e di acido.
Il vento si mosse, e la nebbia ripiegò al suo seguito. Goccioline salate di umidità luccicarono su un filo d'argento sospeso nell'aria. La Morrigan strizzò gli occhi neri come la pece. Un altro filo ondeggiò nell'aria, e poi un altro e un altro ancora, incrociati in una serie di cerchi; sembravano ragnatele. Erano ragnatele. All'improvviso un ragno mostruoso eruppe dal cunicolo sottostante e atterrò saldamente sul fianco della cisterna, con gli uncini che si conficcarono nel metallo,- in un rapido brulichio delle grosse zampe avanzò verso la Dea Corvo.
Gli uccelli che attorniavano la cisterna si alzarono in volo, gracchiando con voce roca... e tutti furono subito intrappolati nell'enorme ragnatela che galleggiava in cielo. Ricaddero addosso alla loro oscura padrona, aggrovigliandola in una massa turbinante di piume e fili appiccicosi.
La Morrigan si liberò a colpi di artigli, raccolse il mantello intorno al corpo e stava per prendere il volo quando il ragno sbucò dal bordo della cisterna e la respinse a terra, inchiodandola con una grossa zampa uncinata.
Perenelle Flamel, a cavalcioni sulla groppa del ragno, una lancia fiammeggiante in mano, si sporse e sorrise alla Morrigan. — Stavi cercando me, credo.