CAPITOLO TRENTUNO
La viscida lingua di Nidhogg si srotolava nell'aria verso Scathach, ancora bloccata sul muro della cucina, stretta tra gli artigli della creatura. La Guerriera lottava in silenzio, divincolandosi nella morsa del mostro, agitando la punta degli anfibi alla ricerca di un appiglio sul pavimento scivoloso. Con le braccia bloccate lungo i fianchi, usare le spade era impossibile.
Josh sapeva che, se si fosse fermato a riflettere solo per un secondo, non avrebbe mai portato a termine quello che aveva in mente di fare. L'odore della creatura gli stava dando il voltastomaco, e il cuore gli batteva così forte da lasciarlo quasi senza fiato.
La lingua biforcuta strusciò sul tavolo, lasciando una profonda bruciatura sul legno. Sfondò una sedia e passò oltre, puntando dritta alla testa della Guerriera.
Josh immaginò che la spada fosse un pallone da football. Usando la presa a due mani che Jeanne gli aveva mostrato, impugnò Clarent sopra la testa e si lanciò in avanti, ripetendo una mossa che il suo ultimo allenatore aveva cercato di insegnargli - invano - per un'intera stagione. Ma non aveva ancora finito il salto che capì di aver calcolato male le distanze. La lingua era troppo veloce, e lui era troppo lontano. Con un ultimo sforzo disperato, si decise a scagliare la spada.
La lama colpì di piatto la lingua carnosa di Nidhogg. E vi rimase appiccicata.
Anni di taekwondo aiutarono Josh a frenare la caduta sul pavimento. Picchiò forte a terra, ma facendo leva sul palmo della mano riuscì a slanciarsi in avanti con una capriola e a rimettersi subito in piedi... a pochi centimetri dalla lingua del mostro, acida e gocciolante, e dalla spada. Afferrando l'elsa, tirò con tutte le sue forze.
La lama si liberò con uno strappo, come di stoffa che si stacca dal velcro,- la lingua sfrigolò e sibilò, rientrando di scatto nella bocca del mostro. Josh sapeva che, se si fosse fermato, lui e Scatty sarebbero morti. Conficcò Clarent di punta nel braccio del rettile. Affondando agilmente nella pelle coriacea, la lama cominciò a vibrare, mandando un suono acuto. Una corrente di calore rifluì dal braccio di Josh fino al petto. Un attimo dopo, un'ondata di forza e di energia cancellò tutti i suoi dolori. L'aura divampò di un oro scintillante, e quando il ragazzo strappò la spada dalla creatura, un reticolo di luce percorse la lama di pietra grigia.
— Gli artigli, Josh. Taglia un artiglio! — ringhiò Scathach mentre Nidhogg la scuoteva forte. Le spade le caddero dalle mani e piombarono sferragliando sul pavimento.
Josh tentò un fendente, cercando di eseguire l'ordine, ma la pesante lama di pietra virò all'ultimo momento, rimbalzando poco lontano dalla zampa di Nidhogg. Ci riprovò, e stavolta la spada cozzò sulla pelle corazzata del mostro, producendo scintille.
— Attento! — strillò Scathach quando la spada ondeggiò pericolosamente vicino alla sua testa. — Quella è una delle poche armi che può davvero uccidermi.
— Scusa — mugugnò Josh. — Non ho mai fatto niente di questo genere in vita mia. — Sferrò un altro colpo all'artiglio. Le scintille sfiorarono il volto della Guerriera. — A che ci serve un artiglio? — chiese mentre menava fendenti sulla pelle dura come il ferro.
— Il mostro si può uccidere soltanto con uno dei suoi stessi artigli — rispose Scathach, con una calma sorprendente. — Attento! Sta' indietro!
Josh si voltò appena in tempo per vedere l'enorme testa di Nidhogg tuffarsi in avanti, inoltrandosi nel fianco delle macerie, la lingua bianca di nuovo in azione. Stavolta voleva il ragazzo, ed era troppo veloce per lui. Josh non poteva fuggire da nessuna parte, e se si muoveva, il mostro avrebbe colpito Scatty. Piantando saldamente i piedi a terra, le mani strette intorno all'elsa di Clarent, si tenne la spada davanti al viso. Chiuse gli occhi mentre quell'orrore si avvicinava, ma li riaprì subito. Se doveva morire, l'avrebbe fatto a occhi aperti.
Era come un videogioco, pensò, con la differenza che quel gioco era mortale. Quasi al rallentatore, vide le due estremità della lingua biforcuta avvolgersi intorno alla lama, come se volesse strappargliela dalle mani. Rinsaldò la presa, deciso a non lasciarla andare.
Quando la carne del mostro toccò la lama di pietra, l'effetto fu immediato. Nidhogg si immobilizzò, poi ebbe una convulsione e sibilò. L'acido della lingua gorgogliò sulla lama, mentre la spada tremava tra le mani di Josh, vibrando come un diapason, facendosi prima calda, poi bollente, finché non cominciò a emettere un fortissimo bagliore.
Il ragazzo strinse gli occhi, e dietro le palpebre chiuse intravide una serie di immagini tremolanti: un paesaggio arido e dissestato, butterato di gorgoglianti pozze di lava rossa, mentre sopra la sua testa il cielo ribolliva di nuvole sporche che rilasciavano una pioggia di cenere e braci. Sparse nello stesso cielo, a ciondoloni dalle nuvole, c'erano quelle che somigliavano alle radici di un albero enorme. Erano loro la fonte di quella cenere bianca e acida: si stavano dissolvendo, appassivano e morivano...
Con uno strattone, Nidhogg liberò la lingua annerita.
Josh trasalì e aprì gli occhi, e nello stesso istante la sua aura divampò di nuovo, accecandolo. Preso dal panico, agitando la spada davanti a sé, il ragazzo arretrò finché non sentì il muro della cucina contro la schiena. Continuò a sbattere le palpebre furiosamente e avrebbe voluto stropicciarsi gli occhi con le mani, ma non osava allentare la presa sulla spada. Tutt'intorno a lui, sentiva il rumore delle pietre che crollavano, dell'intonaco che si sfaldava, del legno che si schiantava, e inarcò le spalle, aspettandosi che qualcosa gli cadesse in testa. — Scatty? — chiamò.
Ma non ci fu risposta.
Alzò la voce. — Scatty! — Strizzando gli occhi per scacciare i punti di luce che gli danzavano davanti alle iridi, vide il mostro che trascinava via Scathach dalla casa,- la grossa lingua, ormai annerita, gli penzolava flaccida da un angolo della bocca. Stringendo la Guerriera in una morsa stritolante, Nidhogg uscì nel giardino devastato, mentre la lunga coda staccava interi pezzi di muro dai fianchi della casa, mandando in pezzi l'ultima finestra intatta. Poi la creatura si alzò sulle zampe posteriori, come una lucertola dal collare, e si allontanò lungo il vicolo, rischiando di schiacciare sotto i piedi la figura in cotta di maglia bianca rimasta a fare da sentinella. Senza un attimo di esitazione, la figura scomparve dietro il mostro.
Josh sbucò fuori dal varco che squarciava il fianco della casa e si fermò. Si guardò alle spalle. La cucina un tempo ordinatissima era ridotta a un cumulo di macerie. Poi guardò la spada che aveva in mano e sorrise. Aveva fermato il mostro. Il suo sorriso si allargò. Lo aveva respinto e aveva salvato sua sorella e tutti gli altri ospiti della casa... tranne Scatty.
Traendo un respiro profondo, Josh superò con un salto le scale, attraversò il giardino e si gettò all'inseguimento del mostro nel vicolo. — Non riesco a credere a quello che sto facendo — mugugnò. — E dire che Scatty nemmeno mi piace. Be'... non tanto, almeno — si corresse.