CAPITOLO NOVE

Con le mani sprofondate nelle tasche del giubbotto di pelle, i jeans neri e i logori stivali da cowboy, Nicholas Flamel si confondeva bene sia tra i lavoratori del mattino sia tra i senzatetto che cominciavano a spuntare per le vie di Parigi. I gruppetti di poliziotti raccolti qua e là erano impegnati in discussioni animate o ascoltavano le trasmittenti, e lo degnarono a malapena di uno sguardo.

Non era la prima volta che gli davano la caccia in quelle strade, ma era la prima volta che gli accadeva da solo, senza amici o alleati al proprio fianco. Lui e Perenelle erano tornati nella loro città natale alla fine della Guerra dei Sette Anni, nel 1763; un vecchio amico aveva chiesto il loro aiuto, e i Flamel non dicevano mai di no agli amici. Purtroppo, però, Dee aveva scoperto dove si trovavano e li aveva inseguiti per le strade con un esercito di assassini vestiti di nero, nessuno dei quali interamente umano.

Allora erano riusciti a fuggire. Riuscirci adesso forse non sarebbe stato così facile. Parigi era cambiata drasticamente. Quando il barone Haussmann aveva riprogettato la città nel Diciannovesimo secolo, aveva fatto demolire gran parte della sezione medievale, quella con cui Flamel aveva tanta dimestichezza. Tutti i nascondigli e i rifugi sicuri dell'Alchimista, le cantine e le soffitte segrete non esistevano più. Una volta conosceva a menadito ogni centimetro di strada, ogni vicolo e cortile di Parigi; adesso ne sapeva quanto un turista qualsiasi.

E in quel momento, a dargli la caccia non c'era solo Machiavelli, ma l'intera forza di polizia francese. Dee era in arrivo e, come Flamel sapeva bene, era capace di qualunque cosa.

L'Alchimista inspirò una boccata dell'aria fresca del mattino e lanciò un'occhiata all'orologio digitale da pochi dollari che portava al polso sinistro. Segnava ancora l'ora di San Francisco: le otto e venti di sera. Il che significava - stabilì con un rapido calcolò mentale - che a Parigi erano le cinque e venti del mattino. Per un attimo rifletté se sistemare l'orario, ma decise rapidamente di no. Un paio di mesi prima, quando aveva provato a inserire la funzione di risparmio energetico, l'orologio si era messo a lampeggiare e a suonare a più non posso. Aveva passato più di un'ora a cercare di aggiustarlo invano,- a Perenelle erano bastati trenta secondi. Lo portava solo perché si poteva impostare il timer con il conto alla rovescia; ogni mese, quando fabbricavano una nuova dose della pozione dell'immortalità, rimetteva il contatore a 720 ore e gli dava il via. Con il passare degli anni, i Flamel avevano scoperto che la pozione seguiva il ciclo lunare e durava all'incirca trenta giorni. Nel corso del mese invecchiavano a poco a poco, in modo quasi impercettibile, ma bevuta la pozione gli effetti dell'età si invertivano rapidamente: i capelli si scurivano, le rughe si attenuavano e sparivano, giunture doloranti e muscoli irrigiditi tornavano di nuovo agili, vista e udito si acuivano.

Purtroppo era impossibile copiare la ricetta; ogni mese la formula era unica, e funzionava una volta sola. Il Libro di Abramo il Mago era scritto in una lingua che precedeva l'avvento dell'umanità, e in una grafia mobile, in perenne mutamento, così che intere biblioteche di sapere erano contenute in quell'unico, piccolo volume. Ogni mese, però, sulla settima pagina del manoscritto rilegato in rame compariva il segreto della Vita Eterna. Le lettere brulicanti restavano ferme per meno di un'ora prima di scuotersi, torcersi e scivolare via.

La prima e unica volta in cui i Flamel avevano provato a usare la stessa ricetta due volte, la conseguenza era stata quella di accelerare il processo di invecchiamento. Per fortuna Nicholas aveva bevuto solo un sorso di quel liquido incolore e dall'aspetto ordinario, quando Perenelle aveva notato la comparsa di rughe intorno agli occhi e sulla fronte del marito e visto i peli della sua folta barba cadere all'improvviso; così aveva scagliato via la coppa prima che lui potesse berne un altro goccio. Le rughe però erano rimaste incise sul volto dell'Alchimista, e la barba di cui andava tanto fiero non era più ricresciuta.

L'ultima dose di pozione era stata distillata la domenica precedente, a mezzanotte, meno di una settimana prima. Flamel schiacciò il pulsante sinistro dell'orologio e controllò il timer: erano trascorse 116 ore e 21 minuti. Un'altra leggera pressione e comparve il tempo che gli rimaneva: 603 ore e 39 minuti, ovvero circa 25 giorni. In quell'istante scattò un altro minuto: 38. I Flamel sarebbero invecchiati e si sarebbero ulteriormente indeboliti ogni volta che avessero fatto ricorso ai propri poteri, accelerando l'avanzare dell'età. Se non recuperavano il Libro entro la fine del mese e non fabbricavano una nuova dose di pozione, presto sarebbe sopraggiunta la morte.

E il mondo sarebbe morto con loro...

A meno che...

Una macchina della polizia sfrecciò a sirene spiegate accanto a Flamel, seguita da una seconda e da una terza. Come tutti gli altri passanti, l'Alchimista le seguì con lo sguardo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era attirare l'attenzione su di sé distinguendosi tra la folla.

Doveva recuperare il Codice. Il resto del Codice, rammentò a se stesso, toccandosi distrattamente il petto. Nascosta sotto la maglietta, appesa a un cordino di cuoio, portava una semplice bustina quadrata di cotone che Perenelle aveva cucito per lui mezzo millennio prima, quando aveva trovato il Libro. Era fatta per contenere l'antico volume, e in quel momento conteneva solo le due pagine che Josh era riuscito a strappare. Nelle mani di Dee, il Libro era pericoloso; ma erano le ultime due pagine, che contenevano l'incantesimo noto come Invocazione Finale, quelle che occorrevano a Dee per riportare gli Oscuri Signori nel mondo. E Flamel non lo avrebbe mai permesso; non poteva permetterlo.

Due agenti di polizia spuntarono da dietro l'angolo e avanzarono in mezzo alla strada. Scrutavano i passanti e sbirciavano nelle vetrine dei negozi, ma oltrepassarono l'Alchimista senza sfiorarlo nemmeno con lo sguardo.

Flamel sapeva che la sua priorità era trovare un rifugio sicuro per i gemelli. E questo significava che doveva trovare un immortale residente a Parigi. Ogni città del mondo ospitava una piccola quantità di esseri umani la cui esistenza si prolungava da secoli, se non millenni, e Parigi non faceva eccezione. Sapeva che gli immortali preferivano le grandi città, dove era più facile confondersi tra la popolazione in continuo mutamento.

Molto tempo prima, Nicholas e Perenelle erano giunti alla conclusione che nel cuore di ogni mito e di ogni leggenda c'era un granello di verità. E ogni razza raccontava storie di persone dalla vita eccezionalmente lunga: gli immortali.

Nel corso dei secoli, i Flamel erano entrati in contatto con tre tipi di umani immortali, tra loro molto diversi. C'erano i Vegliardi - ormai pochissimi - che venivano dal passato più remoto della Terra. Alcuni avevano assistito all'intero arco della storia umana, e questo li aveva resi più - e in un certo senso meno - che umani.

Poi c'erano pochi altri che, come Nicholas e Perenelle, avevano scoperto con le proprie forze il modo per diventare immortali. Di millennio in millennio, i segreti dell'alchimia erano stati scoperti, perduti e riscoperti innumerevoli volte. Uno dei segreti più grandi era la formula dell'immortalità. E tutta l'alchimia - e con ogni probabilità perfino tutta la scienza moderna - aveva una sola fonte: il Libro di Abramo il Mago.

Infine c'erano coloro che avevano ricevuto l'immortalità in dono. Erano gli umani che, per caso o di proposito, avevano attirato l'attenzione di uno o l'altro degli Antichi Signori rimasti nel mondo dopo la Caduta di Danu Talis. Gli Antichi Signori erano sempre alla ricerca di persone dalle doti eccezionali o insolite da reclutare per la propria causa e alle quali, in cambio dei loro servigi, garantivano il prolungamento della vita. Era un dono che pochissimi uomini potevano rifiutare. Ma era anche un dono che assicurava la fedeltà più ferrea e assoluta, poiché poteva essere tolto con la stessa rapidità con cui era stato dato. Flamel sapeva che, se avesse incontrato degli immortali a Parigi, ci sarebbe stato il pericolo molto reale che fossero al servizio degli Oscuri Signori.

Stava passando davanti a un videonoleggio che pubblicizzava anche un servizio Internet ad alta velocità quando notò il cartello sulla vetrina, scritto in dieci lingue: CHIAMATE NAZIONALI E INTERNAZIONALI - TARIFFE ECONOMICHE. Aprì la porta e fu inondato dal tanfo di sudore, oltre che dall'ozono dovuto alla concentrazione di troppi computer. Il negozio era stranamente affollato: intorno a tre computer c'era un gruppetto di studenti con l'aria di aver passato la notte a giocare a World of Warcraft, mentre il resto delle macchine, era occupato da giovani uomini e donne dalla faccia seria, gli occhi incollati allo schermo. Avvicinandosi al bancone in fondo al negozio, l'Alchimista notò che la maggior parte di quelle persone stava chattando o mandando e-mail. Sorrise appena,- solo pochi giorni prima, Josh ci aveva messo un'ora per spiegargli la differenza tra i due metodi di comunicazione; gli aveva perfino attivato una casella personale di posta elettronica.

La ragazza cinese dietro il bancone era vestita con degli stracci sgualciti che Flamel giudicò adatti solo all'immondizia, ma che probabilmente costavano una fortuna. Era truccata in perfetto stile goth e in quel momento si stava passando qualcosa sulle unghie.

— Tre euro per quindici minuti, cinque per mezz'ora, sette per quarantacinque minuti, dieci per un'ora — snocciolò in un francese terribile, senza alzare lo sguardo.

— Vorrei fare una chiamata internazionale.

— Contanti o carta?

Flamel notò che non era smalto quello che la ragazza si stava passando sulle unghie, ma un pennarello nero. — Carta. — Voleva conservare i pochi spiccioli per comprare da mangiare. Anche se lui mangiava di rado e Scathach mai, doveva pensare ai ragazzi.

— Cabina numero due. Le istruzioni sono sul muro.

L'Alchimista si infilò nella cabina di vetro e si chiuse le porte alle spalle. Le grida degli studenti si affievolirono, ma il cubicolo puzzava di cibo andato a male. Lesse le istruzioni alla svelta mentre pescava dal portafoglio la carta di credito che aveva usato per pagare la cioccolata calda ai ragazzi. Era a nome di Nick Fleming, l'identità che aveva usato negli ultimi dieci anni, e per un attimo si chiese se Dee o Machiavelli fossero in grado di servirsene per rintracciarlo. Naturalmente sì, ma sulle labbra gli balenò un rapido sorriso: che importava? La carta avrebbe detto loro solo che si trovava a Parigi, e questo già lo sapevano. Seguendo le istruzioni sul muro, digitò il codice d'accesso internazionale e poi il numero che Sophie aveva ritrovato tra i ricordi della Strega di Endor.

La linea crepitò e scattò varie volte, e poi, a migliaia di chilometri di distanza, un telefono cominciò a suonare. Risposero al secondo squillo: — "Ojai Valley News", buonasera, come posso aiutarla? — La voce della giovane donna era sorprendentemente nitida.

Flamel esagerò di proposito il suo accento francese.

— Buongiorno... o meglio, buonasera a lei. Sono lieto di trovarla ancora in ufficio. Sono Monsieur Montmo- rency, chiamo dalla Francia, da Parigi. Sono un reporter di "Le Monde". Ho appena visto in Internet che avete avuto una serata molto movimentata.

— Caspita! Le notizie volano, signor...

— Montmorency.

— Montmorency. Sì, abbiamo avuto una serata impegnativa. Come posso aiutarla?

— Vorremmo includere un pezzo sull'incidente nell'edizione della sera, e mi chiedevo: avete qualcuno sul posto?

— Tutti i nostri inviati sono in città, al momento.

— Non sarebbe possibile collegarmi con uno di loro? Per un rapido resoconto e un commento in diretta.

— Quando Flamel si accorse che la donna non rispondeva subito, si affrettò ad aggiungere: — Il vostro giornale verrebbe citato come fonte, ovviamente.

— Mi faccia vedere se riesco a collegarla con uno dei nostri inviati, signor Montmorency.

— Merci. Gliene sono molto grato.

La linea crepitò di nuovo, e ci fu una lunga pausa. Flamel immaginò che la donna stesse parlando con il giornalista prima di trasferire la chiamata.

Ci fu un clic, poi la donna disse: — Signore? La metto in linea...

— Michael Carroll, dell'"Oiai Valley News". Lei chiama da Parigi, ho capito bene? — C'era una nota di incredulità nella voce dell'uomo.

— Esatto, Monsieur Carroll.

— Le notizie volano — commentò anche il giornalista.

— Sa com'è, Internet... — replicò vago Flamel, e aggiunse: — C'è un video su YouTube. — Non aveva nessun dubbio che ci fossero già dei filmati in Rete. Si girò per lanciare uno sguardo all'Internet point. Da quella postazione vedeva una mezza dozzina di schermi, ognuno su una pagina in lingua diversa. — Mi hanno chiesto un inserto per la pagina della cultura. Uno dei nostri redattori è stato spesso nella vostra splendida città e ha comprato dei magnifici cristalli in una bottega d'antiquariato sulla via principale. Non so se la conosce: vende solo specchi e cristalli.

— Antichità Witcherly. La conosco bene — disse Carroll. —Mi dispiace, è rimasta distrutta in un'esplosione.

Flamel si senti mancare il fiato. Ecate era morta perché lui aveva portato i gemelli nel suo Regno d'Ombra; alla Strega di Endor era toccato lo stesso destino? Si schiarì la gola e deglutì. — E la proprietaria, la signora Witcherly? È...?

— Sta bene — rispose il giornalista, con gran sollievo di Flamel. — Ho appena registrato una sua dichiarazione. Ha reagito con grande spirito considerato che ha appena perso il suo negozio in un'esplosione. — Rise e aggiunse: — Dice che quando si è vissuto tanto come lei, niente riesce più a sorprenderti.

— La signora è ancora lì? — chiese l'Alchimista, cercando di contenere l'ansia. — Sarebbe disponibile a rilasciare una dichiarazione per la stampa francese? Le dica che è Nicholas Montmorency. Abbiamo già parlato una volta, sono sicuro che si ricorda di me.

— Un istante. Glielo chiedo...

La voce si affievolì e Flamel sentì il giornalista che chiamava Dora Witcherly. In sottofondo lo raggiunsero anche il suono di sirene della polizia, delle ambulanze e dei vigili del fuoco e, più deboli, le grida e i lamenti di persone in difficoltà. Ed era tutta colpa sua.

Ma scosse subito la testa. No, non era colpa sua. Era opera di Dee. Quell'individuo non aveva il senso delle proporzioni; nel 1666 aveva quasi raso al suolo l'intera Londra in un incendio, negli anni Quaranta dell'Ottocento aveva devastato l'Irlanda con la Grande Carestia, nel 1906 aveva distrutto mezza San Francisco. E ora aveva svuotato i cimiteri di Ojai; senza dubbio le strade erano cosparse di ossa e corpi. Flamel udì la voce smorzata del giornalista e poi il fruscio del cellulare che passava di mano.

— Monsieur Montmorency? — esordì Dora con garbo, in perfetto francese.

— Sì, madame. Sta bene?

La voce di Dora si abbassò in un sussurro e la donna passò al francese arcaico, incomprensibile a ogni eventuale orecchio indiscreto. — Non è tanto facile uccidermi — disse. — Dee è scappato. Pieno di lividi, graffi e ammaccature, e molto arrabbiato. Voi state tutti bene? Anche Scathach?

— Scatty sta bene. Però abbiamo avuto uno scontro con Niccolò Machiavelli.

— Ah, è ancora in circolazione? Lo avrà avvisato Dee. Faccia attenzione, Nicholas... Machiavelli è perfino più scaltro dell'inglese. Ora devo sbrigarmi — aggiunse Dora.

— Questo giornalista sta diventando sospettoso. Probabilmente pensa che le sto raccontando una storia migliore di quella che ho rifilato a lui. Che cosa vuole?

— Mi serve il suo aiuto, Dora. Devo sapere di chi mi posso fidare a Parigi. Devo portare i ragazzi al sicuro. Sono esausti.

— Mmm. — La linea frusciò come carta stropicciata.

— Non so chi c'è a Parigi al momento. Ma lo scoprirò

— disse in tono deciso. — Che ore sono lì?

— Quasi le sei del mattino.

— Fatevi trovare alla Torre Eiffel per le sette, e aspettate dieci minuti. Se riesco a trovare qualcuno di affidabile, gli dirò di incontrarvi lì. Se nessuno di sua conoscenza si fa vivo, tornateci di nuovo alle otto e poi alle nove. Se per le nove non ci sono novità, saprà che a Parigi non può fidarsi di nessuno, e dovrà arrangiarsi da solo.

— Grazie, Madame Dora — disse Flamel. — Non dimenticherò questo debito.

— Non esistono debiti tra amici — replicò la strega. — E cerchi di tenere mia nipote fuori dai guai.

— Farò del mio meglio — promise Flamel. — Ma lei sa com'è fatta: è una calamita per i guai. In questo momento, sta tenendo d'occhio i ragazzi in un caffè dei dintorni. Almeno lì non dovrebbe correre pericoli.

 

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 2. Il Mago
coverpage.xhtml
content0001.xhtml
content0002.xhtml
content0003.xhtml
content0004.xhtml
content0005.xhtml
content0006.xhtml
content0007.xhtml
content0008.xhtml
content0009.xhtml
content0010.xhtml
content0011.xhtml
content0012.xhtml
content0013.xhtml
content0014.xhtml
content0015.xhtml
content0016.xhtml
content0017.xhtml
content0018.xhtml
content0019.xhtml
content0020.xhtml
content0021.xhtml
content0022.xhtml
content0023.xhtml
content0024.xhtml
content0025.xhtml
content0026.xhtml
content0027.xhtml
content0028.xhtml
content0029.xhtml
content0030.xhtml
content0031.xhtml
content0032.xhtml
content0033.xhtml
content0034.xhtml
content0035.xhtml
content0036.xhtml
content0037.xhtml
content0038.xhtml
content0039.xhtml
content0040.xhtml
content0041.xhtml
content0042.xhtml
content0043.xhtml
content0044.xhtml
content0045.xhtml
content0046.xhtml
content0047.xhtml
content0048.xhtml
content0049.xhtml
content0050.xhtml
content0051.xhtml
content0052.xhtml
content0053.xhtml
content0054.xhtml
content0055.xhtml
content0056.xhtml
content0057.xhtml
content0058.xhtml
content0059.xhtml
content0060.xhtml
content0061.xhtml
content0062.xhtml
content0063.xhtml
content0064.xhtml
content0065.xhtml
content0066.xhtml
content0067.xhtml
content0068.xhtml
content0069.xhtml
content0070.xhtml
content0071.xhtml
content0072.xhtml
content0073.xhtml
content0074.xhtml
content0075.xhtml
content0076.xhtml
content0077.xhtml
content0078.xhtml
content0079.xhtml
content0080.xhtml
content0081.xhtml
content0082.xhtml
content0083.xhtml
content0084.xhtml