CAPITOLO QUARANTADUE
— Siamo in un Regno d'Ombra? — chiese Sophie in un sospiro inorridito, col fiato in gola. Si trovava di fronte all'ingresso di un lungo tunnel diritto, le cui pareti erano tappezzate di decorazioni fatte con quelle che le sembrarono ossa umane. Un'unica lampadina a basso voltaggio gettava una debole luce gialla.
Jeanne le strinse il braccio e sorrise. — No. Siamo ancora nel nostro mondo. Benvenuta nelle catacombe di Parigi. Negli occhi di Sophie guizzò una luce d'argento: il sapere della Strega di Endor le giunse in aiuto. Vacillando, si sentì travolgere da una serie improvvisa di immagini: uomini e donne vestiti di stracci che estraevano pietre da enormi fosse nel terreno, sorvegliati da guardie che indossavano l'uniforme dei centurioni romani. — Erano delle cave — bisbigliò.
— Molto tempo fa — confermò Nicholas Flamel. — Adesso sono la tomba di milioni di parigini. E di qualcun altro...
— Il Dio Addormentato! — esclamò Sophie, con voce incrinata. La Strega nutriva un misto di disprezzo e di pietà nei confronti di quell'Antico Signore
Saint-Germain e Jeanne la guardarono a bocca aperta. Perfino Flamel sembrava sbigottito da quanto la ragazza dimostrava di sapere.
Sophie cominciò a rabbrividire. Si strinse le braccia intorno al corpo, sforzandosi di non vacillare mentre dei pensieri cupi irrompevano nella sua mente. Il Dio Addormentato un tempo era un Antico Signore...
... su un campo di battaglia in fiamme, un guerriero solitario in armatura di cuoio e di metallo, brandendo una lunghissima spada, sconfiggeva delle creature sbucate direttamente dal Giurassico...
... alle porte di un'antica città, il guerriero in armatura fronteggiava da solo una vasta orda di uomini bestiali, simili a scimmie, mentre una colonna di profughi scappava attraverso un altro ingresso...
... sui gradoni di una piramide immensa, il guerriero difendeva una donna e un bambino dall'attacco di creature che erano un incrocio tra i rettili e gli uccelli...
— Sophie.
La ragazza rabbrividì, battendo i denti atterrita. Le immagini cambiarono: la lucida armatura di cuoio e ferro del guerriero era sudicia, incrostata di fango, striata e macchiata di sporco. Anche il guerriero era cambiato...
... ora correva in un villaggio primitivo chiuso nella morsa del gelo, ululando come una belva, mentre uomini e donne vestiti di pellicce fuggivano dal suo cospetto o si rannicchiavano spaventati...
... ora galoppava alla testa di un vasto esercito composto da bestie e da uomini, all'assalto di una città scintillante innalzata nel cuore di un deserto...
... ora si ergeva al centro di un'enorme biblioteca piena di mappe, rotoli di pergamena e libri di metallo, stoffa e corteccia. La biblioteca bruciava così intensamente che i libri di metallo si scioglievano. Sferrando la spada in mezzo agli scaffali, gettava altri libri alle fiamme...
— Sophie!
L'aura della ragazza fremette e crepitò quando l'Alchimista la prese per le spalle e strinse forte.
— Sophie!
La voce di Flamel la riscosse dalla trance. — Ho visto.. . ho visto... — cominciò con voce roca. Aveva la gola secca, e si era morsa così forte l'interno della guancia che sentiva in bocca il sapore metallico del sangue.
— Non riesco neanche a immaginare quello che hai visto — disse Flamel. — Ma penso di sapere chi hai visto.
— Chi era? — domandò Sophie con un filo di voce, ormai senza fiato. — Chi era il guerriero con l'armatura di cuoio e di metallo? — Sapeva che le sarebbe bastato concentrarsi perché i ricordi della Strega le fornissero il nome, ma così si sarebbe di nuovo immersa in quel mondo violento, e non voleva.
— L'Antico Signore chiamato Marte Ultore.
— Il Dio della Guerra — aggiunse Jeanne, con voce amara.
Senza neanche voltarsi a guardare, Sophie alzò la mano sinistra e indicò in fondo a uno stretto corridoio. — È laggiù — disse piano.
— Come lo sai? — chiese Saint-Germain.
— Lo sento — rispose la ragazza, rabbrividendo. Si strofinò le braccia. — È come se qualcosa di gelido e appiccicoso mi scorresse sulla pelle. Viene da laggiù.
— Questo tunnel conduce nel cuore segreto delle catacombe — spiegò Saint-Germain. — A Lutezia, la città romana perduta. — Il conte si strofinò energicamente le mani, sprigionando una pioggia di scintille, e si avviò nel tunnel, seguito da Jeanne.
Sophie stava per fare altrettanto quando si fermò, voltandosi a guardare l'Alchimista. — Cos'è successo a Marte? All'inizio pensavo che fosse il difensore dell'umanità. Che cosa lo ha cambiato?
Flamel scosse la testa. — Nessuno lo sa. Forse la risposta è custodita nei ricordi della Strega — suggerì. — Devono essersi conosciuti.
Sophie scosse la testa. — Non mi chieda di pensarci... — cominciò, ma era troppo tardi.
Immagini terribili già balenavano nella mente della ragazza. Vide un uomo alto e bello, in piedi sulla vertiginosa vetta di una piramide a gradoni, le braccia alzate al cielo; sulle spalle indossava uno spettacolare mantello di piume multicolori. Distesa ai piedi della piramide c'era una vasta città di pietra, circondata da una folta giungla; la città era in festa, le ampie strade erano stipate di gente vestita a tinte vivaci, ornata di gioielli elaborati e di curiosi mantelli e copricapi piumati. L'unica assenza di colore era nella fila di uomini e donne vestiti di bianco che si stendeva al centro della larga strada principale. Concentrandosi, Sophie si rese conto che quelle persone erano incatenate insieme con corde fatte di cuoio e liane cinte intorno al collo. Guardie armate di fruste e lance li scortavano verso la piramide.
La ragazza inspirò una tremante boccata d'aria e scacciò le immagini sbattendo le palpebre. — La Strega lo conosceva — confermò freddamente. Non disse all'Alchimista che la Strega di Endor un tempo aveva amato Marte... ma ciò era accaduto in un passato molto remoto, prima che il dio cambiasse, prima che diventasse noto come Marte Ultore: il Vendicatore.