CAPITOLO TRENTAQUATTRO

Il conte di Saint-Germain scendeva piano le scale, con le cuffie nelle orecchie e gli occhi fissi sullo schermo del lettore MP3.

Stava componendo una nuova playlist: le sue dieci colonne sonore preferite. Il Gladiatore, naturalmente... The Rock... Guerre stellari, solo la prima... El Cid... Il Corvo, forse...

Si fermò sull'ultimo gradino e raddrizzò con un gesto automatico un quadro storto sulla parete. Un altro gradino e si accorse che anche uno dei dischi d'oro incorniciati pendeva leggermente di sghembo. Spingendo lo sguardo lungo il corridoio, si accorse all'improvviso che tutti i quadri erano appesi a delle strane angolature.

Aggrottando la fronte, si tolse le cuffie...

E sentì Josh gridare il nome di Scatty.

Sentì cozzare il metallo.

Si accorse che l'aria puzzava di vaniglia e lavanda.

Saint-Germain si precipitò al piano di sotto. Trovò Flamel accasciato, esausto, sulla porta della sua stanza, e rallentò.

Ma l'Alchimista gli fece cenno di proseguire, bisbigliando: — Vai, corri...

Il Conte lo superò e continuò lungo il corridoio e sulle scale.

L'ingresso era in macerie. Il portone era scardinato e a pezzi. Una sola lampadina ronzava sul lampadario di cristallo, per il resto infranto. La carta da parati pendeva in grossi riccioli dalle pareti, scoprendo l'intonaco scrostato. La ringhiera era scheggiata, le mattonelle spaccate.

E c'era un massiccio blocco di ghiaccio nel bel mezzo della stanza. Saint-Germain vi si avvicinò con cautela e fece scorrere le dita sulla superficie levigata. Era così fredda che la pelle rimaneva appiccicata. Riuscì a distinguere due figure vestite di bianco intrappolate all'interno del blocco, i volti congelati in brutte smorfie. Due paia di inquietanti occhi azzurri seguirono i suoi movimenti.

Dalla cucina giunse un fragore, e il Conte corse subito da quella parte, mentre guanti di fuoco bianco-azzurro cominciavano ad avvolgergli le mani. Se aveva pensato che i danni dell'ingresso fossero gravi, niente poteva prepararlo alla devastazione che trovò in cucina.

Un fianco intero della casa era sparito. Jeanne era in piedi tra le macerie e sosteneva Sophie, stringendola stretta. Indossava uno scintillante pigiama di seta ver- de-azzurra e impugnava ancora la spada con un guanto di metallo. Si voltò a guardare il marito. — Ti sei perso il divertimento.

— Non ho sentito nulla — si scusò lui. — Racconta.

— È finito tutto nel giro di pochi minuti. Io e Sophie abbiamo sentito dei rumori sul retro. Siamo corse di sotto proprio quando due donne stavano sfondando l'ingresso. Erano le Disir, e hanno detto di essere venute per Scathach. Una ha attaccato me, l'altra Sophie. — Jeanne passò a un'oscura variante di francese e abbassò la voce. — Francois... questa ragazza è straordinaria. Ha combinato le due magie: ha usato il Fuoco e l'Aria per sconfiggere le Disir. Poi le ha avvolte nella nebbia e le ha congelate in un blocco di ghiaccio.

Saint-Germain scosse la testa. — È fisicamente impossibile usare più di una magia alla volta — obiettò, ma la sua voce si spense in un sussurro. La prova dei poteri di Sophie campeggiava al centro dell'ingresso. In effetti c'era una leggenda secondo la quale gli Antichi Signori più potenti erano in grado di usare tutte le magie dementali simultaneamente. Secondo i miti più antichi, era stata quella la ragione - una delle ragioni - per cui Danu Talis si era inabissata.

— Josh è scomparso. — Sophie si liberò all'improvviso dalla stretta di Jeanne e si girò a guardare il Conte. Poi voltò la testa verso il punto in cui Flamel, con la faccia grigia, comparve appoggiandosi allo stipite della porta. — Qualcosa ha preso Josh — continuò, atterrita e disperata. — E Scatty lo ha seguito.

L'Alchimista si portò stancamente al centro della stanza, si avvolse le braccia intorno al corpo come se avesse molto freddo e si guardò intorno. Poi si piegò a raccogliere le spade gemelle dell'Ombra tra le macerie. Quando si voltò a guardare gli altri, tutti trasalirono notando che aveva gli occhi lucidi di lacrime. — Mi dispiace davvero tanto — disse. — Ho portato il terrore e la distruzione nella vostra casa. È imperdonabile.

— La casa si può ricostruire — lo tranquillizzò Saint-Germain in tono leggero. — Finalmente abbiamo la scusa per rimodernare.

— Nicholas, cos'è successo qui? — chiese Jeanne, seria.

L'Alchimista raccolse l'unica sedia rimasta integra in tutta la stanza e vi si lasciò cadere sopra. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si mise a osservare le spade scintillanti di Scathach, rigirandosele tra le mani. — Le Disir sono nemiche giurate di Scathach, anche se lei non me ne ha mai spiegato il motivo. So che la perseguitano da secoli e che si sono sempre alleate con i suoi nemici.

— Sono state loro a fare questo? — Saint-Germain guardò la cucina distrutta.

— No. Ma sicuramente sono state loro a portare qui la cosa che lo ha fatto.

— Cos'è successo a Josh? — domandò Sophie. Non avrebbe dovuto lasciarlo solo in cucina, doveva restargli accanto. Lei sarebbe riuscita a sconfiggere ciò che aveva attaccato il retro della casa, qualunque cosa fosse.

Flamel sollevò le armi di Scathach. — Penso che invece dovresti chiedermi cosa è successo alla Guerriera. La conosco da secoli, e non si è mai lasciata disarmare. Temo che sia stata presa...

Sophie si mise disperatamente a rovistare tra le. macerie. — Quando sono andata a letto, Josh era appena tornato dall'allenamento di scherma. Aveva la spada di pietra che lei gli ha dato. — Fece levare il vento per tirare su un pesante pezzo di muratura e gettarlo di lato, sgombrando il pavimento. Dov'era la spada? Avvertì un barlume di speranza. Se fosse stato catturato, la spada non sarebbe stata a terra? Raddrizzò la schiena e si guardò intorno. — Clarent non c'è.

Saint-Germain si affacciò nello squarcio dove fino a poco prima c'era la porta sul retro. Il giardino era devastato,- un blocco di pietra era stato divelto dalla fontana e la vasca era spezzata in due. L'intero muro del cortile era sparito: gli oltre tre metri di muratura erano ridotti a poco più di un moncone spezzato. C'erano mattoni polverizzati e sgretolati sparsi per tutto il giardino, come se la spinta fosse provenuta dall'esterno.

— Qualcosa di grosso - di molto grosso - è stato in giardino — disse, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

Flamel alzò lo sguardo. — Che cosa senti nell'aria?

Saint-Germain inspirò profondamente. — Serpente. Ma non è l'odore di Machiavelli. — Uscì nel giardino e respirò l'aria fresca a pieni polmoni. — Qua fuori è più forte. — Poi tossì. — Un puzzo più fetido — gridò. — È il fetore di qualcosa di molto antico... — Attirato dal chiasso degli allarmi, Saint-Germain attraversò il giardino, scavalcò il muro sgretolato e scrutò il vicolo nelle due direzioni. Gli allarmi delle case e delle macchine strillavano, soprattutto alla sua sinistra, e nelle abitazioni in fondo alla strada c'era la luce accesa. All'imboccatura del vicolo vide il rottame schiacciato di una macchina nera. — Qualunque cosa abbia attaccato questa casa, ha lasciato in fondo al vicolo il rottame di una macchina da duecentomila euro — disse, tornando di corsa in cucina.

— Nidhogg — mormorò Flamel, con orrore. Annuì: adesso tornava tutto. — Le Disir hanno portato Nidhogg — disse a voce più alta.

— Nidhogg? — chiesero Jeanne e Sophie all'unisono, scambiandosi uno sguardo.

— Una sorta di incrocio tra un dinosauro e un serpente — spiegò Flamel. — Ma probabilmente più antico di questo pianeta. Penso che abbia catturato Scathach, e che Josh lo abbia inseguito.

Sophie scosse la testa, decisa. — Josh non lo farebbe mai. Non può. Ha il terrore dei serpenti.

— Ma allora dov'è? — chiese Flamel. — Dov'è Clarent? È l'unica spiegazione: ha preso la spada e si è gettato alla ricerca dell'Ombra.

— Ma l'ho sentito gridare il nome di Scatty! Voleva sicuramente il suo aiuto...

— Forse la stava chiamando.

Saint-Germain annuì. — Sì, il ragionamento fila. Le Disir volevano solo Scathach. Nidhogg l'ha presa ed è fuggito. Josh l'avrà seguito.

— Oppure è il contrario: Nidhogg ha preso Josh ed è stata Scatty a seguirlo — suggerì Sophie. — Sarebbe proprio da lei.

— Nidhogg non aveva nessun interesse per Josh. Lo avrebbe mangiato e basta. No, Josh se n'è andato di sua spontanea volontà.

— Che coraggio! — esclamò Jeanne.

— Ma Josh non è coraggioso... — cominciò Sophie. Ma, mentre lo diceva, capì che non era del tutto vero. Suo fratello si era sempre schierato dalla sua parte, a scuola, e l'aveva protetta.

Ma perché inseguire Scatty? Lei non gli piaceva nemmeno tanto...

— Le persone cambiano — osservò Jeanne. — Nessuno rimane sempre uguale a se stesso.

Il chiasso divenne all'improvviso più forte, una cacofonia in cui si fondevano le sirene della polizia, delle ambulanze e dei vigili del fuoco in avvicinamento. — Nicholas, Sophie, dovete andare — li esortò Saint-Germain in tono urgente. — Nel giro di pochi minuti questo posto sarà pieno di poliziotti, che faranno un sacco di domande. E noi non abbiamo risposte da dare. Se vi trovano qui, senza documenti né passaporti, temo che vi tratterranno per un interrogatorio. — Tirò fuori un portafoglio di pelle che teneva attaccato con una lunga catenella alla cintura. — Ecco un po' di soldi.

Flamel fece per obiettare. — Io non...

— Prendili! — insistette Saint-Germain. — Non usare le carte di credito; Machiavelli rintraccerebbe i vostri movimenti — continuò. — Non so per quanto tempo si fermerà la polizia. Se posso, ci incontreremo stasera alle sei alla piramide del Louvre. In caso contrario, proverò a raggiungervi a mezzanotte e poi alle sei di domani mattina.

— Grazie, amico mio. — L'Alchimista si girò verso Sophie. — Prendi i vestiti e ogni altra cosa di cui tu e Josh potreste avere bisogno; non torneremo qui.

— Ti aiuto — disse Jeanne, affrettandosi a seguire Sophie.

Flamel e il suo antico allievo rimasero tra le macerie della cucina, ascoltando il rumore delle due donne che correvano al piano di sopra.

— Cosa farai con il blocco di ghiaccio nell'ingresso? — chiese l'Alchimista.

— Abbiamo un grosso congelatore in cantina. Lo infilerò lì dentro finché la polizia non se ne va. Le Disir sono morte, secondo te?

— Le Disir sono quasi impossibili da uccidere. Attento che il ghiaccio non si sciolga troppo presto.

— Una di queste notti porterò il blocco sulla Senna e lo butterò nel fiume. Con un po' di fortuna, non si scongelerà prima di Rouen.

— E che cosa dirai di tutto questo alla polizia? — chiese Flamel, indicando la devastazione con un gesto della mano.

— Esplosione di gas? — suggerì Saint-Germain.

— Fiacca, come scusa — replicò l'Alchimista con un sorriso, ricordando quello che i gemelli avevano detto quando lui aveva avanzato lo stesso suggerimento.

— Fiacca?

— Molto fiacca.

— Allora racconterò di essere appena tornato a casa e di aver trovato tutto così com'è — disse Saint-Germain, sorridendo. — Il che è quasi vero. Non ho idea di come sia successo. Potrei vendere la storia e le foto a una rivista scandalistica. Forze misteriose distruggono la residenza di una rockstar.

— Penseranno tutti che sia una trovata pubblicitaria.

— Sì, è perfetto! E sai una cosa? Si dà il caso che stia per uscire il mio nuovo album. Sarà un'ottima pubblicità.

Sophie e Jeanne rientrarono in cucina. Si erano cambiate e indossavano tutte e due jeans e felpa, con zaini identici sulle spalle.

— Vado con loro — disse Jeanne prima che Saint-Germain potesse porre la domanda che aveva cominciato a prendere forma sulle sue labbra. — Avranno bisogno di una guida e di una guardia del corpo.

— Cambierebbe qualcosa, se mi mettessi a discutere? — chiese il Conte.

— No.

— Come pensavo. — Saint-Germain abbracciò la moglie. — Ti prego, sii prudente. Se Machiavelli e Dee hanno fatto la follia di portare Nidhogg in questa città, significa che sono disperati. E gli uomini disperati fanno cose stupide.

— È vero — confermò Flamel. — E gli uomini stupidi commettono errori.

 

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 2. Il Mago
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