CAPITOLO TRE
— Ma che cos'è? — domandò Josh, guardandosi intorno. L'odore adesso era più forte, stantio e pungente, e quasi familiare...
— Serpente — disse Sophie, traendo un profondo respiro. — È un serpente.
Josh ebbe una stretta allo stomaco. Perché dovevano essere proprio i serpenti? Lui aveva il terrore dei serpenti, anche se non lo aveva mai ammesso con nessuno, nemmeno con sua sorella. — Serpenti... Dove? — chiese con voce stridula e soffocata. Si guardò intorno atterrito, immaginandoli ovunque: serpenti che strisciavano fuori da sotto le panche, che scendevano attorcigliandosi lungo le colonne, che cadevano giù dagli impianti elettrici...
Sophie scosse la testa e si accigliò. — Non li sento strisciare... sento solo l'odore. — Dilatò le narici e fece di nuovo un bel respiro. — No, ce n'è uno solo...
— Oh, senti l'odore di un serpente, certo... ma di uno che cammina su due gambe — sbottò Scatty. — È l'odore fetido di Niccolò Machiavelli.
Flamel si inginocchiò sul pavimento di fronte alle massicce porte principali e fece scorrere le mani sulle serrature. Ciuffi di vapore verde si levarono dalle sue dita. — Machiavelli! — pronunciò con disprezzo.
— Dee non ha perso tempo per contattare i suoi alleati, vedo.
— Riuscite a capire chi è dall'odore? — domandò Josh, confuso.
— Tutti gli individui emanano un odore magico personale — spiegò Scatty, coprendo l'Alchimista alle spalle. — Voi due profumate di gelato alla vaniglia e arance, Nicholas di menta...
— E Dee puzzava di uova marce — aggiunse Sophie.
— Zolfo — precisò Josh.
— Un tempo conosciuto anche come zolfore — concluse Scatty. — Molto appropriato per il dottor Dee.
— La Guerriera scrutava in ogni direzione, indugiando sulle ombre gettate dalle statue. — Be', Machiavelli puzza di serpente. Appropriato anche in questo caso.
— Chi è? — domandò Josh. Il nome gli sembrava familiare. — Un amico di Dee?
— Machiavelli è un immortale, alleato degli Oscuri Signori — spiegò Scatty. Non è amico di Dee, anche se militano dalla stessa parte. Machiavelli è più vecchio del mago inglese, infinitamente più pericoloso e di certo più scaltro. Avrei dovuto ucciderlo quando ne ho avuta l'occasione — aggiunse amareggiata. — Negli ultimi cinquecento anni è stato sempre al cuore della politica europea, il burattinaio che muove i fili nell'ombra. L'ultima volta che ne ho sentito parlare, era stato messo a capo della DGSE, la Direction Générale de la Sécurité Extérieure.
— Cos'è, una banca? — chiese Josh.
Le labbra di Scatty si piegarono in un piccolo sorriso, che scoprì i lunghi incisivi da vampiro. — Sono i servizi segreti francesi.
— I servizi segreti! Oh, grandioso! — commentò Josh, sarcastico.
— L'odore sta diventando più forte — intervenne Sophie. I suoi sensi risvegliati lo percepivano in modo acuto. Concentrandosi al massimo, la ragazza riversò un po' di potere nella sua aura, che le fiorì intorno in un bagliore spettrale. Crepitanti fili argentei scintillarono tra i suoi capelli biondi, e gli occhi divennero due monete d'argento riflettenti.
Quasi senza rendersene conto, Josh si scostò dalla sorella. L'aveva già vista una volta in quello stato, e ne aveva avuto paura.
— Questo significa che è nelle vicinanze. Sta operando qualche magia — disse Scatty. — Nicholas?
— Mi serve solo un altro minuto. — I polpastrelli di Flamel, scintillanti di verde smeraldo, stavano tracciando un disegno intorno alla serratura, emanando fili di vapore. Si sentì un clic, ma quando l'Alchimista provò a tirare la maniglia, la porta non si mosse. — Forse più d'uno.
— Troppo tardi — bisbigliò Josh, indicando con il braccio. — Qualcosa è già qui.
In fondo alla grande basilica i grappoli di candele si erano spenti. Fu come se un'impercettibile brezza avesse spazzato le navate, spegnendo al suo passaggio i lumini tremolanti e i grossi ceri, lasciando riccioli di fumo sospesi nell'aria. A un tratto, l'odore di cera diventò più intenso, molto più intenso, soffocando quasi il puzzo di serpente.
— Non vedo più niente — mormorò Josh.
— È qui! — gridò Sophie.
La creatura fluida che si levò dal freddo lastricato del pavimento era solo vagamente umana. Di un bianco gelatinoso, massiccia e grottesca, la sagoma superava l'altezza di un uomo e mostrava solo un accenno di testa incuneata tra le grosse spalle, il volto privo di lineamenti. Due braccia enormi si staccarono dal tronco del corpo con un viscido schiocco e svilupparono qualcosa di simile a delle mani.
— Un Golem! — gridò Sophie, inorridita. — Un Golem di cera! — Alzò la mano di scatto, e la sua aura lampeggiò. Dai polpastrelli proruppe un vento glaciale che andò ad abbattersi sulla creatura, ma la candida pelle di cera non fece altro che incresparsi come investita da una brezza.
— Proteggi Nicholas! — ordinò Scathach, lanciandosi in avanti con le spade sguainate. Ma quando conficcò le lame nella creatura, non ottenne risultati. La cera molle intrappolò le spade, e la Guerriera dovette usare tutta la sua forza per liberarle. Sferrò un altro colpo, spruzzando schegge di cera nell'aria. A quel punto anche la creatura cercò di colpirla, costringendola ad abbandonare le spade per balzare agilmente all'indietro ed evitare l'impatto; il pugno si schiantò sul pavimento, spargendo frammenti di cera in ogni direzione.
Josh afferrò una delle sedie pieghevoli impilate in fondo alla chiesa, davanti alla rivendita di souvenir. Reggendola per le gambe, la scaraventò contro il petto della creatura, che la risucchiò. La sagoma di cera si girò per affrontarlo e gli strappò la sedia di mano. Josh ne afferrò un'altra, corse dietro alla creatura e gliela scaraventò in mezzo alle spalle, dove le schegge e i frammenti del legno rimasero invischiati come bizzarri aculei di porcospino.
Sophie intanto si era immobilizzata, nello sforzo disperato di ricordare alcuni dei segreti della Magia dell'Aria che la Strega di Endor le aveva insegnato solo poche ore prima. Le aveva detto che quella era la magia più potente di tutte, e Sophie aveva visto che cosa aveva saputo fare al raccapricciante esercito di morti viventi che Dee aveva resuscitato. La ragazza non sapeva come affrontare quel mostro di cera; avrebbe potuto sollevare un piccolo tornado, ma decise di non correre un rischio del genere nello spazio chiuso della basilica.
— Nicholas! — gridò Scatty.
Con le spade rimaste conficcate nella creatura, la Guerriera stava usando il nunchaku per colpire il Golem, ma riusciva soltanto a lasciare delle profonde tacche sulla pelle delle mostro; fino a quando all'ennesimo colpo violento, l'arma non rimase intrappolata nel fianco di cera della creatura. Quando il Golem si girò verso Josh, la Guerriera si vide strappare l'arma dalle mani e fu scaraventata in aria al centro della navata.
Una mano composta soltanto da un pollice e quattro dita fuse insieme, come un gigantesco guantone, afferrò la spalla di Josh e strinse. Il dolore fu incredibile e costrinse il ragazzo in ginocchio.
— Josh! — strillò Sophie, facendo riecheggiare il nome nella vastità della chiesa.
Il ragazzo provò a strapparsi quella mano di dosso, ma la cera era troppo viscida e le sue dita affondavano in quella specie di gelatina bianca. La cera calda cominciò a colare e ad avvolgersi intorno alla sua spalla, scorrendo giù fino al petto, togliendogli il fiato.
— Josh, abbassa la testa!
Sophie afferrò una sedia di legno e la scagliò contro il Golem. La sedia sfiorò la testa del ragazzo, spettinandolo, e colpì con violenza il grosso braccio di cera nel punto in cui doveva trovarsi il gomito. Vi rimase incastrata nel mezzo, ma la mossa distrasse la creatura, che abbandonò Josh, lasciandolo contuso e ricoperto di uno strato di cera.
Due mani gelatinose si protesero verso la gola di Sophie, che strillò terrorizzata. Josh la vide sbattere le palpebre, vide l'argento rimpiazzare l'azzurro degli occhi. Poi l'aura della ragazza si illuminò, incandescente, proprio quando le grinfie del Golem stavano per sfiorarle la pelle. Le mani di cera cominciarono a sciogliersi all'istante, colando a terra. Sophie allungò la mano, premette sul petto della creatura e affondò nella massa di cera.
Josh si accovacciò sul pavimento, vicino a Flamel, schermandosi gli occhi per proteggerli dal bagliore argenteo. Vide la sorella avvicinarsi ancora di più al Golem, mentre un calore impercettibile e invisibile lo riduceva a un ammasso di cera fusa. Le spade e il nun- chaku di Scathach caddero sferragliando sul pavimento di pietra, seguiti, pochi istanti dopo, dai resti della sedia di legno.
L'aura d'argento tremò. Josh scattò in piedi per sorreggere la sorella mentre cadeva.
— Mi sento stordita — mormorò Sophie, crollandogli tra le braccia. Era quasi svenuta e aveva molto freddo, mentre l'abituale profumo di vaniglia che emanava la sua aura si era fatto acido e pungente.
Scatty si precipitò a raccogliere le armi dal mucchio di cera fusa, che adesso somigliava a un pupazzo di neve mezzo disciolto. Pulì le lame e le infilò di nuovo nei foderi che portava sulla schiena. Dopo aver tolto riccioli di cera bianca dal nunchaku, ripose anche quello nella sua custodia in cintura; quindi si rivolse a Sophie. — Ci hai salvato — disse, seria. — Ho un debito con te, e non lo dimenticherò.
— Ce l'ho fatta — annunciò Flamel all'improvviso. Si alzò e fece un passo indietro, mentre riccioli di fumo verde colavano dalla serratura. La porta si aprì con un piccolo scatto, lasciando penetrare la fresca aria notturna e disperdendo l'odore stucchevole della cera fusa.
— Un aiuto da parte tua ci avrebbe fatto comodo — brontolò Scatty.
Flamel sorrise e si pulì le dita sui jeans, lasciando delle scie di luce verde sulla stoffa. — Sapevo che avevate tutto sotto controllo — replicò e uscì dalla basilica, seguito dai tre compagni.
Il suono delle sirene della polizia era più forte, ma l'area antistante la chiesa era vuota. Il Sacré-Coeur sorgeva su una collina, uno dei punti più alti di Parigi, e da quella posizione si vedeva tutta la città.
La faccia di Nicholas Flamel si illuminò di gioia. — Casa!
— I maghi europei hanno una vera passione per i Golem! — osservò Scatty. — Prima Dee e adesso Machiavelli. Non hanno un po' di fantasia?
Flamel sembrò sorpreso. — Quello non era un Golem. Per animarsi, i Golem devono sempre avere un incantesimo addosso.
Scatty annuì. Lo sapeva, naturalmente. — Ma allora cos'era?
— Era un tulpa.
Gli occhi verdi della Guerriera si sgranarono per la sorpresa. — Un tulpa! Possibile che Machiavelli sia così potente?
— A quanto pare, sì.
— Cos'è un tulpa? — chiese Josh a Flamel. Ma fu sua sorella a rispondere, e il ragazzo fu costretto una volta di più a ricordare l'abisso che si era spalancato tra di loro nel momento in cui i poteri di Sophie erano stati risvegliati.
— Un tulpa è un essere creato e animato totalmente dal potere dell'immaginazione — spiegò la ragazza.
— Esatto! — confermò l'Alchimista. — Machiavelli sapeva di trovare della cera, in chiesa. Così l'ha animata.
— Ma di certo sapeva anche che non sarebbe riuscito a fermarci, giusto? — chiese Scatty.
Flamel si affacciò sul primo dei duecentoventuno gradini che scendevano verso la strada. — Certo, sapeva che non ci avrebbe fermato. Voleva solo rallentarci, per trattenerci qui fino al suo arrivo.
Sotto di loro, le stradine di Montmartre si erano animate delle luci e dei suoni di numerose auto della polizia. Dozzine di agenti in uniforme si erano raccolti in fondo alla scalinata, e altri ancora accorrevano dalle strade secondarie per formare un cordone intorno all'edificio. Stranamente, però, nessuno aveva ancora iniziato a salire.
Flamel, Scatty e i gemelli ignorarono la polizia. Stavano osservando l'uomo canuto, alto e magro che saliva lentamente la scalinata, nel suo elegante smoking. Quando li vide emergere dalla basilica, l'uomo si fermò, si appoggiò a una bassa ringhiera di metallo e sollevò la mano destra in un pigro segno di saluto.
— Fatemi indovinare, quello deve essere Niccolò Machiavelli — disse Josh.
— L'immortale più pericoloso d'Europa — confermò cupamente Flamel. — Fidatevi di me: Dee sembra un dilettante al suo confronto.