CAPITOLO QUARANTUNO
Me ne occupo io — disse Jeanne, sembrando quasi contenta della prospettiva. Toccò la manica di Flamel e indicò con un cenno della testa il punto in cui la Guerriera era ancora stretta tra gli artigli di Nidhogg. — Tu recupera Scathach.
Il mostro ormai era a meno di due metri dal bordo della banchina e si avvicinava sempre di più alla salvezza rappresentata dall'acqua. La francese afferrò la spada e balzò fuori della macchina.
— Altri homines armati di spade — sibilò la Disir, menando subito un fendente.
— Non una qualsiasi — replicò Jeanne, parando facilmente il colpo e facendo poi risuonare la sua spada contro i resti dell'armatura sulle spalle della Disir. — Io sono Giovanna d'Arco! — La spada tra le sue mani mulinò sempre più veloce, creando una vorticosa ruota d'acciaio che fece arretrare l'avversaria per la ferocia dell'attacco. — Sono la Pulzella d'Orléans.
Intanto Sophie e Nicholas si avvicinarono con cautela a Nidhogg. La ragazza notò che la coda era ricoperta di una spessa crosta nera che ormai aveva cominciato a diffondersi anche sulla groppa e sulle zampe posteriori del mostro. Il peso della coda ancorava la creatura al terreno, e Sophie vide i suoi grossi muscoli tendersi e tremare per lo sforzo di trascinare il corpo verso l'acqua.
— Sophie, mi serve aiuto! — gridò Flamel.
— Ma Josh...
— Josh se n'è andato — replicò l'Alchimista. Si precipitò a raccogliere Clarent da terra, sibilando sorpreso al calore dell'arma. Slanciandosi in avanti, colpì Nidhogg con la spada. La lama rimbalzò innocua sulla pelle pietrificata. — Sophie, aiutami a liberare Scatty. Usa i tuoi poteri. Dopo seguiremo Josh. — Flamel sferrò un altro colpo sul mostro, ma senza nessun effetto. Le sue peggiori paure si erano realizzate: Dee aveva messo le mani su Josh... e il ragazzo aveva le ultime due pagine del Codice. Si girò a guardare Sophie, che rimaneva immobile, con l'aria spaventata e confusa. — Sophie! Aiutami.
La ragazza sollevò diligentemente le mani, premette il pollice sul tatuaggio e cercò di attingere alla Magia del Fuoco. Non successe nulla. Non riusciva a concentrarsi; era troppo preoccupata per suo fratello. Perché era andato con Dee e Machiavelli? Non sembrava che lo avessero costretto... era lui che guidava l'auto.
— Sophie! — gridò Flamel.
La ragazza sapeva che Josh si era davvero trovato, in pericolo... un pericolo reale e tremendo. Aveva avvertito quell'emozione dentro di sé e l'aveva riconosciuta, sapeva sempre quando Josh era in pericolo. Quando aveva rischiato di affogare a Pakala Beach, a Kauai, lei si era svegliata di soprassalto, senza fiato; quando Josh si era rotto le costole sul campo da football, a Pittsburgh, lei aveva sentito nettamente una fitta di dolore sul fianco sinistro, che si ripeteva a ogni respiro.
— Sophie!
Che cosa era successo? Un attimo prima era in pericolo di morte... e dopo...?
— Sophie! — ringhiò Flamel.
— Che c'è? — rispose bruscamente, voltandosi verso l'Alchimista. Ebbe un improvviso moto di rabbia; Josh aveva ragione, aveva sempre avuto ragione. Era tutta colpa di Flamel!
— Sophie — ripetè l'uomo in tono più gentile. — Ho bisogno del tuo aiuto. Non posso farcela da solo.
La ragazza si girò a guardare l'Alchimista. Era accucciato a terra, e un fresco vapore verde gli dilagava intorno. Una spessa corda di fumo smeraldo si avvolse intorno a una delle enormi zampe di Nidhogg e affondò nel terreno, dove sembrava che Flamel volesse intrappolarla. Un'altra fune di vapore, più sottile e meno densa della prima, si avvolse più leggera intorno all'altra zampa. Nidhogg avanzò di alcuni centimetri e la corda si spezzò, dissolvendosi nell'aria. Altri pochi passi e avrebbe portato Scathach nel fiume.
Sophie non aveva intenzione di permetterlo. La paura e la rabbia le diedero la concentrazione necessaria. Quando schiacciò di nuovo il tatuaggio, le fiamme si accesero su tutte le sue dita. Schizzò del fuoco argenteo sulla groppa di Nidhogg, ma non ottenne risultati.
Poi bombardò il mostro di grandine incandescente, ma la creatura sembrò non accorgersene nemmeno e continuò ad avanzare a poco a poco verso l'acqua.
Dal momento che il fuoco non funzionava, Sophie provò con il vento; ma i piccoli tornado che scagliò contro il mostro rimbalzarono innocui e tornarono indietro. Rovistando tra i ricordi della Strega di Endor, provò un trucco che Ecate aveva usato contro l'orda di Gengis Khan. Sollevò una forte raffica di vento carica di pietre e di detriti e la scagliò contro gli occhi del mostro. La creatura sbatté appena le palpebre e chiuse una seconda membrana protettiva.
— Non funziona niente! — strillò allora Sophie mentre il mostro trascinava Scatty ancora più vicino alla riva. — Non funziona niente!
La spada della Disir sferrò un altro colpo. Jeanne si chinò, e la pesante lama fischiò sopra la sua testa e si conficcò nella Citroen, riducendo il parabrezza in polvere e facendo saltare i tergicristalli.
Jeanne era furiosa; adorava la sua Due Cavalli Charleston. Francois si era offerto di comprarle una macchina nuova per il suo compleanno, a gennaio,- le aveva consegnato una pila di cataloghi patinati invitandola a scegliere. Lei li aveva scansati con la mano e gli aveva risposto che aveva sempre desiderato la piccola utilitaria francese. Lui aveva cercato in tutta Europa per trovarle il modello perfetto e aveva speso una piccola fortuna per farlo restaurare. Quando gliela aveva regalata, era incartata con tre grossi fiocchi, uno blu, uno bianco e uno rosso.
Un altro fendente della Disir aprì uno squarcio sul cofano, e un altro ancora tagliò il piccolo faro che sporgeva come un occhio sull'arco della ruota anteriore destra. Il pezzo rimbalzò e si infranse a terra.
— Hai idea di quanto sia difficile trovare i pezzi di ricambio originali per questa macchina? — chiese Jeanne, con i grandi occhi incupiti dalla rabbia, sottolineando ogni parola con un colpo di spada.
La Disir fu costretta a ripiegare, cercando disperatamente di difendersi dalla lama roteante di Jeanne e continuando a perdere brandelli di maglia di ferro, mentre la spada della francese si faceva sempre più vicina. Cambiò più volte stile di combattimento per difendersi, ma nessuno era efficace contro quell'attacco feroce.
— Noterai che non ho uno stile di combattimento — proseguì Jeanne, spingendo la guerriera verso il fiume. — Questo perché sono stata addestrata dalla migliore guerriera di tutti i tempi: Scathach.
— Forse sconfiggerai me, ma le mie sorelle vendicheranno la mia morte — ribatté la Disir.
Con un ultimo furioso colpo, Jeanne spezzò la lama della sua avversaria. — Ti riferisci forse alle due Valchirie attualmente congelate nel loro iceberg personale?
La Disir esitò, vacillando sul bordo del muro che costeggiava il fiume. — Impossibile. Siamo imbattibili.
— Nessuno è imbattibile. — Jeanne colpì di piatto con la spada l'elmo della Disir. Poi si lanciò in avanti, caricando in pieno petto la guerriera già vacillante e catapultandola nella Senna. — Solo le idee sono immortali.
La Disir scomparve nel fiume torbido. Sophie era confusa: la sua magia aveva fallito contro Nidhogg. "Ma come ha fatto Josh a ferire il mostro? Non ha poteri..."
Poi capì. "La spada!"
La ragazza strappò Clarent dalla mano di Flamel. E la sua aura divampò all'istante, scintillando, crepitando, attorniata da lunghe scie roteanti di luce candida. Avvertì un'ondata di emozioni, un miscuglio vertiginoso di pensieri, brutti e oscuri, i ricordi e le emozioni degli uomini e delle donne che avevano impugnato quell'arma in passato. Stava per scagliarla via, disgustata, ma capì che probabilmente quella era l'unica possibilità per salvare Scathach. La coda di Nidhogg era ferita, perciò Josh doveva averlo colpito lì. L'Alchimista però non era riuscito a replicare l'impresa.
"A meno che..."
La ragazza si lanciò in avanti e conficcò la spada di punta sulla spalla del mostro. L'effetto fu immediato: un fuoco rosso e nero arse per tutta la lunghezza della lama, e la pelle del mostro cominciò subito a indurirsi. L'aura di Sophie divampò come non aveva ancora mai fatto, e la sua mente a un tratto fu inondata di visioni impossibili e ricordi straordinari. Un attimo dopo, l'aura si sovraccaricò e si spense con un'esplosione che scagliò in aria la ragazza. Sophie riuscì a emettere solo un grido prima di schiantarsi sul tettuccio di tela dell'auto di Jeanne.
Nidhogg fu scosso da uno spasmo e spalancò i grossi artigli, mentre la sua pelle si induriva. Jeanne si precipitò a recuperare Scatty, l'afferrò per la vita e la liberò con uno strattone, ignorando le grosse zampe che sbattevano a terra, a pochi centimetri dalla sua testa.
Nidhogg mugghiò, facendo scattare gli allarmi delle abitazioni cittadine e delle auto nel parcheggio. Cercò di voltarsi per seguire Jeanne con la sua preda, ma la sua carne antica si stava solidificando in una tenace pietra nera. Spalancò le fauci, scoprendo i denti affilati.
Tutt'a un tratto, una grossa sezione della banchina si squarciò; la roccia si sgretolò, riducendosi in polvere sotto il peso della creatura. Nidhogg si piegò in avanti e si schiantò sul battello turistico, scomparendo poi nella Senna in una gigantesca esplosione d'acqua che sollevò una grossa ondata sul fiume.
Distesa sul bordo della banchina, inzuppata d'acqua, Scathach si risvegliò a poco a poco, stordita. — Non mi sentivo così male da secoli — borbottò, cercando invano di sedersi.
Jeanne la aiutò a tirarsi su e l'abbracciò forte.
— L'ultima cosa che ricordo... —Gli occhi verdi della Guerriera si spalancarono di scatto. — Nidhogg... Josh!
— Josh ha cercato di salvarti — disse Flamel, avvicinandosi con passo stanco. Raccolse Clarent da terra. — Ha ferito Nidhogg con la spada, rallentandolo fino al nostro arrivo. Poi Jeanne si è battuta con la Disir per te.
— Ci siamo battuti tutti per te — esclamò Jeanne. Mise il braccio intorno a Sophie, che li aveva raggiunti zoppicando; era piena di lividi e ammaccature e aveva un lungo graffio sul braccio, ma per il resto era illesa. — È stata Sophie a dare a Nidhogg il colpo di grazia.
La Guerriera si rimise lentamente in piedi, ruotando la testa per sgranchire i muscoli irrigiditi del collo.
— E Josh? — chiese, guardandosi intorno. Sgranò gli occhi allarmata. — Dov'è Josh?
— Dee e Machiavelli l'hanno preso — rispose Flamel, il volto grigio dallo sfinimento. — Non sappiamo bene come.
— Dobbiamo inseguirli subito — disse Sophie.
— La macchina era messa male, non possono essere andati lontano — osservò l'Alchimista. Si voltò verso la Citroen. — Temo che anche la nostra sia piuttosto malconcia.
— Mi piaceva così tanto... — mormorò Jeanne.
— Andiamo via! — esclamò Scatty. — Prima di essere fermati dalla polizia.
All'improvviso, come uno squalo che sorge dagli abissi, Dagon eruppe dalla Senna. Impennandosi, ormai più pesce che uomo, le branchie dilatate sul lungo collo, gli occhi rotondi sporgenti, avvolse le zampe palmate intorno a Scathach e la trascinò nel fiume con sé. — Finalmente, Ombra. Finalmente!
Scomparvero in acqua, senza quasi sollevare schizzi, e non tornarono più a galla.