CAPITOLO QUARANTAQUATTRO

Jeanne si infilò con la Due Cavalli, ormai ridotta un rottame ma ancora miracolosamente funzionante, nell'imboccatura del vicolo e fermò la u.«w.jna, bloccando l'ingresso. Sporgendosi sul volante, perlustrò la stradina stretta, attenta a captare il minimo movimento, chiedendosi se fosse una trappola.

Seguire Josh era stato facilissimo: era bastato andare nella direzione del solco che la sua auto aveva scavato nella strada col cerchione della ruota anteriore. Per un breve attimo di panico, Jeanne aveva temuto di averlo perso in un labirinto di stradine secondarie, ma poi, sopra i tetti, era comparsa una densa nuvola di fumo e lei l'aveva seguita: era stato il fumo a condurla fino al vicolo e alla macchina della polizia in fiamme.

— Restate qui — ordinò a Flamel e Sophie. Si avviò lungo il vicolo, impugnando la spada. Era quasi certa che fosse troppo tardi e che Dee, Machiavelli e Josh se ne fossero andati, ma era pronta ad affrontare qualsiasi rischio. Avanzando cauta in mezzo al vicolo, attenta ai cumuli di spazzatura che potevano nascondere eventuali assalitori, capì di essere ancora sotto shock per la scomparsa di Scatty. Un attimo prima era davanti alla sua vecchia amica, e l'attimo dopo quella creatura più pesce che uomo era balzata fuori dall'acqua e aveva trascinato la Guerriera nel fiume.

Jeanne sbatté le palpebre per scacciare le lacrime. Conosceva Scatty da più di cinquecento anni. Nei primi secoli della loro amicizia erano state inseparabili, avventurandosi insieme nei territori ancora inesplorati del mondo, verso ovest, e imbattendosi in tribù che vivevano ancora come i propri antenati millenni prima. Avevano scoperto isole perdute, città nascoste e paesi dimenticati, e Scatty l'aveva perfino portata in alcuni Regni d'Ombra, dove avevano combattuto creature estinte da tempo immemorabile sulla Terra. In quei regni, Jeanne aveva visto la sua amica combattere e sconfiggere esseri che esistevano solo nei miti più oscuri dell'umanità. Sapeva che niente poteva opporsi all'Ombra... eppure la stessa Scatty le aveva sempre detto di poter essere sconfitta, di essere immortale ma non invulnerabile. Jeanne aveva sempre immaginato che quando la Guerriera avrebbe finalmente reso la sua vita, sarebbe stato in un evento decisivo, drammatico e straordinario... e non perché un uomo-pesce troppo cresciuto se la portava via tuffandosi in un fiume sporco.

Era profondamente addolorata per la sua amica e avrebbe pianto per lei, ma non in quel momento. Non ancora. Jeanne era una guerriera dall'epoca in cui, poco più che adolescente, come Giovanna d'Arco aveva cavalcato alla testa di un imponente esercito francese. Aveva visto troppi amici cadere in battaglia e aveva imparato che, se si concentrava sulla loro morte, diventava incapace di combattere. In quel momento, sapeva di dover proteggere l'Alchimista e Sophie. Più tardi, ci sarebbe stato il tempo di piangere per Scathach, e ci sarebbe anche stato il tempo di cercare la creatura che Flamel aveva chiamato Dagon. L'Ombra sarebbe stata vendicata.

Jeanne oltrepassò il rottame in fiamme dell'auto della polizia e si accovacciò a terra, dove si mise a leggere con occhi esperti le tracce e i segni sul selciato umido. Sentì che l'Alchimista e Sophie scendevano dalla Due Cavalli e attraversavano il vicolo; percepiva distintamente il ronzio di Clarent, impugnata da Flamel, e si chiese se non fosse ancora connessa al ragazzo.

— Sono fuggiti dalla macchina e si sono fermati qui — disse, senza alzare lo sguardo, quando i due si fermarono accanto a lei. — Dee e Machiavelli stavano di fronte a Josh. Lui stava laggiù — indicò. — Sono passati di corsa sopra quella grossa pozzanghera: si vedono ancora le impronte delle scarpe. — Sophie e Flamel si chinarono a controllare e annuirono, ma Jeanne sapeva che non riuscivano a vedere nulla. — Ora, questo è interessante — continuò. — A un certo punto i passi di Josh puntano in fondo al vicolo e, dal modo in cui lui poggia i piedi a terra, sembra quasi che sia pronto a scappare. Ma guardate qui. — Indicò delle tracce di tacchi sul selciato, visibili soltanto a lei. — Si sono allontanati tutti e tre insieme: Dee e Josh per primi, seguiti da Machiavelli.

— Puoi rintracciarli? — domandò Flamel.

Jeanne si strinse nelle spalle. — Fino in fondo al vicolo, forse, ma poi... — Si raddrizzò, strofinandosi le mani per pulirle dallo sporco. — Impossibile; ci saranno troppe impronte.

— E adesso che facciamo? — sussurrò Flamel. — Come faremo a trovare il ragazzo?

Gli occhi di Jeanne si spostarono dall'Alchimista alla ragazza. — Noi non possiamo fare molto... ma Sophie sì.

— Come? — chiese Flamel.

Jeanne mosse la mano davanti a sé, in orizzontale. Lasciò una leggerissima scia di luce nell'aria, e il fetido vicolo profumò per un attimo di lavanda. — È la sua gemella: sarà in grado di seguire l'aura di Josh.

Flamel prese Sophie per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi. — Sophie! — chiamò in tono concitato. — Sophie, guardami.

La ragazza posò gli occhi cerchiati di rosso sull'Alchimista. Era completamente stordita. Scatty non c'era più, e Josh era scomparso, rapito da Dee e Machiavelli. Stava crollando tutto.

— Sophie — ripetè Flamel con molta calma. — Ho bisogno che tu sia forte, adesso.

— Perché? — ribatté lei. — Loro non ci sono più.

— Non è vero.

— Ma Scatty... — La ragazza singhiozzò.

— ... è una delle donne più pericolose del mondo — concluse Flamel. — È sopravvissuta per duemila anni e ha combattuto creature infinitamente più pericolose di Dagon.

Sophie non avrebbe saputo dire se l'Alchimista stesse cercando di convincere lei oppure se stesso. — Ho visto quella cosa trascinarla in fondo al fiume, e siamo rimasti ad aspettare per almeno dieci minuti. Non è tornata a galla. È affogata, per forza. — La sua voce fu scossa da un sussulto, e lei si sentì di nuovo bruciare gli occhi per le lacrime. Aveva la gola in fiamme.

— L'ho vista sopravvivere a cose peggiori. — Flamel abbozzò un debole sorriso. — Penso che Dagon avrà una bella sorpresa! Scathach è come i gatti: odia bagnarsi. La corrente della Senna è molto rapida, probabilmente sono stati trascinati via. Ci contatterà lei.

— Ma come? Non avrà idea di dove siamo. — Sophie detestava le bugie degli adulti.

— Se Scathach è viva, ci troverà. Fidati di me — disse Flamel, serio.

E in quel momento, Sophie capì di non fidarsi dell'Alchimista.

Jeanne le mise un braccio intorno alle spalle e strinse piano. — Nicholas ha ragione. Scatty è straordinaria. — Sorrise, ma il suo viso non si illuminò. — Sua zia Ecate una volta l'ha abbandonata in un Regno d'Ombra Infernale. Scatty ci ha messo secoli per trovare l'uscita, ma ce l'ha fatta.

Sophie annuì lentamente. Sapeva che stavano dicendo la verità - la Strega di Endor conosceva Scathach molto meglio dell'Alchimista e di Jeanne - ma capiva anche che erano molto preoccupati.

— Ho bisogno che trovi tuo fratello, Sophie —riprese Flamel.

— Come?

— Sento le sirene — intervenne Jeanne, girandosi a guardare in fondo al vicolo. — Un mucchio di sirene.

Flamel la ignorò. Stava fissando Sophie dritto negli occhi. — Tu puoi trovarlo — insistette. — Sei la sua gemella; è un legame perfino più profondo del sangue. Hai sempre saputo quando si trovava nei guai, vero?

Sophie annuì.

— Nicholas, non ci rimane molto tempo — incalzò Jeanne.

— Hai sempre sentito quando soffriva, hai sempre saputo quando era felice o arrabbiato?

Sophie annuì di nuovo.

— Allora siete collegati, e tu puoi trovarlo. — L'Alchimista la costrinse a girarsi in modo da guardare il vicolo. — Josh stava laggiù — disse, indicando. — Dee e Machiavelli stavano più o meno qui.

Sophie era confusa e cominciava a irritarsi. — Ma non ci sono più, adesso. Lo hanno portato via.

— Non penso che lo abbiano costretto ad andare da nessuna parte, penso che sia andato con loro di sua spontanea volontà — osservò l'Alchimista.

Quelle parole colpirono Sophie come un pugno. Josh non l'avrebbe mai lasciata, no? — Ma perché?

Flamel scrollò leggermente le spalle. — Chi lo sa? Dee è sempre stato molto persuasivo, e Machiavelli è un grande manipolatore. Ma possiamo trovarli, ne sono sicuro. I tuoi sensi sono stati risvegliati, Sophie. Guarda di nuovo; immagina che Josh sia qui davanti a te, vedilo...

La ragazza trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi, poi li riaprì. Non vedeva niente di diverso da prima: un vicolo sporco e cosparso di immondizia, muri coperti di graffiti e il fumo della macchina in fiamme.

— La sua aura è d'oro — continuò Flamel. — Quella di Dee è gialla... quella di Machiavelli invece è grigia o bianco sporco...

Sophie cominciò a scuotere la testa. — Non vedo niente.

— Allora lascia che ti aiuti. — L'Alchimista le mise una mano sulla spalla, e subito il tanfo della macchina in fiamme fu coperto dal profumo fresco e pungente della menta. L'aura di Sophie brillò all'istante, crepitando e scoppiettando come un fuoco d'artificio, l'argento puro adesso sfumato dal verde smeraldo dell'aura di Flamel.

E allora vide... qualcosa.

Davanti a sé, distinse una lievissima traccia della sagoma di Josh. Era spettrale e incorporea, fatta di filamenti e particelle di pulviscolo scintillanti d'oro, e quando si muoveva si lasciava dietro delle lievissime scie di colore. Ora che sapeva cosa cercare, Sophie riuscì a distinguere anche le tracce lasciate dalle sagome di Dee e Machiavelli. Sbatté lentamente le palpebre, per paura che le immagini sparissero, ma le sagome rimasero lì, sospese nell'aria, e i colori divennero perfino più intensi. L'aura di Josh era la più luminosa di tutte.

Sophie tese la mano brancolando, e sfiorò con le dita il bordo dorato del braccio del fratello. Il profilo fumoso si agitò come al soffio di una brezza. — Li vedo

— esclamò in un sussurro sbigottito. Mai avrebbe immaginato di essere capace di fare una cosa del genere.

— Vedo le loro sagome.

— Dove sono andati? — chiese l'Alchimista.

Sophie seguì le scie colorate nell'aria; conducevano

in fondo al vicolo. — Da questa parte — rispose, e si avviò verso la strada con Flamel alle calcagna.

Jeanne lanciò un'ultima occhiata di rimpianto a quello che restava della Due Cavalli e li seguì.

— A che stai pensando? — le domandò Flamel.

— Sto pensando che, quando tutto questo sarà finito, farò in modo che la mia macchina torni come nuova. E non la tirerò più fuori dal garage.

— C'è qualcosa che non torna — disse l'Alchimista mentre si inoltravano tra le strade.

Sophie si stava concentrando al massimo nell'inseguimento e lo ignorò.

— Stavo pensando proprio la stessa cosa — concordò Jeanne. — La città è troppo tranquilla.

— Esatto. — Flamel si guardò intorno.

Dov'erano i parigini diretti al lavoro e i turisti decisi a visitare i monumenti prima che la città diventasse troppo afosa e affollata? I pochi passanti che incontravano andavano tutti di fretta, parlando concitatamente tra loro. L'aria era piena di sirene, e c'erano poliziotti dappertutto.

Poi Flamel capì: la corsa furibonda di Nidhogg attraverso la città aveva fatto notizia, e la gente era stata avvisata di tenersi alla larga dalle strade. Si chiese quale scusa avrebbero inventato le autorità per spiegare quel caos.

Sophie continuava ad avanzare alla cieca, seguendo i lievissimi fili che le aure di Josh, Dee e Machiavelli avevano lasciato nell'aria. Sbatteva di continuo contro i passanti e si scusava, ma non distoglieva mai gli occhi dalle scintille di luce. Notò che con il sole sempre più alto diventava sempre più difficile distinguere i puntini di luce colorata. Non le restava molto tempo.

Jeanne raggiunse l'Alchimista. — Riesce davvero a vedere le immagini residue lasciate dalle loro aure?

— Sì. Questa ragazza ha dei poteri straordinari, e non se ne rende conto.

— Hai idea di dove stiamo andando? — Jeanne si guardò intorno.

— No — rispose Flamel, scurendosi in viso. — Mi chiedo solo perché continuiamo a inoltrarci per queste stradine laterali. Pensavo che Machiavelli avrebbe preso il ragazzo in custodia.

— Nicholas, loro vogliono il ragazzo. Anzi, sono gli Oscuri Signori a vederlo. Che cosa dice la profezia? «I due che sono uno e l'uno che è tutto». Uno per salvare il mondo, l'altro per distruggerlo. Il ragazzo è una preda ambita. — Senza muovere la testa, puntò gli occhi su Sophie. — E anche la ragazza.

— Questo lo so.

Jeanne posò la mano sul braccio dell'Alchimista. — Sai che non dobbiamo permettere che cadano entrambi nelle mani di Dee.

La faccia di Flamel si indurì in una maschera. — So anche questo.

— Che farai?

— Tutto il necessario — rispose, cupo.

Jeanne tirò fuori un cellulare nero.

— Chiamo Francois per fargli sapere che stiamo bene. — Cercò un punto di riferimento nel paesaggio. — Forse lui saprà dove ci troviamo.

Sophie svoltò in un vicolo stretto, che consentiva a malapena il passaggio di due persone affiancate. Ormai riusciva a distinguere più chiaramente i filamenti e la luce a macchie. Coglieva perfino dei lampi spettrali della sagoma di suo fratello. Cominciò a sentirsi meglio: forse sarebbero riusciti a raggiungerlo.

Poi, di colpo, le aure svanirono.

La ragazza si fermò, confusa e spaventata. Che cosa era successo? Si voltò a guardare il percorso fatto, e riusciva ancora a vedere le tracce delle aure nell'aria, una dorata e una gialla - Josh e Dee, fianco a fianco - e una grigia alle loro spalle,- arrivavano al centro del vicolo e si fermavano. Sophie distingueva in modo molto nitido la sagoma d'oro del corpo di suo fratello direttamente di fronte a lei. Socchiudendo gli occhi, concentrandosi al massimo, si sforzò di incanalare meglio l'aura...

E lo vide: Josh stava guardando giù, con la bocca aperta.

Sophie fece un passo indietro. Sotto i suoi piedi c'era un grosso tombino, con le lettere IDC impresse nel metallo. Minuscole scintille delle tre aure striavano la copertura, facendo risaltare ciascuna lettera con un colore diverso.

— Sophie?

La ragazza fu colta da un'ondata di entusiasmo: era il sollievo di non aver perso suo fratello. — Sono scesi giù.

— Giù? — ripetè l'Alchimista, il volto di un pallore mortale. Abbassò la voce a poco più di un sussurro. — Sei sicura?

— Sicurissima — rispose. Poi, vedendo l'espressione allarmata di Flamel, chiese: — Perché? Che cosa c'è qua sotto? Le fogne?

— Le fogne... e qualcosa di peggio. — A un tratto l'Alchimista sembrava molto vecchio e stanco. — Sotto di noi ci sono le leggendarie catacombe di Parigi.

Jeanne si accovacciò e indicò il fango smosso intorno ai bordi del tombino. — Questo è stato aperto da poco.

— Alzò lo sguardo, con un'espressione cupa in volto.

— L'hanno portato nell'Impero dei Morti.

 

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 2. Il Mago
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