21 DICEMBRE, 15.00, ORA STANDARD DELLE HAWAII-ALEUTINE

Persefone tenta la fuga verso la libertà

Postato da Madisonspencer@oltretomba.inferno

Gentili Tweeter,

come si può amare con tutto il cuore se si sa quanto può essere breve una vita?

Non tutti i grandi miti si collocano nel passato. La gloria non è confinata ai tempi che furono, e non tutti gli atti di eroismo sono stati compiuti. A riprova di ciò afferro la mia gatta. Schiaffeggio Satana per fargli rimangiare le sue amare parole. Sì, CanuckAIDSemily, una fastidiosa ragazzina fantasma può tirare un manrovescio al principe delle tenebre, colpirlo sul suo muso Ctrl+Alt+Ustionante. Raccolgo Tigrotta e corro via. Non mi va di tornare all’inferno a farmi umiliare. Né smanio dalla voglia di perorare il veto divino sul controllo delle nascite e sui matrimoni omosessuali.

Dimostrerò, dunque, di esistere. Dimostrerò di poter orientare il mio destino.

Come i miei genitori ex wiccan, ex verdi, ex viventi e respiranti un tempo hanno lottato per salvare orsi polari e tigri siberiane, io tento la mia mossa audace. In questa infuocata scena, che tanto ricorda il rogo delle cartoline precetto di mio padre e dei reggiseni in fiamme di mia madre, mi do alla fuga.

Alle mie spalle i miei genitori condannati all’inferno gridano dai finestrini della Town Car. «Lascia perdere, Maddy» dice mia madre. «La vecchia Terra, meschina, è così superata…»

Le anime beate dei burinisti arsi vivi continuano a riversarsi dentro la Lincoln, tutti virtuosamente certi di essere destinati a una ben meritata ricompensa celeste.

Il mio papà ex riciclatore di rifiuti, ex sostenitore del biodiesel, ex militante di Earth First! grida: «Lascia che brucino, tesoro, quegli stupidi dei capodogli e dei gorilla di montagna! Sali in macchina!».

Dopo tutti gli anni da loro spesi ad aiutare immigrati clandestini e lontre marinate nel petrolio greggio, ho io l’opportunità di provare a salvare i miei genitori. Forse a salvare tutti quanti. Vestita della mia camicia sfregiata da quel fluido, reggendo la mia gatta e il libro del Beagle, mi lancio a rotta di collo giù per la montagna. Stringendo a me Tigrotta come feci una volta con quel fragile vaso pieno di tè sciabordante, prendo il volo tra i canyon in fiamme su cui incombono pinnacoli artificiali. In quel paesaggio smorto, slavato, color cataratta, fuggo, salvando l’unica creatura che posso salvare.

Oh, l’amore della mia vita, sento il ritmo del suo cuore fantasma che fa da base alla melodia delle sue fusa. Oh, la mia Tigrotta! Annuso la dolcezza fantasma della sua pelliccia. Sento il profumo che il cuore odora quando si prova amore.

In lontananza, una scintilla di lampi azzurri. È la sfumatura di blu elettrico che il mio naso vede quando sento odore di ozono durante una tempesta di fulmini. È l’azzurro che le mie dita vedono quando tocco la punta acuminata di una spilla da balia. È qualcosa di non precisamente identificabile, qualcosa di inevitabile, e io studio una rotta per raggiungerlo.

L’angelo Festus svolazza, con gran frullio delle sue alucce, al mio inseguimento. Canta Dio questo e Dio quello. La sua voce angelica canta di come Dio mi diriga. Il potere di Cristo mi determina. «Fa’ ritorno a Dio» canta, «poiché l’Onnipotente è il tuo vero creatore!»

Satana guida la sua Lincoln-behemoth alle mie calcagna. Suona il clacson e lampeggia con gli abbaglianti con l’aggressività di un guidatore di TIR lanciato a tutta velocità su un’autostrada del Nord dello Stato. «Lasciati andare!» grida Satana furioso. Urla: «Non è stato un caso quando il sistema di chiamata automatico dell’inferno ti ha messo in contatto telefonico con la tua famiglia straziata dal dolore. Sono io quello che dirige ogni tuo passo! Io sono il tuo vero padre!». Non capisco se mi stia inseguendo o se mi stia conducendo dove vuole.

Io, con le mie gambotte, corro a più non posso su quel terreno di plastica bianca che si sta squagliando come il fiume Ohio sotto i piedi della fuggitiva Elisa nella Capanna dello zio Tom. A berciare attaccati al mio massiccio posteriore ci sono mia madre e mio padre, mia nonna e mio nonno. A gridarmi dietro c’è anche l’anima di Mr K. E non manca neanche la succube, Babette, che invoca la mia cattura immediata.

Eppure, gentili Tweeter, non sono priva di risorse. Sono una schiava in fuga in un mondo in fiamme.

Io sono Persefone reinventata, determinata a essere qualcosa di più di una figlia e di una moglie. E non mi accontento di un celestiale accordo di affido congiunto, che mi costringerebbe a fare la spola tra le mie residenze in paradiso e all’inferno, così come volavo ininterrottamente tra Manila e Milano e Milwaukee. Il mio nuovo obiettivo è la riunione degli opposti. Mi impegno a riconciliare Satana e Dio. Così facendo, risolvendo questo conflitto essenziale, risolverò ogni altro conflitto. Non ci sarà iato alcuno tra perdizione e paradiso.

Mentre tutto il creato fonde intorno a me, solo la gattina che fa le fusa accoccolata comodamente tra le mie braccia, solo Tigrotta confida che io sappia dove sono diretta.

Fine?

Sventura
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