21 DICEMBRE, 12.35, ORA STANDARD DELLE HAWAII-ALEUTINE

Camille si rifiuta di credere

Postato da Madisonspencer@oltretomba.inferno

Gentili Tweeter,

«Chi è Persef…?» domando a mia madre.

«Persefone…» dice lei. Se c’è da fidarsi di Leonard, Persefone era una ragazza così straordinaria che a un certo bruto, tale Ade, bastò un solo sguardo per innamorarsene follemente. Lei viveva con i suoi amorevoli genitori sulla Terra, ma Ade la sedusse e fuggì con lei portandosela nel suo regno agli inferi. Senza Persefone, il mondo si raffreddò. Privati della sua grazia, gli alberi persero le foglie e i fiori avvizzirono. Cadde la neve. L’acqua si trasformò in ghiaccio, e le giornate diventarono sempre più brevi, e le notti più lunghe.

Con il nuovo marito, Persefone fu felice per un certo periodo. Nel mondo degli inferi aveva stretto amicizie e imparato le consuetudini del luogo. Era apprezzata tra i suoi pari come lo era stata sulla Terra. Ade l’amava quanto l’avevano amata i genitori, ma lei, a un certo punto, sentì il desiderio di andare a trovarli. Trascorsi sei mesi Ade, infine, cedette. Tale era l’amore che nutriva per la moglie da far fatica a negarle qualcosa. Quando lei ebbe fatto giuramento di ritornare da lui, Ade le concesse di andare.

Al suo ritorno sulla Terra, la neve che copriva la sua vecchia casa si sciolse. Gli alberi rifiorirono e si caricarono di frutti, e le giornate si allungarono al punto che le notti tra esse quasi scomparvero. I genitori di Persefone furono felicissimi di rivederla, e per sei mesi vissero insieme, come prima del matrimonio della figlia.

Secondo Leonard, trascorsi altri sei mesi, Persefone si congedò dai genitori e tornò dal marito Ade. In sua assenza, la Terra si addormentò. Dopo altri sei mesi, Persefone tornò di nuovo a riportare l’estate.

«Tutto qui?» domando. «Non va mai al college o a lavorare o altrove? Si limita a fare la spola tra la casa dei suoi e il marito?»

Con un sorriso triste, così vago da farmi sospettare che gli effetti del Botox persistano anche nell’oltretomba, mia madre dice: «Mia figlia è Persefone…».

La mia risposta al suo discorso è complicata. Fosse Satana a propormelo, non potrei accettare, ma trattandosi di mia madre la cosa risulta più ammissibile. Non è proprio lusinghiera, l’idea di essere nata, cresciuta e pasciuta come un vitello per un sacrificio rituale. I miei genitori mi avevano tenuto a distanza perché sapevano della fine tragica della mia vita. Erano arrivati persino a scegliere il mio assassino e ad abbandonarmi ai suoi letali maltrattamenti.

Forse questo spiega il mio interesse carnale per il maledetto Goran. Non siamo forse tutti affascinati dai mezzi della nostra futura rovina?

Non è priva di attrattiva l’ipotesi di essere nata già condannata, e che tutte le persone da me amate sapessero di me più cose di quante ne sapessi io. In tal caso, io sarei assolta per tutte le cose sbagliate che ho fatto. Sono impotente e ignorante, ma anche innocente.

Quel che mi irrita è l’immagine di Leonard il burattinaio, lo sbandato autodidatta che telefona a mia madre e la prende per il culo. Leonard, seduto alla sua console da telemarketing, all’inferno, con le cuffie sulle orecchie, intento a dettare la sua filosofia alla mia impressionabile madre undicenne… Quest’immagine mi spinge a dire: «Lo conosco. Conosco Leonard».

Dico: «È uno che ha letto dei libri, ma non è che sappia proprio tutto».

Lo spirito di mia madre appare Ctrl+Alt+Stordito.

Dico: «Ti ha ingannato. Leonard si è accaparrato la tua fiducia con i numeri vincenti della lotteria e le dritte da insider per giocare in borsa, solo per convincervi a lasciarmi assassinare». Le parole mi escono come un fiume, inarrestabili. «Leonard è un bugiardo, mamma! Il burinismo è un errore madornale!»

Mi faccio avanti per consolarla. Con le braccia aperte, pronte a un abbraccio accudente, dico: «Fa niente. Eri solo una sciocca ragazzina di undici anni. So come ci si sente…».

Mi arriva un colpo sulla guancia fantasma. Sì, CanuckAIDSemily, un fantasma può schiaffeggiare un suo simile. Ed evidentemente una madre fantasma può schiaffeggiare la cicciottella figlia fantasma. Non è tutto: fa anche male.

Certo, il fantasma di mia madre sta già sbiadendo. Nel suo corpo abbandonato sul divano, il petto si muove. Le guance riprendono colore. La mano fantasma che mi ha tirato lo schiaffo è quasi svanita. Forse quel che brucia è solo l’idea dello schiaffo.

«Sei una bugiarda!» grida la mia mamma bluastra che sparisce. «Sei un’allucinazione!».

Non sarà la reazione più sensibile, ma dico: «Non essere stupida». Dico: «Stai mandando l’intera umanità all’inferno».

Quel che rimane del suo fantasma è invisibile. Solo le sue parole aleggiano nell’aria del salone, quasi impercettibili, quando dice: «Qualunque cosa tu sia, non sei mia figlia. Sei un incubo maligno e sovrappeso. La mia vera bambina è bella e perfetta, e proprio oggi è tornata sulla Terra per portare la luce del sole al genere umano in eterno».

Sventura
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